Forte, nessun responsabile di sicurezza

La tragedia

26 luglio 2008

Forte, nessun responsabile di sicurezza

La cooperativa avrebbe dovuto nominare un responsabile, non lo ha mai fatto. Nel dossier presentato in procura gli investigatori puntano il dito anche contro la scarsa illuminazione

Non c’era un responsabile per la sicurezza al Forte Belvedere la sera in cui Veronica è precipitata giù dal bastione maledetto. Non era mai stato nominato, nonostante la commissione di vigilanza sul pubblico spettacolo l’avesse prescritto. E poi: il vigilantes che doveva essere nel punto in cui Veronica è caduta era lontano perché era alle prese con una persona che aveva bevuto troppo; non c’era illuminazione sufficiente dato che il faro grande era stato spento; infine le transenne erano state spostate.

TROPPE FALLE. È questa la fotografia che emerge dal primo rapporto arrivato giovedì sul tavolo del magistrato. Ed è su questi punti che il pm titolare delle indagini dovrà adesso concentrare la sua attenzione per tirare le fila di un’inchiesta che si annuncia lunga e complessa. Troppe falle nella sicurezza della struttura, dunque. Falle che hanno portato alla morte di Veronica, arrivata sulla fortezza che domina Firenze la sera del 15 luglio per festeggiare il suo compleanno insieme agli amici. Il primo punto debole di tutta la vicenda riguarda la gestione della sicurezza.

LE PRESCRIZIONI. Nella convenzione tra il Comune e la Cooperativa Archeologia si spiega che la «cooperativa s’impegna ad assumere la responsabilità della buona conservazione degli spazi utilizzati e a realizzare la manifestazioni nel rispetto delle norme in materiale di sicurezza e incolumità pubblica». Il primo luglio scorso, ventisei giorni prima della partenza della manifestazione, la commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo al termine della richiesta di parere trasmessa dal Comune di Firenze per l’estate al Forte Belvedere esprime «parere favorevole di fattibilità» ma indica alcune prescrizioni come ad esempio «la corrispondenza dei materiali utilizzati per lo spettacolo nel campo della reazione al fuoco» e gli «attestati di partecipazione ai corsi indicati nella relazione tecnica». Ma la prescrizione più importante riguarda la nomina del responsabile alla sicurezza. Il verbale è firmato da un ingegnere dei vigili del fuoco, da un architetto dell’ufficio regionale per la tutela del territorio, da un funzionario medico della Asl e da un ingegnere esperto di impianti tecnici della Asl. Quel nome non sarebbe mai stato indicato dalla Cooperativa Archeologia che aveva preso in gestione la struttura. Perché quella prescrizione non sia stata rispettata è quello che adesso stanno cercando di chiarire le indagini.

L’EVENTO LACHAPELLE. Non ci sono dubbi neppure sul fatto che quella sera al Forte, con due eventi in concomitanza e con il grande afflusso di persone, andasse previsto un unico piano per la sicurezza. Non è stato così. La mostra del fotografo americano Lachapelle insieme al concerto jazz avevano attirato un migliaio di persone. Nel piano di sicurezza presentato dalla Cooperativa Archeologia era stata chiesta un’agibilità solo per 150 persone. E i vigilantes previsti dal piano di sicurezza — quella sera erano presenti otto persone — si sono trovati a gestire un numero di persone superiore alle aspettative. E uno dei punti chiave dell’inchiesta sarà proprio capire se i vigilantes erano nei punti indicati dal piano. Dalle testimonianze raccolte è emerso che il vigilantes che doveva controllare la zona vicino al camminamento, il posto in cui Veronica è caduta dieci giorni fa e dove due anni fa è caduto un giovane ragazzo romano, si era allontanato perché era alle prese con un giovane che aveva bevuto troppo.

TUTTO BUIO. Un «buco» nella rete di vigilanza provocato sicuramente dal fatto che erano pochi i «controllori» rispetto al numero delle persone presenti. C’è poi la questione dell’illuminazione. Al momento dell’incidente il faro più grande che illumina la facciata era stato spento per permettere alle 23 la proiezione delle diapositive alla mostra di Lachapelle. Ma chi ha dato l’autorizzazione a spegnere quel faro che invece, secondo quanto si legge nel piano di sicurezza, doveva rimanere sempre acceso? Le uniche luci accese, hanno ripetuto tutti i testimoni, erano quelle del camminamento. Piccoli faretti da 18 watt ciascuno che servono solo a tracciare la strada e che non servono certo a illuminare. Era talmente buio quella sera che i primi soccoritori, nell’attesa dell’arrivo dell’ambulanza, hanno dovuto usare i telefonini cellulari per fare luce. La Silfi, la società che gestisce l’illuminazione pubblica, aveva installato sei fari per illuminare la struttura. Si tratta di luci di tipo crepuscolare, quelli che si accendono gradualmente mentre la luce del sole cala, come i lampioni pubblici. La cooperativa Archeologia ha spiegato che nessuno dei dipendenti ha toccato le luci, gli organizzatori della mostra hanno detto che nessuno aveva chiesto di spegnere le luci. Adesso toccherà alla magistratura cercare di fare chiarezza tra i vari rimpalli di responsabilità. Intanto ieri la procura ha fatto dissequestrare il giardino. Restano i sigilli alla fortezza in attesa del sopralluogo notturno che sarà organizzato la settimana prossima.

Antonella Mollica

Forte, nessun responsabile di sicurezzaultima modifica: 2008-07-27T10:49:40+02:00da sagittario290