Hanno ritirato i badge e consegnato…

Edizione CITY

18/12/2007

Hanno ritirato i badge e consegnato…

DALL’INVIATO CRISTIANO TARSIA

Pomigliano. Hanno ritirato i badge e consegnato, «sulle linee» – come dicono gli operai in gergo – le lettere di messa in mobilità. Da ieri 85 lavoratori della Fiat sono messi in mobilità o in pensione, dipende dai casi, e non potranno tornare nella fabbrica dove lavoravano da 35 anni. Ancora tensioni allo stabilimento di Pomigliano d’Arco, che venerdì, ricordiamo, chiuderà i battenti per due mesi, per ristrutturazione dell’impianto, ormai obsoleto, e formazione dei lavoratori. Ieri è scattato un provvedimento dell’azienda che ha scatenato un’astensione dal lavoro fulminea, anche se a singhiozzo, degli operai. Il clima è agitato con i sindacati sul piede di guerra. In pratica la Fiat ha messo in mobilità – o mandato in pensione – 85 dipendenti rientranti nell’accordo di giugno: in quella sede, tra azienda e sindacati, si era deciso che per 300 operai, con i requisiti giusti, scattasse a fine anno – cioè in questi giorni – la mobilità. Trecento posti che non verranno rimpiazzati. Ma, ed è l’accusa dei sindacati, ci doveva essere volontarietà degli operai. In 215 hanno aderito all’accordo, mentre altri 85 avevano preferito continuare a lavorare. Ma ieri i capi del personale dei vari settori (lastrosaldatura, verniciatura, montaggio, aree stoccaggio e approvvigionamento materiali) hanno consegnato agli interessati le lettere di licenziamento. Missive recapitate a mano, un quarto d’ora prima della fine dei turni di lavoro. Ritirando nel contempo, sempre improvvisamente, i badge elettronici per varcare i cancelli dello stabilimento. E così operai che da 35 anni lavorano alla catena di montaggio, in quella che una volta era l’Alfa Sud, da questa mattina non potranno più entrare in fabbrica. Anzi, per uscire hanno dovuto chiedere alle GUARDIE GIURATE di aprire cancelli che i «vecchi» conoscono, per dirla con le parole di Franco, operaio messo in mobilità, «meglio della porta di casa mia. È stata un’esperienza choccante, un attacco alla nostra dignità. Ci hanno trattato peggio dei ladri, dopo una vita spesa qui dentro». Qualcuno ha pensato di accettare l’offerta dell’azienda: 7.650 euro, lordi, in totale tra buonuscita e incentivi, preferendo la mobilità a un braccio di ferro con l’azienda. Altri invece si affideranno ai sindacati che hanno messo a disposizione gli uffici legali per iniziare eventuali vertenze giudiziarie. Fatto sta che il clima all’interno dello stabilimento è diventato rovente. Ieri non si è riusciti a organizzare uno sciopero massiccio perché sino a tarda mattinata le lettere dell’azienda erano soltanto voci. Poi concretizzatesi. «Visti gli accordi del 22 giugno – il senso delle lettere – dal giorno 17 i lavoratori con i requisiti verranno messi in mobilità». Solo che i sindacati ribattono che l’accordo dell’estate scorsa era su base volontaria, rigettando in toto, quindi, perché unilaterale, il provvedimento della Fiat. Resta da vedere la protesta che si scatenerà nei prossimi giorni. C’è poco tempo per organizzare iniziative, dato che venerdì la fabbrica chiuderà per due mesi. «E al rientro, il 3 marzo – dice Giuseppe Dinarelli, della Rsu – non sappiamo che clima troveremo. Nell’ultima settimana l’atteggiamento della dirigenza è cambiato, una provocazione continua. E quello che è accaduto in queste ore è l’apice di una situazione cambiata in peggio».

Hanno ritirato i badge e consegnato…ultima modifica: 2007-12-19T11:17:27+01:00da sagittario290