Attentati, la paura degli imprenditori

SAVONA 

09 agosto 2008| Alberto Parodi

Attentati, la paura
degli imprenditori

Tentativi di estorsioni e attentati incendiari, ritenuti “dimostrativi”, a mezzi e impianti. Furti tentati all’interno di abitazioni degli imprenditori dalle modalità curiose: niente soldi o preziosi trafugati, piuttosto uno strano interesse per carte e documenti.

Ma ora un gruppo di imprenditori valbormidesi, solo alcuni legati da interessi e società in comune, ha deciso di dire basta. Con le loro denunce su minacce e avvertimenti ricevuti hanno fatto scattare un’inchiesta a largo raggio dei carabinieri. A cui si sono rivolti, alcuni addirittura sotto choc, anche per chiedere più protezione e tutela per i propri familiari.

«A questo punto ho paura di ricevere visite notturne in casa, temo per i miei familiari, diffido di tante persone che conosco poco» è il tenore degli sfoghi.

Un incubo insomma. Denunciato da alcuni valbormidesi ma a quanto pare condiviso anche da colleghi imprenditori savonesi le cui aziende sono a loro volta finite nel mirino dei raid incendiari degli ultimi mesi e starebbero valutando di chiedere aiuto.

Già, perché questa escalation di preoccupazione e angoscia ha portato diversi imprenditori ad una richiesta insolita alle forze dell’ordine: quasi non ritenendo più sufficienti i vecchi metodi di tutela delle proprie imprese (telecamere, vigilantes e altro), hanno chiesto aiuto alle forze dell’ordine: «Non potreste seguirmi in modo discreto visto che ho un incontro di lavoro delicato?». E c’è chi addirittura è andato oltre: ha fatto cambiare mansione ad alcuni dipendenti dandogli un nuovo incarico da body guard, vere e proprie guardie del corpo. «Con loro mi sento più tranquillo». E ovviamente hanno cambiato orari e abitudini quotidiane: dall’uscita di casa al mattino, al ritrovo per pranzo, al solito tran tran.

Una situazione di allarme magari esagerata dall’emotività dei singoli ma che ora compare negli atti degli inquirenti per quello che riguarda le indagini su alcuni dei raid di giorni e mesi scorsi. I settori maggiormente presi di mira sono stati quello dei rifiuti, dell’edilizia e dei nuovi business delle biomasse (legno) con progetti e impianti che svariano da levante a ponente della provincia, sino a Ventimiglia e al Basso Piemonte (Mondovì). E di quel settore fanno parte le vittime che ora hanno chiesto protezione.

L’hanno chiesta in lunghi sfoghi in caserma ai carabinieri dove si sono presentati con i propri legali. E che l’emergenza esista lo prova anche il fatto che la Prefettura, dopo la serie di raid, ha chiesto ai vertici dell’Arma la massima vigilanza e accurati accertamenti per capire se per caso non ci sia il racket o il tentativo di “impiantarlo” dietro i vari episodi.

I carabinieri non tralasciano alcuna pista ma sullo stato delle indagini c’è fitto riserbo e non trapela nulla. Sono molteplici le ipotesi su cui stanno lavorando, oltre al racket ci sono piste anche molto meno inquietanti legate per esempio a vendette di ex dipendenti o faide tra ditte concorrenti.

Gli inquirenti hanno anche scavato a ritroso rispolverando vecchi casi di estorsioni avvenute negli anni scorsi in Valbormida, culminati con l’arresto di gang e clan di origini calabresi e siciliane che taglieggiavano gli imprenditori della zona, per verificare che non ci siano per caso collegamenti. La novità, in ogni caso, è che il muro di silenzio si è rotto. Ora gli imprenditori sono usciti allo scoperto per chiedere provvedimenti e sicurezza.

Attentati, la paura degli imprenditoriultima modifica: 2008-08-10T11:24:27+02:00da sagittario290