LUCCA
CARABINIERI
Arrestate 13 persone della “gang degli outlet”
Alla fine è caduta nella rete dei carabinieri la banda di rumeni specializzata in furti negli outlet, nei negozi e nelle aziende della Piana lucchese e di mezza Toscana e parte della Liguria
Lucca, 4 settembre 2008 – Una gang formata da ben 18 elementi, tredici dei quali sono finiti in carcere, mentre 5 si sono dati alla fuga e attualmente sono ricercati anche dalla polizia rumena che collabora alle indagini. Su tutti quanti pendono le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di reati contro il patrimonio, in particolare furti e ricettazione. Gli ultimi cinque a finire in manette a Capannori, Monsummano Terme, Siena e Signa sono stati lo stesso capo della banda, Marius Cristinel Boiasu di 32 anni; i suoi vice Constantin Claudiu Nuta, di 23 anni e Maria Magdalena Calapareanu di 29; e i due complici Daniel Basamac, di 35 anni e Ionut Viorel Tudorescu, di 30. Almeno quindici i clamorosi furti di cui sono accusati, messi a segno a Lucca, Pistoia, Siena, Firenze, Pisa e La Spezia. Tra questi la razzia di computer dagli uffici di alcune cartiere e ditte di Capannori e Porcari, i colpi con spaccata in negozi di abbigliamento a Lucca, S.Croce sull’Arno, Badia a Settimo e Lastra a Signa tra il febbraio 2007 e la primavera scorsa. I carabinieri sono riusciti a recuperare merce di provenienza furtiva (computer, cosmetici, profumi, capi di abbigliamento, ricambi/accessori per elettrodomestici apparecchi hi-tech), per un valore di 100.000 euro e tre auto. Erano in un magazzino regolarmente affittato in Valdinievole. Ma si tratta solo della punta dell’iceberg. In un anno e mezzo a banda di rumeni avrebbe rubato e rivenduto merce per almeno un milione di euro, spedita in Romania e anche in Francia, dove veniva ceduta al 30 per cento del valore reale e poi riciclata nei negozi. La banda, organizzatissima, riusciva a far partire la refurtiva verso l’estero nel giro di appena ventiquattro ore.
Le indagini coordinate dalla Procura, con un’operazione denominata «Outlet», hanno preso avvio nel febbraio 2007 dopo alcuni furti messi a segno in varie cartiere e outlet della zona del Capannorese: erano stato rubati personal computer, materiale informatico, capi di abbigliamento griffati, telefonini e profumi. Erano stati i carabinieri del Norm del maresciallo Clementi e quelli di Capannori, diretti dal maresciallo Fasiello, a far cadere in trappola i primi due rumeni nell’agosto 2007. Avevano nascosto in un campo di mais 35mila euro di refurtiva del colpo messo a segno in via di Carraia all’outlet di Massimo Rebecchi, a due passi dall’autostrada A11. I militari avevano capito tutto e li avevano attesi la notte successiva quando erano tornati per recuperare i capi d’abbigliamento griffati. In manette erano finiti Marius Boiasu e Constantin Nuta. Il secondo era stato condannato a un anno e quattro mesi e rimesso subito in libertà. Il primo, condannato a due anni, dal carcere aveva continuato a guidare la banda, grazie ai colloqui con la compagna. Peraltro era già uscito di cella grazie all’indulto e si era rimesso a rubare.
Ma intanto, come hanno spiegato in conferenza stampa il comandante provinciale dei carabinieri di Lucca, colonnello Stefano Ortolani, e il capitano Tiziano Marchi comandante della Compagnia, i militari hanno avviato un’articolata attività investigativa durata oltre un anno e alla fine sono riusciti a identificare tutti i componenti della gang rumena. Alla puntuale e quasi militaresca organizzazione della banda, i carabinieri hanno contrapposto una strategia investigativa ancora più meticolosa, efficace e paziente. «E’ stata un’operazione lunga e complessa — ha sottolineato il comandante provinciale Ortolani — ma i risultati sono arrivati. Abbiamo utilizzato intercettazioni telefoniche, verifiche su impronte e database, pedinamenti, lunghi appostamenti notturni. Il personale si è impegnato al massimo, come sempre senza guardare al numero di ore, alle notti in bianco e agli straordinari. Abbiamo avuto anche la fattiva collaborazione degli istituti di vigilanza privata».
Paolo Pacini