IL PROCESSO ALLA MALA DEL BRENTA

Edizione Mestre

Mercoledi’ 16 Aprile 2008

IL PROCESSO ALLA MALA DEL BRENTA

Guardia giurata sequestrata dalla banda Maniero durante una rapina a Mira perse il posto per un sospetto ingiusto: adesso chiede 40mila euro di risarcimento

Processo alla mala del Piovese e della Riviera del Brenta nell’aula bunker di Padova.

Novanta rapine, contestate ai vecchi “picciotti” rimasti orfani del boss Felice Maniero, che ad un certo punto li piantò in asso, voltò loro le spalle, per offrire alla giustizia un chilometrico “pentimento” che suona innanzitto come un disconoscimento di paternità.

È stato Stefano Galletto, a sua volta “pentito” (ha riempito 3.600 pagine di verbali), a far luce su un quindicennio di criminalità che ha visto ben tre generazioni di rapinatori.

Ieri, nell’aula bunker del carcere Due Palazzi, hanno parlato le parti civili. La banda assoggettò il territorio, seminò panico, depauperò il suo patrimonio. Per questo il Comune di Padova, assistito dall’avvocato Carlo Mursia, e la Provincia, tutelata dall’avvocato Andrea Sanguin, hanno chiesto un euro di risarcimento per ogni cittadino: 210 mila euro il Comune, 890 mila euro la Provincia.

Ammonta invece a 300mila euro la pretesa risarcitoria avanzata dalla Provincia di Venezia. Parte civile non istituzionale è una guardia giurata lagunare che si ritrovò coinvolta in una rapina consumata a Mira il 2 maggio 2003. Il vigilante, che è assistito dall’avvocato Paolo Sorgato, fu sequestrato dai banditi. Gli inquirenti sospettarono di lui, ipotizzarono che potesse essere il basista del “colpo”. Sudò sette camicie per dimostrare la sua innocenza. Ma intanto ci ha rimesso il posto di lavoro. Chiede un risarcimento di 40 mila euro.

Quando all’inizio degli anni Novanta il boss del Brenta gettò la cominciando a spifferare nomi e cognomi e spedendo nelle patrie galere l’intera banda, l’organizzazione non si sfaldò del tutto. I superstiti rimasero in attività, andando a delinquere oltre i confini della regione. Ma tra il 1997-98 le fila si ingrossarono con gli ex picciotti di Maniero rimessi in libertà. E l’organizzazione si ricompattò a tal punto da darsi una struttura associativa stabile. E ricominciarono i colpi, finchè nell’ottobre 2003 scattò il blitz della polizia che rispedì dietro le sbarre l’intera banda.

294 anni e 5 mesi di reclusione. Questa è la pena complessiva che il pubblico ministero Renza Cescon ha chiesto giovedì per i ventotto imputati che hanno affrontato il dibattimento.

IL PROCESSO ALLA MALA DEL BRENTAultima modifica: 2008-04-17T11:50:00+02:00da sagittario290