Le bande che percorrono il Paese

Le bande che percorrono il Paese
Data: 13-11-2007

La giornata è iniziata malissimo: un poliziotto, allo stato si ritiene colposamente, per sedare una rissa ha esploso un colpo di pistola che ha ucciso un giovane ventiseienne in una piazzola di sosta. Il fatto è triste, è grave, è umanamente

Domenica 11 novembre 2007 resterà una data scolpita nella memoria collettiva di questo Paese: abbiamo visto per ore e ore il Paese percorso da bande di delinquenti in armi che hanno picchiato giornalisti e cameramen, lanciato sputi e minacce all’indirizzo di poliziotti e carabinieri, assediato caserme delle Forze dell’Ordine, assaltato, incendiato, distrutto impunemente.
La giornata è iniziata malissimo: un poliziotto, allo stato si ritiene colposamente, per sedare una rissa ha esploso un colpo di pistola che ha ucciso un giovane ventiseienne in una piazzola di sosta. Il fatto è triste, è grave, è umanamente doloroso, ma non ha nulla a che vedere con ciò che è accaduto dopo.
Questi nuovi barbari o questi bravi o queste squadracce – come volete chiamarli – sono andati in giro armati di tombini, mazze ferrate, bastoni, col volto travisato, a colpire, rompere, minacciare, come se fossero in guerra contro il resto della società, contro le forze dell’ordine, contro qualsiasi simbolo di organizzazione sociale del Paese.
Per buona parte della giornata hanno tenuto in scacco Polizia e Carabinieri, imperversando nelle città e negli stadi con la loro foga distruttiva: per molte ore l’Italia si è trasformata in qualcosa tra la Roma medievale attraversata dalle scorribande dei nobili e i domini spagnoli secenteschi, percorsi da bande di bravi, se non ci si vuole fermare al ricordo più prossimo delle squadracce fasciste.
Se questo è un Paese democratico deve dare una risposta sola: il ripristino della legalità infranta. Chi viola la legge deve essere individuato e punito senza falsi pietismi e senza ritardi ora più che mai intollerabili: è in gioco la sopravvivenza stessa della convivenza civile e libera. Questi gruppi di violenti non meritano alcuna considerazione commiserativa: il disagio sociale è quello dei poveri che vanno a fare la spesa nei discount o la fila alla Caritas per un pasto caldo o per dei vestiti decenti; è quello di chi smette di lavorare alle cinque e attacca col secondo lavoro come cameriere, aiuto cuoco, lavapiatti per arrotondare il magro stipendio che non basta, non quello di bande di facinorosi che a volto coperto, con spranghe e catene colpiscono chi ritengono loro nemico sia esso poliziotto, carabiniere, giornalista o tifoso avversario.
In Gran Bretagna, patria dell’habeas corpus e per sua fortuna non terra natale di Paolo Cento, gli “hooligans” vengono arrestati e processati direttamente allo stadio e, se condannati, tradotti direttamente in carcere, dove restano per alcuni anni, a seconda delle pene inflitte, senza indulti, prescrizioni, sospensioni o riduzioni di sorta. In Italia è difficile fare un discorso del genere senza passare per reazionario, ma quella legge in Inghilterra l’ha varata il Governo Laburista di Tony Blair.
In questo nostro paese è arduo difendere la legalità, che non è percepita come un valore fondante il patto sociale a base della convivenza civile, eppure è oggi più che mai necessario, prima che il paese scivoli dapprima in una anarchia di tipo feudale e poi in una deriva autoritaria. Chi ama la democrazia deve operare perché essa sia conservata e la sua preservazione passa attraverso la necessaria applicazione delle leggi.
Se esse sono troppe, poco chiare, farraginose, inefficaci, solo apparentemente severe ma nella realtà disapplicate, bisogna tornare a legiferare, governare e amministrare osservando il principio di effettività, secondo cui la legge non è un proclama, ma una regola di funzionamento sociale, necessariamente accompagnata ad una sanzione in caso di disapplicazione. Ma questo è il programma del domani, oggi è necessario usare la massima fermezza nella risposta a ciò che si è verificato domenica perché non si verifichi mai più.
Visto che si è detto che le regole per tener fuori i violenti dagli stadi non sono sempre o tutte applicabili, gli stadi vanno chiusi finquando non si possa garantire la completa sicurezza. Quando verranno aperti, poiché non è giusto che la gente che ha difficoltà a quadrare il bilancio mensile debba pagare le tasse anche per pagare le forze dell’ordine che si preoccupino della sicurezza agli stadi, si obblighino le società di calcio a dotarsi di servizi di guardie giurate che lo garantiscano o gli si imponga il costo finanziario e operativo dell’intervento della polizia. Se i loro bilanci andranno in rosso, potranno sempre diminuire gli stipendi ai vari Puponi che ne possono fare a meno: alla gente normale non può che far bene.
Quanto ai responsabili dei fatti di ieri, si adoperino tutti gli strumenti legali consentiti: si operino perquisizioni nelle sedi e nelle abitazioni di questi “ultras” per cercare le prove, nel rispetto delle norme processuali e di garanzia, ma con fermezza e senza tregua, si identifichino le persone filmate e, e ne ricorrono i presupposti, si adottino le necessarie misure cautelari personali e reali, si sguinzaglino le forze di polizia per indagare su chi ha osato assediare le caserme, simbolo immanente del potere coercitivo dello Stato democratico e si adottino i provvedimenti necessari. Alle autorità inquirenti è richiesto di fare quanto in loro potere per definire i procedimenti in tempi celeri usando gli strumenti processuali a loro disposizione (tra cui, ove possibile, il giudizio immediato) come ai Capi degli Uffici Giudiziari di stabilire per questi processi, nell’ambito del loro potere organizzativo delle priorità, la precedenza nella trattazione.
Solo una risposta compatta delle Istituzioni può far sì che ciò che è accaduto domenica resti un fenomeno isolato. Bisogna evitare nuove situazioni di pericolo per l’ordine pubblico, arrestare e condannare al più presto i colpevoli dei disordini, debellare le bande, chiudere gli stadi fino alla loro “messa in sicurezza”. Se poi qualche parlamentare avrà la buona idea di coniare qualche pena davvero riabilitativa, come ad esempio andare a lavare i piatti alla Caritas, pulire le pudenda ai tetraplegici, spazzare i giardini pubblici non sarà male. Una volta tanto una nuova legge servirebbe davvero a qualcosa.

Gino De Pietro
avvocato

Le bande che percorrono il Paeseultima modifica: 2007-11-14T11:19:54+01:00da sagittario290