La giustizia arriva dopo vent’anni

Edizione Padova

Giovedi’ 28 Agosto 2008

Fissata l’udienza preliminare per il sanguinoso assalto a un furgone blindato sull’autostrada a Boara

La giustizia arriva dopo vent’anni

Due ex della mala del Piovese accusati dell’assassinio di un camionista

Sei bossoli calibro 92s sparati dalla pistola di ordinanza dell’agente della polizia stradale Aldo Sanco. Sei cartucce caricate a pallettoni sparate dal fucile a pompa che imbracciava uno dei banditi. Erano le quattro e mezza del mattino del 21 ottobre 1987. Sull’autostrada A13, all’altezza di Boara, era scoppiato il finimondo. L’asfalto si era tinto di sangue. Nel conflitto a fuoco era rimasto gravemente ferito il poliziotto, colpito all’inguine. Ma Gianni Nardini, 26 anni, camionista, friulano di Pocenia, ci aveva lasciato la pelle. Il giovane era stato preso in ostaggio dai banditi che avevano utilizzato il suo camion per assaltare un furgone blindato della North East Service. Il portavalori era carico d’oro ed era diretto ai laboratori orafi di Vicenza. Il commando era composto da almeno quattro banditi, tutti travisati con passamontagna, tutti con giubbetto antiproiettile. Impugnavano pistole e fucili a canne mozze. Appena superato il ponte sull’Adige era scattato l’assalto. Il furgone blindato si era trovato intrappolato tra il camion e un’auto. Le guardie giurate avevano dato l’allarme via radio alla centrale operativa della ditta, immediatamente rimbalzato alla Questura vicentina e quindi alle pattuglie della Stradale. Nei pressi di Boara si trovava un Ducato della Polstrada. In un paio di minuti aveva raggiunto il luogo dell’attacco. Ed era scoppiato l’inferno. Il camionista era riuscito a fuggire, aveva scavalcato il guard rail e si era messo a correre verso il furgone dei poliziotti. Ma era crollato sotto il tiro incrociato dei proiettili. I banditi erano riusciti a fuggire, ma a mani vuote, a bordo di una Golf chiara risultata rubata a Verona.

Sono trascorsi ventun anni. E solo adesso la giustizia presenta il conto a due dei presunti componenti del commando. Sono Andrea Batacchi ed Ercole Salvan, due pezzi da novanta della vecchia mala del Piovese e del Brenta. Salvan si porta a spasso conficcato nel gluteo un proiettile. Anche se l’ogiva gli crea seri problemi cardiaci, si è guardato bene dal farsela togliere. Perchè, secondo il pubblico ministero Renza Cescon, quel proiettile è la prova che partecipò al sanguinoso assalto. E non potendo costringere l’indagato a estrarlo, lo ha posto sotto sequestro. La resa dei conti è fissata per il 9 ottobre prossimo: dinanzi al giudice dell’udienza preliminare Cristina Cavaggion compariranno Batacchi e Salvan, difesi dagli avvocati Leopoldo Giori e Danillo Taschin, per rispondere di concorso in omicidio volontario.

La giustizia arriva dopo vent’anniultima modifica: 2008-08-29T12:48:00+02:00da sagittario290