Stipendi più alti per chi lavora in prima linea

Edizione Udine

Sabato 19 Aprile 2008

Stipendi più alti per chi lavora in prima linea

Lavori? Tutti uguali i lavori? Forse sì. Dal momento che i lavori si dividono in due categorie. Lavori pubblici e privati. O meglio lavori statali e lavori non statali. Uomini e donne che lavorano per lo Stato e prendono lo stesso stipendio. Uomini e donne che si siedono con aria più o meno annoiata dietro ad una scrivania di un ufficio e che non vedono l’ora che finisca l’ora del lavoro per poter rientrare a casa, mettersi le pantofole e sdraiarsi davanti alla televisione e non pensare più al lavoro che li deprime e li irrita. Uomini che si considerano dipendenti statali e che si siedono in un ufficio al caldo in inverno e al fresco grazie ad un condizionatore in estate e che sbuffano mentre un cliente si avvicina allo sportello e chede semplicemente: «Mi scusi come dovrei fare per compilare questo modulo?» oppure «Dove dovrei andare per inoltrare questa richiesta?». Sguardi irritati che si mascherano dietro a un sorriso e a una espressione di contrito risentimento per tutto quello che rappresenta la clientela e la relazione con il pubblico. Persone che non vedono l’ora di tornarsene a casa e di togliersi gli abiti del lavoro per poter assumere un atteggiamento più libertino e meno spartano.

Dall’altro fronte ci sono le persone che lottano per la vita e combattono contro la sofferenza, il dolore e la tensione psicologica che li pone sempre nel dubbio se ci saranno domani. Quelle persone che sembrano non avere né presente né tanto meno domani sono equiparate, economicamente, alle persone che si trastullano e non sanno come tirare avanti la vita. Ci sono uomini e donne che hanno a carico una famiglia. Un uomo che con il suo stipendio deve provvedere al sostentamento di una moglie e di uno o due bambini. Siamo in piena campagna elettorale. Ma la fatica dell’uomo comune ad arrivare alla fine del mese non ha nome né bandiera. Non è di destra e nemmeno di sinistra. All’uomo che ha lavorato una vita intera e si è spezzato la schiena per riuscire a dare una vita decorosa alla propria famiglia non importa se la voce della verità, della libertà e della giustizia sociale sia di destra o di sinistra. All’uomo che ha sofferto per una vita intera non importa se chi governerà sarà di centro o di destra o di sinistra. A quell’uomo umile e abbattuto delle tempeste del vivere quotidiano interessa solamente che la sua vita sia migliore e che la sua esistenza non si squalificante ed aberrante.

Se l’uomo che governerà l’Italia sarà di destra o di sinistra non importa. All’uomo comune e libero che ha pianto per riuscire a dare lo stretto necessario per la sua famiglia non interessa quale sia la bandiera del potere. A quell’uomo insignificante, sconosciuto, umiliato dalla vita e dalle vicissitudini dell’esistenza importa solamente una cosa: che la vita dei suoi figli sia migliore di quella che egli ha vissuto. Se egli ha patito ed ha sofferto, se egli non è andato a scuola, ma è stato costretto ad andare a lavorare fin da bambino, se egli ha dovuto rinunciare al piacere di essere giovane e di divertirsi, perché simili sofferenze devono patire anche i suoi figli? Se un figlio chiede a suo padre la scheda del telefono come negargliela? Se un figlio chiede un paio di jeans, anche non firmati, come negarglieli? Non si può! L’uomo che ha uno stipendio da fame, però, è costretto in qualche modo a rinunciare a tutto quello che è superfluo pur di riuscire a dare qualcosa ai propri figli che non chiedono il mondo, ma chiedono semplicemente di avere il minimo indispensabile per vivere e soprattutto per essere ascoltati e capiti.

Ma un uomo che vive per lavorare e che non ha il tempo materiale per prendersi cura dei suoi figli come può essere presente pur essendo assente? Come può un uomo che mette a repentaglio quotidianamente la sua vita essere presente sul palcoscenico della sua vita quando è impegnato nella lotta continua contro il crimine e la corruzione? Ci sono lavori e lavori. Ci sono lavori soft. E lavori che urlano. Ci sono lavori morbidi e lavori duri che mettono a repentaglio costantemente la vita delle persone. Eppure per lo Stato tutti i lavori sono uguali perché per lo Stato ci sono soltanto i lavori statali per i quali gli stipendiati prendono 1200 euro al mese e i lavori non statali che dipendono dai privati. Chi lavora in un ufficio, però, non può prendere lo stesso stipendio di chi è una guardia giurata o un poliziotto che rischia di morire ogni giorno! Se succede una tragedia e una guardia giurata o un poliziotto viene ucciso, allora e soltanto allora lo Stato si sveglia e si ricorda di loro! Soltanto allora lo Stato prepara il teatrino della parata funebre che vede moglie, figli e parenti piangere dietro al feretro e lo Stato che depone la bandiera dentro la bara del defunto. E dopo la bella rappresentazione teatrale dello Stato che cosa rimane? Resta soltanto il ricordo di un uomo morto per lo Stato e la salvezza dei suoi cittadini, una famiglia distrutta dal dolore e accanto a loro il nulla più totale.

Il giorno dopo la vita riprende avvolgendo tutto e tutti nell’ignominia della indifferenza più totale. Eppure per lo Stato, e per quei i politici che lottano per un voto in più e che sono disposti a vendere l’anima al diavolo per quel voto in più, esiste soltanto una cosa: il potere. Non esiste la vita dell’uomo. Non esiste la Natura oltraggiata e bruciata. Non esiste la vita degli umili lavoratori che hanno dato tutto, ma proprio tutto di loro stesso al lavoro e allo Stato. Per i politici falsi e corrotti, qualunque sia la loro bandiera, esiste soltanto la propria autoaffermazione ed il loro potere di dire: «Votami, perché se mi voti ti renderò la vita più facile!». Sono soltanto bugie! Quale vita migliore! Da un politico!? Da un misero corrotto politico ci si può aspettare una vita migliore! No! Soltanto da chi lavora onestamente ci si può aspettare una vita ed un futuro migliore. E da quelli onesti, che si contano sulle dita di una mano, tutti noi, miseri lavoratori, dipendiamo, nella speranza che il futuro sia non una mera suddivisione di stipendi statali e stipendi non statali, ma sia una vera e propria constatazione che esistono lavori che andrebbero meglio retribuiti di altri proprio perché chi lavora in prima linea mette costantemente a repentaglio la sua vita, mentre ci sono lavori di uomini e donne stipendiati che dietro alle pareti di un ufficio non vedono l’ora che arrivi sera per poter ritornare alle proprie abitazioni e stravacarsi sul divano di casa. E tutto per 1200 euro al mese! E per tutti coloro che lottano in prima linea ci sono solo 1200 euro al mese!

dottoressa Carla Avanzi

Stipendi più alti per chi lavora in prima lineaultima modifica: 2008-04-20T11:25:00+02:00da sagittario290