La banda del buco elettronico

CRONACA

14/3/2008 (7:0) – LA CYBER-RAPINA

La banda del buco elettronico

Svuotavano i conti a distanza, collegandosi da un furgone ai computer delle banche

MASSIMO NUMA

TORINO

ccf0d729b13a3d41915d6b7319fa29e0.jpgC’è voluta una squadra di traduttori napoletani, originari di Scampia, per ricostruire i dialoghi tra «Lello», mente della gang, «’O Professore», al secolo Umberto Parisi, 56 anni, il teorico, e «’O Maghetto», il super-tecnico, cioè Nicola Riccio, 52 anni. C’è pure un immancabile Luigi Esposito, 35 anni, impiegato nel consorzio partenopeo per la raccolta dei rifiuti. Tutti intercettati dai detective dello Sco.

Esposito è un esperto in ricariche di card e conti fantasma. Partiamo da lui: i poliziotti della Polpost di Torino, che gli perquisiscono la casa, scoprono che ha una tv al plasma in ogni stanza. Bagno compreso. Fiumi di soldi facili, pescati nelle riserve bancarie e nei conti correnti altrui. Senza conseguenze per i risparmiatori, perchè, superato lo choc dei primi ammanchi (tre milioni e 650 mila euro), gli istituti di credito sono subito intervenuti. Alle fine, sono state sventate operazioni-pirata per 12 milioni.

La banda installava sui terminali dell’agenzia – grazie alla complicità di una guardia giurata e di un addetto alle pulizie – un dispositivo hardware denominato Extender: consente d’intervenire con un collegamento radio wi-fi, captato all’esterno. Così agivano i ladri di codici e password, dati riservati. E dirottavano i soldi su conti correnti di copertura. Rubate anche centinaia di ricariche di carte di credito, prepagate, per svuotare i bancomat.

I legami con la camorra sono più di un’ipotesi. Chi fa affari a Scampia, e di questa portata, è difficile che non sia conosciuto dai boss. Un aspetto dell’indagine, forse il solo, non ancora chiuso. «Lello» è Raffaello Bisesti, 41 anni, napoletano. L’uomo che avrebbe progettato la truffa colossale – unica, per il modus operandi – ai danni del sistema bancario italiano.

A un certo punto, per un piccolo errore, gli impiegati di un’agenzia scoprono uno degli apparecchi di «Lello». Un anno di lavoro della polizia postale e ieri 12 persone finiscono in cella. Tre sono torinesi. Gli altri sono Aniello Reale, 65 anni, di Caserta; la guardia giurata Mario Micene, 38 anni, di Milano; Sabatino Trotta, 51 anni, di Torino, «re» dei conti tarocchi. Infine Federica Risso, 38 anni, e Rocco Oliveto, 41 anni, torinesi; il genovese Marco Buttiglieri, 30 anni. Tutti accusati di associazione per delinquere, truffa e riciclaggio.

Sono 26 gli indagati, titolari dei conti su cui venivano riversate le somme vampirizzate alle banche. Quasi tutti torinesi. Gente raccolta qui e là, spesso disperati. Uno ne aveva 14, di conti, aperti con nomi di fantasia e grazie a documenti falsi. Un altro otto. Tra questi, pure l’armiere delle Brigate Rosse, Salvatore Scivoli, 54 anni, arrestato dal pm Ilda Boccassini nel febbraio 2007. La gang gli aveva «dirottato» 116 mila euro ma il brigatista non è mai riuscito a sfiorarli, quei denari. Proprio in quel periodo, in un’intercettazione raccolta dalla Digos torinese, diceva ai compagni che presto avrebbe ricevuto «una forte somma». Per farci che? Mistero.

Il gioco del gatto e del topo. La gang ha un Fiorino che sembra quello di James Bond: dentro ci sono i pc, le antenne, i ripetitori per captare le informazioni segrete dalla rete informatica bancaria. I poliziotti che li seguono da mesi non vogliono che si accorgano di nulla, simulano una serie infinita di incidenti telematici. Onde radio disturbano i collegamenti e loro danno la colpa «alla jella, alla sfortuna, alla malasorte». Dai nastri delle intercettazioni: «Ma hai fatto il collegamento con il Key Logger? Riprova….». Oppure: «…Eddai…guaglio’, sposta ‘sto Fiorino da lì, non vedi che non c’è campo?». Curioso mix di superstizione napoletana e di saperi hi-tech.

Spiega il capo dello Sco di Torino, vice questore Marco Martino, affiancato dal dirigente della Polpost piemontese, Giusi Territo: «Ora le banche hanno rimediato ai buchi del sistema informatico. Ma loro erano stati abili a sistemare, all’interno delle agenzie prese di mira, gli Extender». «Lello» Bisesti, secondo il pm Andrea Calice, è «il promotore, capo e organizzatore del sodalizio, col compito di individuare le agenzie di credito da colpire, pianificare e studiare le modalità d’accesso nelle agenzie durante l’orario di chiusura, installare le apparecchiature del tipo “long wireless extender e “key logger”, sui computer delle banche».

La banda del buco elettronicoultima modifica: 2008-03-15T16:35:00+01:00da sagittario290