Edizione SALERNO
11/06/2008
Nel regno di Gionta la scuola criminale dei «Valentini»
CARMINE ALBONETTI Torre Annunziata. È il figlio di uno degli esponenti dei «valentini», quegli uomini della camora torrese che gravitano nell’orbita del boss Valentino Gionta. Diciassette anni appena era attivamente ricercato, di qui le perquisizioni a Palazzo Fienga e nel famigerato quadrilatero delle carceri ritenuto da sempre un luogo della città ipotecato da Gionta e dai suoi uomini. La latitanza di C. M., il diciassettenne accusato di aver ucciso il tenente dei carabinieri Marco Pittoni, si è conclusa con un ricovero d’urgenza al “Cardarelli”. Il papà del giovane accusato è stato colpito (e, successivamente, scagionato per assenza di gravi indizi dal Tribunale del Riesame, ndr), da una ordinanza di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Napoli, Amalia Taddeo relativa all’omicidio di Natale Scarpa, 72 anni, avvenuto il 14 agosto 2006 nel piazzale antistante lo stadio comunale “Giraud”, di cui sarebbe stato l’esecutore materiale. All’esecuzione di Scarpa, la Dda di Napoli fa risalire la lunga catena di omicidi che ha insanguinato le strade oplontine negli ultimi due anni. I protagonisti della “guerra di camorra” sono i Gionta – Chierchia da un lato, che controllano, in modo particolare la zona cosiddetta della “Provolera” ed il famigerato “Quadrilatero delle Carceri” ed i Gallo – Cavalieri, attivi soprattutto nella periferia sud, ed in particolare nel rione Penniniello. La spedizione di morte a carico del pensionato era stata ordinata per replicare ad un affronto compiuto dalla vittima che avrebbe preso a schiaffi un ragazzino dalle parentele “illustri” che gli ha aveva tirato contro un uovo a Carnevale. In realtà, a parte la motivazione occasionale, i due opposti schieramenti si contendono il controllo delle piazze di spaccio. Un affare da svariati milioni di euro, come ha dimostrato un’inchiesta condotta dal primo dirigente Attilio Nappi e dal vice Donato Pepe sui pusher del Corso Vittorio Emanuele III. Da allora in avanti la faida è andata avanti senza soluzione di continuità: prima l’omicidio di Vincenzo Amoretti, finito in camera da letto da un gruppo di finti poliziotti, poi quello dell’ex GUARDIA GIURATA Massimo Gallo, ferito a morte mentre si trovava in via Asilo Infantile, ritenuta, da sempre, zona dei “fransuà”, alleati dei giontiani. E ancora Antonio De Angelis e Francesco Paolo Genovese, vittime di un raid armato in via Oplonti, Davide De Simone, finito nel locale che, nel 1984, ospitava il Circolo dei Pescatori, tristemente noto per la “Strage di Sant’Alessandro”, i due fratelli del collaboratore di giustizia Aniello Nasto, detto “quarto piano”, Alfonso e Pasquale.