Rapina mortale al blindato: tre ergastoli

(19 giugno 2008)

Nuova Mala del Brenta. Ieri la sentenza della Corte d’assise di Padova
Condannati anche per altri due assalti 

Rapina mortale al blindato: tre ergastoli

Cristina Genesin

Carcere a vita per Lucio Calabresi, Angelo Meneghetti e Daniele Sarto

Tre ergastoli. O, come si legge nel casellario giudiziale, «fine pena mai» per Lucio Calabresi, Daniele Sarto e Angelo Meneghetti. Poco prima delle 17 di ieri il presidente della Corte d’Assise di Padova Mario Fabiani ha letto la sentenza di condanna nei confronti dei tre esponenti della Nuova Mala del Brenta, responsabili di una tentata rapina a un blindato (a Vigonza, dove fu assassinata una guardia giurata) e di due assalti a furgoni portavalori (a Camisano Vicentino e a Grisignano di Zocco).
Accolte in pieno le richieste del pubblico ministero Renza Cescon che, il 4 giugno scorso, aveva sollecitato per il massimo della pena. Chiusi in gabbia sotto gli occhi di più di una decina di agenti di polizia penitenziaria, gli imputati hanno atteso, nervosi, il verdetto. La tensione, alla fine, si è tutt’altro che sciolta. Carcere a vita con isolamento diurno per 6 mesi: i tre apparivano turbati, pur ringraziando i rispettivi legali con una stretta di mano. Pronti a ricorrere in appello gli avvocati Franco Capuzzo e Monica Violato per Angelo Meneghetti, 41 anni di Bovolenta; l’avvocato Pietro Someda per Lucio Calabresi, 49 di Vigonovo; gli avvocati Lucia Tedeschi e Annamaria Marin per Daniele Sarto, 43 di Fossò. È l’1 novembre 1991 quando, a Camisano, la batteria formata dai tre con Roberto Pianta (nel frattempo deceduto) mette a segno il primo assalto: a colpi di kalashnikov è bloccato un blindato dell’istituto «La Sicurezza». Le guardie giurate sono ammanettate e minacciate di morte e un vigilante viene ferito. Il bottino è di 524.813.000 lire. Il 14 febbraio 1992 nuova rapina ad un blindato «La Sicurezza» a Grisignano: sono ferite tre guardie giurate e la refurtiva è di 399.176.000 lire. Infine il 15 marzo a Vigonza lungo l’autostrada A4, poco prima dell’1 e mezza di notte, finisce nel sangue l’attacco ad un portavalori proveniente da Brescia e diretto a Mestre, a bordo tre guardie giurate tra cui (alla guida) Andrea Padovani, 31 anni di Monticelli di Salò (Brescia), una moglie e una figlia di 4 anni. Un’Alfa Station Wagon supera il veicolo, si apre il portellone dell’auto e qualcuno spara: l’autista è ammazzato e, di conseguenza, il mezzo si ferma. Ma la rapina va all’aria solo a causa di una Volkswagen di passaggio che, presa nella mischia, sbanda e va a fuoco. Sarà il pentito Giuseppe Pastore a fare i nomi degli ex compagni. Poi Felice Maniero, il suo ex braccio destro Stefano Galletto, infine l’ex carabiniere-rapinatore Raffaele Vassallo. È con quest’ultimo che il pm Cescon gioca il suo asso, ormai alla fine del processo. Per mesi lo scorso inverno Vassallo ha condiviso con Calabresi una cella, raccogliendone le confidenze. Il 28 maggio è in aula: «Calabresi mi spiegò che a Vigonza era stato costretto a sparare due caricatori di kalashnikov per fermare il blindato… – ammette – Mi disse che Meneghetti era alla guida dell’auto e lui sparava… Mi riferì che se il vigilante si fosse fermato prima, non l’avrebbe ucciso». Vassallo va oltre, confessando che gli furono offerti 100 mila euro per organizzare una batteria di uomini e uccidere il pm Cescon, tre investigatori (i dirigenti della Mobile Marco Calì di Padova, Alessandro Giuliano di Venezia e Carmine Damiano di Belluno), oltre alla sorella di Galletto. Stefano Galletto sarebbe stato eliminato in occasione del funerale dell’amata congiunta.

Rapina mortale al blindato: tre ergastoliultima modifica: 2008-06-20T11:14:10+02:00da sagittario290