Torna la paura, è corsa al porto d’armi


MILANO

18 agosto 2008

Nel 2007 concesse 121 licenze

Torna la paura, è corsa al porto d’armi

In totale sono 2.143. Reati in calo ma cresce l’insicurezza, sale anche la produzione di pistole. De Corato: no alla giustizia privata

Diminuiscono i reati, l’Esercito vigila i quartieri a rischio e dal governo arriva il via libera per «i sindaci sceriffi». Eppure, Milano torna ad armarsi. Lo scorso anno la Prefettura ha rilasciato 121 nuovi permessi di porto d’arma per uso personale. Uno ogni tre giorni. Una corsa alle armi che riprende a pieno ritmo dopo la costante diminuzione dai 3.601 possessori di porto d’armi per uso non sportivo del 1998 ai 2.065 del 2006: 1.536 in meno in otto anni. Nel 2007, secondo i dati della Prefettura, i rinnovi autorizzati sono stati 2.022, che aggiunti in nuovi rilasci, fanno 2.143 milanesi «calibro 9». I numeri dicono che per la prima volta, dalla strage di via Carcano (due persone uccise e tre ferite da Andrea Calderini con una pistola regolarmente denunciata) o l’assassinio di un rapinatore da parte dei gioiellieri Maiocchi di via Ripamonti (2004) e le successive polemiche, le richieste di armi tornano a crescere.

Stando ai dati presentati a Ferragosto dal Viminale i reati in città nel primo semestre del 2008 sono calati del 10%, passando da 155.363 dei primi sei mesi del 2007 a 142.466 del gennaio-giugno 2008. Un calo che evidentemente non basta a far diminuire la paura. «È un segnale che la percezione della sicurezza è diversa dalla reale entità della criminalità », per il vice sindaco Riccardo De Corato che comunque boccia senza riserve il ricorso alla giustizia privata: «Lasciamola ai professionisti. Per i cittadini esistono sistemi passivi come la videosorveglianza che scoraggiano i criminali, senza il bisogno di armarsi». Milano, insieme a Torino, è la città più «armata» d’Italia secondo il Rapporto 2008 dell’Eurispes. Stando allo studio, l’8,4% degli italiani detengono una pistola o un fucile da caccia, pari a 4,8 milioni di persone. I privati con porto d’armi per difesa personale sono 34 mila, ai quali bisogna poi aggiungere oltre 50mila guardie giurate, 800 mila cacciatori e 178 mila permessi per uso sportivo.

Un business che vale 2 miliardi di euro l’anno. Parlare di piombo, canne lisce e revolver significa spesso riferirsi alle industrie della Val Trompia. Secondo i dati presentati in occasione della Exa, la mostra internazionale delle armi che si è svolta proprio a Brescia, il mercato è sempre florido: 463.363 fucili e carabine venduti nel 2007 (+11% rispetto al 2006). Secondo i produttori però, il mercato delle armi da difesa personale sarebbe solo una piccola percentuale del business delle armi da fuoco. Gli affari (specie nell’export) vanno alla grande. Nonostante una legislazione resa ancora più rigida proprio dopo le polemiche seguite alla strage di via Carcano. Per ottenere il porto di pistola per difesa personale, il Viminale chiede che il richiedente certifichi e dimostri concretamente l’effettiva necessità di circolare armato. Poi tocca ai certificati anagrafici e alla visita pisco-fisica all’Asl. Tra le categorie più «armate » gioiellieri, rappresentanti di pietre preziose, ma anche avvocati, addetti al recupero crediti e imprenditori.

Cesare Giuzzi

Torna la paura, è corsa al porto d’armiultima modifica: 2008-08-19T12:38:10+02:00da sagittario290