INCHIESTA: CIRCA 13 MILIONI ITALIANI POSSIEDONO ARMI DA FUOCO

20/07/2008

INCHIESTA: CIRCA 13 MILIONI ITALIANI POSSIEDONO ARMI DA FUOCO

20 lug. – Reati veri che fanno paura. Ma anche emergenze immaginarie che gonfiano l’insicurezza ‘percepita’. Stretti fra realtà e propaganda, gli italiani si stanno silenziosamente armando. È un fenomeno sommerso, che preoccupa tutte le forze di polizia.

5427056ddacfd1de3f9e4040ad2c0b12.jpgI cittadini che possiedono armi da fuoco sono saliti a “circa tredici milioni”, secondo le stime dei funzionari delle principali questure.

Come dire che quasi un italiano su quattro ha in casa almeno una pistola.

Cifre ufficiali non ne esistono, perché neppure il ministero dell’Interno possiede dati aggiornati, incredibilmente, nemmeno per le province a più alta densità mafiosa. Poliziotti, carabinieri e finanzieri denunciano il sostanziale aggiramento dei controlli attraverso veri e propri “stratagemmi legali”. Come il boom delle licenze di porto d’armi ‘per uso sportivo’.

Una crescita improvvisa, considerata molto sospetta soprattutto nelle aree dove è più sentito l’allarme sicurezza. Le forze di polizia temono che questa corsa alle armi finisca per mettere in pericolo la collettività, anziché proteggerla. E avvertono che il problema è sempre più grave. Nonostante cinque anni di promesse. La mattina del 2 maggio 2003 Giuseppe Leotta, detto Pippo il pazzo, 32 anni, catanese di Aci Castello, esce di casa con due pistole regolarmente denunciate ‘per uso sportivo’. Ai giardini pubblici uccide un pensionato di 66 anni. Sulle scale del Comune ammazza un impiegato. Poi sale nell’ufficio del sindaco, intima alla capogruppo di An di spostarsi (“Tu non c’entri”) e scarica sei pallottole contro il primo cittadino. Dietro l’angolo c’è l’uffico del Commercio, dove Pippo il pazzo crivella di colpi due impiegate. In paese esplode il panico. Lui non si scompone: sequestra un automobilista e si fa portare fino al santuario di Vittoria, dove si suicida. In casa la polizia gli trova altre due pistole, tre fucili, un machete, tre asce, due caricatori, una videocassetta di ‘Taxi Driver’. E il porto d’armi per il poligono.

Tre giorni dopo, a Milano, un altro cittadino legalmente armato, Andrea Calderini, 31 anni, psicotico con una svastica sulla porta e il ‘666’ dell’Anticristo sul campanello, scende le scale del suo condominio con una Colt 45 Magnum. Al primo piano ammazza una signora di 65 anni che, come tutti i vicini, lo considera “un matto pericoloso”. Poi si mette a sparare dal balcone e ferisce tre passanti. Quindi uccide con 11 colpi la moglie 22enne. E alla fine si ammazza. Anche Calderini, come Pippo il Pazzo, era un tiratore sportivo con un’impressionante collezione di fucili e pistole. Si allenava nello stesso poligono dei poliziotti del suo quartiere. Eppure da anni era in terapia neuropsichiatrica.

Ma la legge non prevede controlli effettivi: per avere la licenza di sparare, bastano due certificati. La doppia strage del 2003 fa scandalo. Otto morti in tre giorni sono troppi, almeno per l’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, forzista con il senso dello Stato della vecchia Dc, che annuncia un giro di vite. Basta permessi facili, d’ora in poi si faranno verifiche severe e ripetute sull’equilibrio mentale e i precedenti di polizia di tutti i privati che pretendano di armarsi. Cinque anni dopo, però, la vite ministeriale si è allentata. L’accesso a fucili e pistole è ancora più comodo di prima. Se ci si accontenta di un primo livello statistico (l’unico pubblicizzato), le autorizzazioni al porto d’armi sembrano calate di un terzo: nel 2004 le licenze di prima classe, quelle ‘per difesa personale’, erano 35.750; nel 2007 sono scese a 23.600. Meno 12 mila, per le pistole. Meno 150 per fucili e armi lunghe (da 1.750 a 1.600).

Il problema è che, chiusa la porta, si sono spalancate le finestre. Dal 2001 la privatizzazione della sicurezza ha trasformato in business perfino la sorveglianza di depositi nucleari o arsenali d’armi, in passato riservata all’esercito. E così, per cominciare, la stretta ministeriale è stata più che pareggiata dall’aumento delle guardie giurate: in tre anni i vigilantes armati sono schizzati da 57 a 71 mila. Più 14 mila. E ben più allarmante è lo stranissimo exploit di un altro tipo di autorizzazione: il porto d’armi ‘per uso sportivo’. “Ottenerlo è molto semplice”, spiega un dirigente della polizia: “In pratica basta aver fatto il militare, non aver subito gravi condanne e non risultare documentalmente pazzi”. (da espresso.repubblica.it).

INCHIESTA: CIRCA 13 MILIONI ITALIANI POSSIEDONO ARMI DA FUOCOultima modifica: 2008-07-21T11:35:00+02:00da sagittario290