Fiumicino, serve un’Authority per la sicurezza
di Alessia Marani – mercoledì 02 gennaio 2008, 07:00
Stefano Vladovich
A. A., classe 1924, alle undici di sabato mattina girava tranquillamente alla guida della sua Hyundai Athos tra terminal e piste. Confuso dalla giungla di cartelli attorno all’aeroporto, deve avere imboccato una traversa sbagliata fino a sbucare davanti al varco numero 1 sorvegliato dal personale della Guardia di Finanza. Nessuno lo ha fermato, nessuno ha chiesto i suoi documenti. L’anziano è così riuscito ad accedere senza alcun problema all’area «superprotetta». «Che volete da me? – ha chiesto sbigottito agli agenti che l’hanno bloccato – Devo andare al mercato del pesce. Non è Fiumicino questa?». Senza patente e carta d’identità, l’arzillo vecchietto è finito negli uffici della Polaria. Una commedia degli equivoci che scoperchia il pentolone bollente fatto di carenze e buchi all’interno del security system del Leonardo da Vinci. «Addirittura esistono ancora cervellotiche disposizioni che fanno in modo che polizia, finanzieri, carabinieri e doganieri si controllino tra di loro perdendo tempo e sprecando risorse – continua Pelliccioni -. Negli ultimi due anni, poi, l’organico della polizia è stato ridotto di 300 unità, né abbiamo più il supporto dei reparti dell’esercito inviati all’indomani dell’11 settembre 2001. Non è servito neppure il pallido tentativo di recuperare uomini affidando ai vigilantes di Adr il controllo di 40 km perimetrali. Beffati anche loro da “Mr Magoo” alla ricerca del capitone per il cenone di Capodanno».