Scaricato davanti all’ospedale con un proiettile nella schiena

La vittima è un albanese di 28 anni, preso in cura dai medici del Giovanni Bosco

Scaricato davanti all’ospedale
con un proiettile nella schiena

e1f06fd85b5412217babc440d7e4f661.jpgTORINO 06/06/2008 – «Mi chiamo Artur Skarra e ho 28 anni». Sono state queste le uniche parole che i medici del pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Bosco sono riusciti a strappare al ragazzo albanese abbandonato all’esterno dell’ospedale ieri mattina, ferito alla schiena da un proiettile. Skarra ha pronunciato quelle parole poco prima di perdere i sensi ed entrare in sala operatoria per un lungo intervento chirurgico durato cinque ore, dalle 8 e 30 fino alle 13 di ieri. Pochissimi elementi, per gli investigatori della Squadra Mobile, per risalire al suo passato e per cercare di individuare chi gli ha sparato. Che adesso dovrà rispondere di tentato omicidio.

È mistero su quanto accaduto. Skarra è arrivato in ospedale ieri mattina, intorno alle 5.30. Lo hanno accompagnato due uomini, a bordo di una Mercedes classe A scura, che si sono presentati al triage del pronto soccorso come “amici” di Skarra. «Abbiamo incontrato il nostro amico per strada – hanno spiegato in fretta all’infermiera di turno -, era piegato in due e si teneva la pancia. Dice che ha male alla pancia e che non può muoversi». Poi hanno scaricato Skarra dall’auto e lo hanno lasciato lì, davanti all’ingresso, sotto gli occhi attoniti anche del personale di guardia. Il ragazzo perdeva sangue e si teneva l’addome. I soccorritori lo hanno trasportato all’interno dell’ospedale e hanno subito capito che il “mal di pancia” era provocato da una ferita da arma da fuoco alla schiena. Un proiettile che ha raggiunto gli organi interni, compromettendo vescica e intestino. Le sue condizioni sono apparse gravissime.

Il giovane, che alle 8.30 entra in sala operatoria per essere sottoposto ad un intervento lungo cinque ore utile non solo ad estrarre il proiettile ma anche a ricucire le profonde lesioni interne, dice soltanto il suo nome e la sua età ai medici. Che, in tempo reale, li comunicano ai poliziotti della Mobile. Gli investigatori iniziano a ricostruire le ultime ore dell’albanese. Dagli accertamenti il nome di Skarra non compare da nessuna parte. Non è pregiudicato e non è registrato in Italia. Quindi potrebbe trattarsi di un clandestino. Oppure, ed è un’ipotesi che gli uomini agli ordini del primo dirigente Sergio Molino non escluderebbero, quel nome è falso.

Poi, con il passare delle ore, le ricerche si concentrano sui due “amici” che hanno trasportato Skarra in ospedale. Talmente sicuri da non avere
timore di farsi vedere in faccia dalla guardia giurata e dall’infermiera di turno al pronto soccorso. La ricerca della loro auto non ha avuto esiti positivi, ma gli investigatori stanno battendo a tappeto ogni ambiente frequentato dalle comunità albanesi e, in generale, slave. Con un’unica certezza: i due uomini che stanno cercando potrebbero essere individuati facilmente. Entrambi, infatti, hanno profonde cicatrici sul volto.
Skarra ora è ricoverato in Rianimazione al San Giovanni Bosco. La sua prognosi è riservata e le sue condizioni restano gravissime.

Pierfrancesco Quesitonio

Scaricato davanti all’ospedale con un proiettile nella schienaultima modifica: 2008-06-07T13:05:00+02:00da sagittario290