Assalto al portavalori, vertice in Procura a Pordenone

Edizione Venezia

Giovedi’ 21 Febbraio 2008

Assalto al portavalori, vertice in Procura a Pordenone

Mestre

Vertice in Procura a Pordenone all’indomani dell’assalto armato al portavalori messo a segno lunedì sera lungo l’A4 a circa quattro chilometri dalla barriera di Roncade. Alla base dell’incontro fra il sostituto procuratore Annita Sorti, il capo della squadra mobile di Venezia Alessandro Giuliano, e i vertici del Reparto operativo dei carabinieri del capoluogo della Destra Tagliamento ci sarebbe quella degli addetti ai lavori definiscono una “convergenza investigativa”. L’incontro è stato confermato anche dal procuratore della Repubblica Luigi Delpino che tuttavia non ha voluto entrare nel merito dei contenuto. Nel modus operandi adottato dal commando che a colpi di kalashnikov e di fucili mitragliatori ha svaligiato il blindato della “Corpo vigili notturni” si rintraccerebbero dunque dei punti di contatto con alcuni episodi criminali registrati di recente nel pordenonese e sui quali stanno indagando i detective dell’Arma.

Di qui la necessità di confrontare gli elementi in possesso delle forze dell’ordine per riuscire, quanto prima, a dare una volta alle indagini. Come sempre, il fattore tempo risulta fra i più decisivi per imboccare la pista giusta e catturare i colpevoli tanto più se di episodi così feroci e violenti. Parallelamente gli uomini di Giuliano stanno continuando a sentire quelli che vengono considerati testimoni oculari della spettacolare rapina alla ricerca di indizi magari sfuggiti a una descrizione dei fatti resa nell’immediatezza dell’agguato e in cui a prevalere – e come potrebbe essere altrimenti? – era l’aspetto emozionale rispetto a quello analitico. Oltre alle tre guardie giurate della Cvn, due camionisti e almeno tre automobilisti che hanno avuto l’unico torto di trovarsi sulla scia dell’obiettivo del gruppo di fuoco. I più esposti ai colpi esplosi – un centinaio i bossoli rimasti a terra – e alla deflagrazione del plastico usato per far saltare il portellone, sono stati i conducenti dei due Scania bloccati a pochissimi metri dal portavalori stretto dalle due auto dei malviventi: uno più o meno alla stessa altezza del mezzo colpito, ma sulla prima corsia di marcia, l’altro subito dietro.

Ieri mattina altra trasferta friulana per il capo della Mobile che si è trattenuto per l’intera mattinata nella sede della Cvn a Pasian di Prato in provincia di Udine. È stato un miracolo se i tre dipendenti che componevano l’equipaggio a bordo del blindato preso di mira dai rapinatori sono usciti illesi dall’inferno di fuoco che li ha investiti all’improvviso. Solo uno di loro è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari colpito a un gamba da una scheggia del parabrezza mandato in frantumi nella cruenta sparatoria: trattenuto la notte in osservazione all’ospedale di Mestre l’uomo di 38 anni è stato dimesso il giorno dopo.

Nella notte fra lunedì e martedì la polizia ha condotto numerose perquisizioni domiciliari, non solo nel veneziano ma anche nel padovano e nel trevigiano, a carico di esponenti di spicco o di emuli della Mala del Brenta. La strategia adottata dai sei banditi incappucciati e quasi di sicuro riparati dai giubbotti antiproiettile, ricalca il modello messo a punto negli anni Ottanta, prima dai colonnelli poi dai luogotenenti di “faccia d’angelo”, mutuato quindi, negli anni Novanta anche in maniera rozza e maldestra, dagli “eredi poveri” di Maniero, ovvero quei giostrai che spesso e volentieri, divisi in batterie riconducibili a precisi clan familiari, si sono suddivisi il territorio fra il Veneto orientale e il Friuli. Immancabile nelle imprese delle “bande dei blindati” l’utilizzo non solo di armi da guerra come kalashnikov e bazooka, ma anche e soprattutto di una quantità considerevole di esplosivo.

Monica Andolfatto

Assalto al portavalori, vertice in Procura a Pordenoneultima modifica: 2008-02-22T12:39:50+01:00da sagittario290