lettera

Edizione NAZIONALE 

01/03/2008

lettera

NAPOLI Il 2 febbraio mia figlia mi telefona terrorizzata perché suo figlio di 10 mesi ha 40° di febbre ed è in preda a un collasso. È sabato, il pediatra ha il cellulare spento, si corre al Santobono. Sono quasi le 11 e il pronto soccorso è pieno di bimbi da un mese a dieci anni, con le più svariate patologie. Si fa la fila per le schede personali, si ritorna in sala d’aspetto. Passano due ore e non succede niente, il nervosismo sale, i bambini stanno male. Chiediamo spiegazioni alla GUARDIA GIURATA, che non ci cura. Dopo si viene a sapere che c’è un solo medico. Comunque non si muove niente (pensate a un lattante che non mangia da più di tre ore). Chiamo il 112, il 113 invano; finalmente ci riesco col 112, mi assicurano di interessarsi. Passa il tempo, imbufalita mi dirigo a piedi e sotto la pioggia dai carabinieri di piazza Quattro Giornate; spiego lo scempio, anche loro mi assicurano che avrebbero verificato. Ritorno al pronto soccorso, mi dicono che i carabinieri hanno solo telefonato. Mi avvicino alla vetrata e lì esplode la rabbia: dove erano nascoste le decine di medici e di infermieri improvvisamente comparsi dopo la telefonata delle forze dell’ordine? Nel giro di 5/10 minuti i pazienti vengono visitati. Sono quasi le 15 quando il mio nipotino può tornare a casa esausto e affamato. Che cosa abbiamo fatto di male noi napoletani per meritare tutto questo? Vi prego, qualcuno (ma che non sia un politico) mi spieghi come si può stare tante ore in un pronto soccorso pediatrico con neonati a stretto contatto con bambini grandi con pertosse o forti mal di testa o febbre altissima o quant’altro. Prego i carabinieri di accertare con severità. Ma ciò che più fa male è questa maledetta rassegnazione a ogni forma di ingiustizia e negligenza. Sarebbe gradito un chiarimento soprattutto da parte del Santobono.

letteraultima modifica: 2008-03-02T11:55:00+01:00da sagittario290