Il Comitato Interassociativo delinea un protocollo operativo virtuoso per l’intero comparto sicurezza

18 aprile 2008

Il Comitato Interassociativo delinea un protocollo operativo virtuoso per l’intero comparto sicurezza 

Assago (MI). Il 15 aprile scorso la Casa Editrice Edis ha ospitato la terza riunione del Comitato Interassociativo della sicurezza in seno all’11° edizione dell’evento TVCC Conference & Expo. Nell’ultima ultima riunione i membri del Comitato si erano lasciati con l’impegno di realizzare uno schema del “modello comparto sicurezza” che delineasse un processo operativo virtuoso ed a deguato ad una filiera coerente con le attuali esigenze di qualità e di mercato.

Nonostante alcune importanti – motivate – defezioni, la terza riunione ha visto la riproposizione delle componenti “storiche” del Comitato (AIPS, ANCISS, ASSIV, ASSOSICUREZZA, FEDERSICUREZZA) ed un allargamento della compagine dei servizi ad un’altra realtà associativa (ANIVP), a testimoniare anche il particolare interesse del mondo della vigilanza privata all’elaborazione di uno schema “di comparto” per la sicurezza che permetta un maggiore dimensionamento e in ultimi termini maggiore capacità d’ascolto dinnanzi al decisore.

L’ultima riunione, risalente a settembre 2007, lasciava però il comparto (in particolare la componente dei servizi di vigilanza privata) in una situazione di grave incertezza: ci si attendeva infatti una censura europea dello storico Testo Unico sulle Leggi di Pubblica Sicurezza (classe 1934), ma non era ancora prevedibile delineare lo scenario normativo e di mercato che si sarebbe profilato. Ora invece, alla luce della sentenza della Corte di Lussemburgo del 13.12.207, che ha censurato gran parte dell’impianto del TULPS, è palese che la vigilanza privata tradizionale si trovi ad un crocevia obbligato: uscire di scena, cedendo l’attività a fondi di private equity o gruppi societari, oppure rinnovarsi. Due sembrano le strade percorribili per evolversi: quella del global service, imperniato sulla commistione con i servizi di facility management, o quello delle imprese di sicurezza a 360°, in una logica di sempre maggiore integrazione con le imprese che curano la produzione, installazione e vendita di prodotti per la televigilanza. Il momento pare quindi particolarmente maturo perché le sinergie e trasversalità tra la vigilanza tradizionale e le tecnologie per la sicurezza diventino concrete opportunità di business, in un’ottica di crescita del settore nel suo complesso.

E – è stato evidenziato – ci sono altri aspetti che rendono il momento particolarmente interessante. In primo luogo il malessere e la voglia di ricercare e percorrere nuove strade che si respira all’interno della compagine di rappresentanze di costruttori e installatori della sicurezza, che fa ritenere maturo il momento per accompagnare il settore verso un’evoluzione che allinei il comparto italiano della sicurezza a modelli di servizio e di qualità che già da tempo si applicano con successo sui mercati esteri. In secondo luogo, si è rammentato, la vittoria del centro destra – quanto meno in termini di “tradizione ideologica” – fa ipotizzare una maggiore sensibilità alle istanze del comparto sicurezza, soprattutto se presentate in una logica compatta ed unitaria. I membri hanno quindi convenuto che paia ora più che mai opportuno non disperdere le convergenze che si sono consolidate con le precedente riunioni del Comitato Interassociativo e confermare la volontà di agire coordinati delineando un quadro di sinergie di processo per mettere a sistema tutti gli attori a vario titolo coinvolti nella produzione di sicurezza in modo da garantire qualità e sicurezza “di filiera” all’utenza finale.

Il Comitato si era prefisso tre obiettivi: fare cultura, fare sistema, fare lobbying.

Nella precedente riunione l’attività di lobbying, pur certamente molto importante in un’ottica di “peso” e dimensionamento, si era vista come obiettivo a medio/lungo termine. Nell’immediato si era definito di individuare le modalità ed i processi, partendo da una disamina – segmento per segmento – di quanto necessita il comparto e di quali azioni comuni si possono intraprendere per cominciare dall’interno ad applicare degli standard qualitativi, aprendosi contestualmente ai vari link necessari per offrire un sistema complessivamente valido.

Dopo l’intervento di Bruxelles, tuttavia, l’attività lobbystica emerge in primo piano: disegnando un modello di processo sicurezza (da quando si acquista il pezzo a quando si fornisce un servizio) si può fare pressione sul decisore con una traccia unitaria: se invece si attende una stabilizzazione del settore della vigilanza si può perdere l’occasione per influenzare le modalità attraverso le quali il settore stesso si andrà a stabilizzare.

E rispetto a settembre, esiste oggi un DL dove si è intervenuti (in maniera molto criptica, com’è uso del Ministero) su alcune disposizioni del TULPS e che sarà convertito in legge, trattandosi di sanatoria antinfrazione, entro 60 giorni.

Esiste inoltre un progetto di riforma di Regolamento che potrebbe anche uscire stravolto dal vaglio del Consiglio di Stato. Nel DL, peraltro, si trovano riferimenti allo stesso Regolamento, che però avrà dei tempi tecnici più lunghi: c’è quindi da chiedersi come si potrà agire sulla base di riferimenti che al tempo della conversione in Legge non saranno disponibili.

Si definisce di costruire un protocollo (da trasferire poi a chi lo deve recepire in atto normativo) ove in primis si definisca la sicurezza sussidiaria nelle varie articolazioni e compagini professionali che la compongono, specificando le diverse (ed esclusive) aree di competenza e di intervento. Dalla produzione degli apparati (indicando le caratteristiche necessarie di conformità e di certificazione dei prodotti) alla progettazione del sistema d’allarme (che potrà essere di alto, medio o basso profilo in base alle esigenze della clientela e al tipo di rischio), all’installazione (descrivendone gli elementi operativi e professionali necessari ed indicando il rilascio di documenti che deve seguire, pena il mancato godimento degli sgravi previsti dalla Finanziaria 2008), fino alla gestione (che deve essere esercitata da addetti con determinate qualifiche ed una formazione specifica), fino alla manutenzione (che va realizzata con caratteristiche certe da soggetti con determinate qualifiche e a previste cadenze temporali, e cui deve seguire il rilascio di specifici documenti, sempre pena la negazione degli sgravi previsti).

Il Comitato definisce che ciascuna rappresentanza debba in tempi brevi delineare la parte di propria competenza e specificità, per trasferire il protocollo al Ministero dell’Interno, alla Camera prima della conversione del DL, al Consiglio di Stato prima del rilascio del parere sul Regolamento e magari chiediamo di inserire il protocollo all’interno della griglia che comunque deve essere delineata.

Il Comitato Interassociativo delinea un protocollo operativo virtuoso per l’intero comparto sicurezzaultima modifica: 2008-04-19T10:50:00+02:00da sagittario290