Quei lavoratori sempre in prima linea

Edizione Pordenone

Mercoledi’ 5 Marzo 2008

Quei lavoratori sempre in prima linea

UDINE

Lavoro? Siamo sicuri? Che sia un lavoro sì. E anche siamo sicuri che in tutta la grande famiglia di lavoratori ce ne siano alcuni che si possono considerare dei veri e propri privilegiati. Eppure tutti sono lavoratori! Siano essi lavoratori dipendenti o privati, tutti alla fine restano e rimangono dei lavoratori.

Per alcuni il lavoro consiste in: sveglia alle 7 con faccia imbronciata perché non si vorrebbe mai scendere dal letto, colazione rapida e veloce, un caffè o una tazza di latte, dei biscotti o uno yogurt e poi via! ancor più veloci al lavoro. Utilizzano naturalmente le loro automobili e non si sognano nemmeno di mettere piede su un autobus o su un tram, o addirittura scendere a qualche metro sottoterra per salire su una affollata metropolitana, avvolti dal buio più nero reso meno nero dagli impianti di illuminazione. Per questi lavoratori privilegiati le mansioni occupazionali incominciano puntualmente alle ore 8.30 del mattino.

Il lavoro dovrebbe essere svolto dalle ore 8, ma regolarmente ci sono i soliti ritardi, le solite scappatelle al bar in compagnia di qualche collega che rallegra il piacere di assaporare un buon caffè accompagnato anche dall’inseparabile croissant caldo con dentro la crema o la marmellata.

Dopo mezz’ora di assoluto relax il lavoro chiama, anzi urla!, ma nessuno lo ascolta perché tutti si attardano, chi nei corridoi, chi sulle scale, chi davanti alla propria scrivania intento a leggere il giornale o una rivista o semplicemente a girarsi i pollici e a controllare, se donna, la … lunghezza delle proprie unghie o se lo smalto è del colore giusto.

Dopo due ore di intenso lavoro, talmente intenso da far venire loro il mal di testa, tendono sempre la coda dell’occhio sul quadrante dell’orologio appeso alla parete o a quello del proprio orologio, alle 12.30 scattano in piedi e volano nel primo bar, o in mensa, con l’ansia della fila e la noia di dover addentare sempre il solito panino al prosciutto crudo o cotto e bere un bicchiere di acqua minerale o di vino. Alle ore 14 riprendono a lavorare di malavoglia perché dopo aver trangugiato rapidamente uno squallido e deprimente panino si ritrovano in un altrettanto squallido e deprimente ufficio a dover fare i conti con la digestione e con i clienti che si lamentano sempre, invece di fare una bella e soprattutto salutare pennichella. «Che stanco! Ancora tre ore di lavoro! Non ne posso per davvero più oggi! Non vedo l’ora di finire e di andarmene a casa! Sono sfinito oggi!». Parole che si sentono ripetere quotidianamente da molti come fossero un disco rotto. Parole che non hanno il rispetto per tutti quei lavoratori che non appartengono alla categoria dei privilegiati, ma che devono fare i conti con il pericolo, il crimine, le associazioni mafiose, il traffico di droga e, più importante di tutti, la sicurezza della gente comune. Guardie giurate , guardie del corpo, poliziotti, carabinieri, guardia di finanza, in divisa o in borghese, non conoscono orari e nemmeno pause caffè. Conoscono soltanto il lavoro duro. Quel lavoro che ti butta giù dal letto a qualunque ora del giorno e della notte e che non ti fa essere mai sereno, perché il male è dietro l’angolo e cammina, corre, urla, impreca standoti sempre accanto o alle spalle. Sono uomini che non conoscono gli scioperi perché quando i lavoratori privilegiati sono in sciopero ed invadono le strade e le piazze dei paesi e delle città, le forze dell’ordine sono a fianco dei lavoratori che scioperano, ma a differenza di questi i poliziotti lavorano. Sono uomini che, in divisa o in borghese, mentre noi cittadini comuni dormiamo tranquillamente nelle nostre case calde ed illuminate, controllano e sorvegliano i musei, le bellezze artistiche, le discoteche, i locali notturni, le strade. Vivono di notte e di giorno. Di notte sono soli e a tenere loro compagnia sono soltanto due cose: il freddo se è inverno o il caldo se è estate e il pensiero della donna amata (o dell’uomo se è una poliziotta). Non c’è altro a riscaldare le notti di uomini che sono costretti a prendersi cura della sicurezza della gente comune. Sono sempre in prima linea.

Sono sempre disposti a fare in modo che le loro vite siano messe in secondo, in terzo, comunque sempre in ultimo piano, rispetto a coloro che stanno sorvegliando. Sono soprattutto disposti a dare le loro vite per chi si lamenta sempre e pensa che il lavoro sia solo un obbligo e non un sacrosanto dovere. Il lavoro è un diritto ed un dovere. Il diritto del cittadino, però, non è quello di scendere in piazza per protestare inutilmente. Il diritto del cittadino-lavoratore è solo quello di rimboccarsi le maniche e di lavorare. Lavorare bene e con serietà, cercando ogni tanto di avere più riguardo verso tutti quei lavori pesanti ed estenuanti che svolgono forze dell’ordine, operai, muratori che non hanno i pantaloni incollati alla sedia di un ufficio o alla assai ben più comoda poltrona parlamentare e che, tranne gli operai, difficilmente scendono in piazza.

In qualità di insegnante, io non dovrei parlare perché appartengo alla categoria privilegiata che scende in piazza e che protesta anche per un niente. Ci sono impiegati, medici, dipendenti statali in genere che sono dei benemeriti assenti. Il loro posto di lavoro è vuoto. L’unica cosa che cresce ormai a vista d’occhio è l’immondizia a quanto pare! Proprio quell’immondizia che dovrebbe essere sotterrata, ma che invece sta incorniciando di squallore e di deplorevole miseria fisica e morale le viste degli esseri umani. D’altro canto, l’egoismo e l’avidità dell’uomo non ha limiti. Se per una volta invece di protestare si rimboccasse le maniche e facesse pulizia fuori e dentro casa sua. Fuori e dentro il suo cuore, allora gli invisibili cumuli di macerie creati dalla corruzione e dal denaro sporco, svanirebbero come bolle di sapone! E finalmente il senso dell’esistere dell’uomo coinciderebbe con quel soffio vitale che accarezza le menti ed i cuori di tutti. Ma proprio tutti.

Carla Avanzi

Quei lavoratori sempre in prima lineaultima modifica: 2008-03-06T11:58:49+01:00da sagittario290