Marano, caccia al terzo bandito

Edizione CIRC_NORD

18/06/2008

Marano, caccia al terzo bandito

a4709627d4ee91322af78b46163c843b.jpgDALL’INVIATO ENZO CIACCIO Marano. È caccia al terzo uomo. Gli inquirenti lavorano a una rosa di tre nomi, uno dei quali dovrebbe corrispondere a colui che è fuggito a bordo della grossa moto subito dopo la sparatoria. Il figlio del custode ucciso, arrestato in via san Rocco, non sta aiutando in alcun modo gli inquirenti. Atteggiamento freddo, imperturbabile, Domenico Quaranta ripete sempre la stessa, inutile cantilena: «Ero lì per caso, che volete da me? Non so nulla della rapina». Invece, l’unica cosa certa è che non si trovavano lì per caso. E che anzi i tre non erano alla prima rapina. Incensurati sì, ma gli inquirenti sono convinti che il custode ucciso l’altra mattina nel corso dell’assalto ai portavalori in via san Rocco a Marano, il figlio poi arrestato e il terzo complice datosi alla fuga non fossero alla loro prima bravata a mano armata. Gli agenti della squadra anti-rapine di Napoli, guidati dal dottor Massimo Sacco, stanno perciò scandagliando negli archivi per verificare se nel recente passato sia possibile individuare rapine dalle modalità simili a quelle dell’altra mattina quando, alle 10.33, tre uomini a bordo di una moto e di una Fiat Uno rossa hanno bloccato e assaltato due portavalori della Europol che trasportavano a bordo di una Stilo 60mila euro prelevati da alcuni centri commerciali di Quarto. Il coraggioso intervento di un ispettore capo di polizia, che si trovava per caso nei pressi insieme alla figlioletta di cinque anni, ha impedito che il misfatto fosse consumato. L’uomo, che ieri è stato ricevuto dal ministro Maroni e dal capo della polizia Manganelli che hanno avviato l’iter per la sua promozione a ispettore superiore «per meriti speciali», messa al sicuro la figlia, ha intimato l’alt e poi ha sparato contro i malviventi. Pesantissimo il bilancio: Aniello Quaranta, 46 anni, uno dei rapinatori, custode di un parco poco distante dal luogo dell’agguato, ferito a morte dall’ispettore; ferita in maniera grave anche una delle guardie giurate, Gennaro Cortumaccio, 41 anni, ancora in prognosi riservata al Cardarelli. E ancora: arrestato un altro dei rapinatori, Domenico Quaranta, il figlio del custode, un idraulico di 21 anni, mentre il terzo si è dato alla fuga ed è attualmente ricercato. Non era la prima rapina. E ciò stende un velo ancor più inquietante sulla doppia vita di padre e figlio: amanti della caccia, in apparenza tranquilli, inseriti in una famiglia insospettabile che abita a Pianura e che conta una moglie e un altro figlio di 18 anni. Anonimi. Normali. Nei fatti, secondo gli inquirenti, rapinatori incalliti. E pronti a uccidere per denaro. Racconta Michele Pezzella, idraulico che ha avuto alle sue dipendenze il giovane Domenico fino al giorno prima dell’arresto: «Sono stupefatto: Mimmo è diplomato all’istituto tecnico, ha imparato il mestiere di idraulico da me. Lo conosco da anni. Tranquillo, fidanzato, gran lavoratore. Domenica sera mi aveva assicurato al telefono che l’indomani mattina sarebbe venuto puntuale alle sei per andare insieme a lavorare all’Osservatorio vesuviano. L’indomani, alle 8.30, mi ha telefonato per dirmi che il papà doveva andare a un funerale. E che lui non sarebbe venuto a lavoro per sostituirlo in gabbiola». Solo in due. Senza giubbotto antiproiettile. In un’auto non blindata. Maurizio Di Benedetto, esperto in arti marziali e GUARDIA GIURATA che per anni ha lavorato con l’agente ferito in via san Rocco, denuncia un mare di omissioni: «Allo sbaraglio per 1200 euro al mese – racconta – e senza la qualifica di pubblici ufficiali. Gennaro lo conosco bene: è un uomo tutto d’un pezzo. Sposato, senza figli, un bravo meccanico. L’altra guardia? Non la conosco». È l’ora delle indagini. Il pm Enrica Parascandolo della procura di Napoli ha recepito la ricostruzione dettagliata che la polizia scientifica ha fornito lavorando per tutta la notte. Quattro le pistole sequestrate, tre quelle che hanno sparato: una Beretta 9 per 21 (della GUARDIA GIURATA ferita), una parabellum (dell’ispettore capo), una Walter 7.65 (del custode poi ucciso). E una calibro 9 corta, della GUARDIA GIURATA che non ha sparato. Si studiano le traiettorie. I fori di entrata e di uscita. Si mettono a confronto le pistole con i bossoli ritrovati. Per stabilire chi abbia sparato. E quanti fra i tantissimi colpi. E quali. Solo gli interrogatori, però, potranno stabilire chi abbia fatto fuoco per primo. È fissata per dopodomani l’autopsia sul corpo del custode ammazzato.

Marano, caccia al terzo banditoultima modifica: 2008-06-19T18:36:06+02:00da sagittario290