(20 agosto 2008)
Di notte nei corridoi senza incontrare anima viva
Pausa caffè in ostetricia con l’«amica» nigeriana. Il brivido di radioterapia
di Silvia Sanna e Luigi Soriga
SASSARI. La notte c’è l’imbarazzo della scelta: un tour nel labirinto del nuovo padiglione? Oppure un pisolino nei sotterranei dell’ex oculistica? Non è male nemmeno un coffee-break in ginecologia, poi escursioni nel tunnel di radioterapia e perché no, gran finale ficcando il naso nei vari reparti, compreso il nido, tra i bimbi appena nati. Tanto, dopo le 23 in viale San Pietro c’è il free-pass, non si incontra anima viva, nessun rompiscatole che ti chieda chi sei e cosa ci fai lì. Le Cliniche sono un mondo di luce artificiale, corridoi solitari e porte tutte da esplorare.
Ex Oculistica. Dopo l’incendio dei giorni scorsi uno pensa: chissà che apparato di sicurezza avranno messo su. I sotterranei saranno blindati come un bunker. Sorveglianza dappertutto. Il primo ostacolo è il gabbiotto della guardia giurata. Strano: alle 23,30 è deserto. Prego, accomodatevi, non fate complimenti, nessuno vi guarderà storto. Così, venti passi dopo, si è già dentro il cortile. Per arrivare ai sotterranei bisogna incamminarsi in una leggera discesa. Improvvisamente si attiva un faretto, un fascio luminoso sbianca l’asfalto e chi lo calpesta. Beccati: sicuramente hanno piazzato una telecamera che intercetta gli intrusi. Il faretto dopo 10 secondi si spegne, poi dopo un minuto si riaccende sul nulla, e così via di seguito, senza nessuna logica e senso. Ecco l’ingresso alla segreteria studenti, che poi si divarica in altre decine di accessi e porta dappertutto, compresa la lavanderia. La maniglia è abbassata, la serratura sarà chiusa. Basta sollevare la leva e i sotterranei ti accolgono a braccia aperte.
Nuovo padiglione. Il gioco è questo: entrare, imboccare un sentiero e tentare di non perdersi. Non è ammesso il satellitare e nemmeno i suggerimenti (per il primo non c’è segnale, per il secondo non c’è nessuno a cui chiederli). Si può passeggiare tra lettere dell’alfabeto (scala A,B,C), corridoi infiniti, carezzare porte radioattive e per mezzora non capire affatto dove ci si trovi. Quando nel tunnel di luce compare la scritta Exit, viene da esultare. Altro gioco: trova il camice o la divisa. Ovvero caccia all’infermiere, al medico, o alla guardia giurata: 10 punti se si riesce a trovare il primo, 20 il secondo, 50 la terza. Finora il record, totalizzato in mezzora, è stato 0.
Radioterapia. L’ingresso è quello di Ostetricia e ginecologia, il reparto dove si fa la guerra ai tumori sta cento metri avanti. Per arrivarci si supera una discarica apparecchiata sulla sinistra accanto alla porta di un bagno (aperta): ci sono una poltrona sfondata, un frigorifero malconcio e sacchi neri della spazzatura. Poi inizia il tunnel. L’odore è acre, il rumore forte. A mezzanotte e trenta i macchinari lavorano di buona lena. Il colore del pavimento cambia quando si varca la soglia di Radioterapia. Anche le pareti sono state pitturate da poco di una tinta delicata. Le porte sono chiuse ma facili da buttare giù, basterebbe una spinta.
Ginecologia. L’unica faccia si incontra al distributore del caffè. Un uomo, nella sala d’ingresso della Clinica di ostetricia e ginecologia, infila spiccioli nella macchinetta. È guardingo, tiene gli occhi bassi mentre cammina a passo svelto verso la porta con due bicchieri in mano. Fuori, ad aspettarlo in auto, c’è una ragazza di colore. A mezzanotte scelgono uno dei pochi bar aperti, sicuramente il più riservato, dal quale sgusciare via nell’anonimato. Neanche l’ombra di un portiere, di una guardia giurata, infermieri e medici stanno più su, nei reparti. Arrivare lì è facile come bere un bicchier d’acqua. Una rampa di scala ed ecco la prima porta. È aperta. Dentro non si vede un’anima, solo un ronzio in sottofondo. Sono spalancate anche le porte d’accesso ai locali che ospitano la direzione, la segreteria e i laboratori.
Gli uffici, quelli sì, sono chiusi a chiave. Ma basterebbe un cacciavite per scardinare le serrature dall’aria vecchiotta. Nei cinque piani, la storia si ripete sempre uguale. Ecco i disegni colorati che tappezzano le pareti di pediatria, ecco il nido dove dormono i bambini appena nati. Ti aspetti chiusura a doppia mandata e occhi vigili all’ingresso per proteggere il bunker inaccessibile. Invece nel cuore della notte puoi avanzare indisturbato per salutare i pargoli dal vetro.