“Le istituzioni ci hanno abbandonato” Parla la moglie di Raffaele Baldanzi


GROSSETO

ASSALTO MORTALE DI MASSA MARITTIMA

“Le istituzioni ci hanno abbandonato”
Parla la moglie di Raffaele Baldanzi


Parla Fiorella Baldanzi, 39 anni, la moglie di Raffaele Baldanzi, il vigilantes 41enne della Securpol ucciso da un commando nella rapina al portavalori del 7 gennaio scorso vicino a Massa Marittima. Mesi drammatici ma anche di affetto: “Da tanti un supporto davvero commovente”

665271735.jpgGrosseto, 1 agosto 2008 – “Amava molto il suo lavoro. Alle sette di sera, prima del turno, lucidava la sua divisa e la sua pistola, pronto a partire. La Securpol e tanta gente comune ci hanno aiutato. Una solidarietà commovente. Ma le istituzioni ci hanno dimenticato”. Parla con grande dignità Fiorella Baldanzi, 39 anni e un figlio di 12, Stefano. E’ la moglie di Raffaele Baldanzi, 41 anni, il vigilantes della Securpol ucciso da un commando nella rapina al portavalori del 7 gennaio scorso vicino a Massa Marittima. Sei mesi di dolore che consuma. Mesi drammatici certo ma anche di affetto. Di solidarietà. “Di sostegno da tanta gente comune, che non conoscevo — dice la signora Baldanzi — Il mondo dell’associazionismo e anche i clienti della Securpol, come supermercati e banche, ci sono stati vicino. Un supporto davvero commovente”.

Il piccolo Stefano da crescere, il senso di vuoto e il ricordo di quel 7 gennaio maledetto. Ma anche una risposta secca, da donna a donna, all’ intervista rilasciata ad un settimanale dalla compagna di Raffaele Arzu, il super-latitante sardo tra i principali sospettati per la rapina di Massa Marittima: Fiorella Baldanzi parla, riflette, ringrazia quanti le stanno vicino. Una solidarietà straripante. Cosa l’ha colpita di tutto questo affetto?
“Il fatto che mio figlio possa vedere che al mondo non c’è solo gente cattiva. Una solidarietà che dimostra quanto mio marito fosse benvoluto da tutti. Il giorno dopo la rapina lo abbiamo passato nella caserma dei carabinieri di Massa Marittima. Persone splendide, che ci hanno fatto sentire a casa, spiegandoci il corso delle indagini”.
Lei ha accennato a suo figlio. Come vive un bambino una situazione così tragica?
“Il suo comportamento in questa vicenda è da ammirare. Parla spesso di suo padre, ne parla con me. Si informa e guarda la televisione, seguendo le indagini, commentando le notizie. Conosce la situazione e conosceva la pericolosità del lavoro di suo padre”.

E lei, che idea si è fatta su quello che è successo in quella strada? “Penso che la morte di mio marito sia stata un’ingiustizia per la vigliaccheria con cui è stato ucciso. Seguo molto le indagini. Perché ho voglia di sapere. Sapere chi ha fatto la rapina. Credo nelle forze dell’ordine per ciò che stanno facendo. La voglia è quella di poter dire al più presto che chi ha ucciso mio marito è stato preso. Chi ha fatto questo non ha scuse, sapeva di essere armato”. Che effetto fa rivivere quei momenti?  “E’ tutto molto triste. Quando si riceve una telefonata come quella che ho ricevuto io è come se si venisse catapultati in un altro mondo. Fino a un attimo prima, eravamo una famiglia, seguivamo nostro figlio nella sua crescita, progettavamo il suo futuro. Una vita normale. Di colpo, nelle nostre giornate entrano dinamiche e vocaboli che mai avremmo pensato di conoscere. La rapina, i banditi, le armi”.

Lei ha preso una posizione molto dura nei confronti dell’intervista rilasciata dalla fidanzata del latitante sardo indiziato della rapina.Cosa si sente di dire? “Che se questo latitante non ha niente da temere si deve costituire. La giustizia farà il suo corso, se è innocente e non ha niente da nascondere deve farsi avanti. A questa donna comunque non auguro mai di vivere quello che ho vissuto io”.  Chi vuole ringraziare? “Il tenente Massimo Calgaro, della Securpol, la cui vicinanza è stata fondamentale per tutti noi. E poi tutti coloro che ci hanno fatto forza. Infine la mia famiglia e quella di Raffaele. Mia madre è un punto di riferimento in questo dramma. Un unico rammarico: quello verso le istituzioni. Le lettere di solidarietà indirizzate a me e a mio figlio esprimevano grande solidarietà. Ma questo è avvenuto nei giorni del dramma. Poi nessuno si è più fatto vivo”.

“Le istituzioni ci hanno abbandonato” Parla la moglie di Raffaele Baldanziultima modifica: 2008-08-02T10:55:00+02:00da sagittario290