Grande fratello bassa sicurezza

(25 ottobre 2007)

ATTUALITA’

Grande fratello bassa sicurezza

di Emiliano Fittipaldi

In Italia è esploso il boom della videosorveglianza: un milione e 300 mila telecamere già piazzate. Ma i reati non diminuiscono. Ecco perché il proliferare di occhi elettronici non riesce a sconfiggere la criminalità. In edicola da venerdì

f948d4db672744bda622efc9dca2df23.jpgDal travet che fa il pendolare al turista mordi e fuggi, chiunque scenda da un treno alla Stazione Termini, esca su via Marsala, prosegua a piedi verso piazza dei Cinquecento e arrivi in via XX Settembre sarà il protagonista inconsapevole di un film. Il suo percorso sarà spiato da circa 200 telecamere, e montando i fotogrammi si potrebbe raccontare tutto quello che l’attore ha fatto: come si è vestito, con chi ha parlato, cosa ha comprato nei negozi, se si è baciato con la fidanzata, cosa ha mangiato seduto al tavolino di un bar. Romani e milanesi, che vivono nelle città più videosorvegliate d’Italia, ogni volta che escono di casa vengono ripresi in media un centinaio di volte.

Tutti i giorni, 24 ore su 24, siamo chiamati in pratica a fare le comparse di una pellicola che, almeno noi, non vedremo mai. “Secondo le ultime stime prudenziali che abbiamo fatto, oggi in Italia ci sono un milione e trecentomila impianti”, dice Mario Giolfo, amministratore delegato di Comerson e responsabile del settore video dell’Anciss, l’associazione che raccoglie le imprese che ‘vendono’ sicurezza. Una telecamera ogni 46 abitanti, un record che testimonia il dilagare della videosorveglianza. “Ormai abbiamo superato i francesi, ma siamo ancora lontani dagli inglesi, che staccano tutti con quattro milioni di occhi elettronici”.

Sindaci, assessori, poliziotti, direttori di banca, commercianti e cittadini. Tutti vogliono telecamere per difendere strade e parchi, metropolitane e il giardino dietro casa. I sistemi vengono pubblicizzati come la panacea della sicurezza: il nuovo mezzo tecnologico che può stroncare il terrorismo, ridurre rapine e furti, dimezzare le aggressioni e le violenze. Ma la rinuncia alla privacy, implicita nella diffusione smodata del metodo, è davvero compensata da una maggiore sicurezza?

La videomania ha rimpinguato le casse delle aziende e creato un Far West degli occhi elettronici, ma la percezione della tutela personale non è affatto migliorata. Le strade italiane sono considerate sempre più pericolose (Istat), le rapine ai passanti e i reati predatori sono in crescita continua (come segnala l’ultimo ‘Rapporto sulla sicurezza’) e persino nelle stazioni ferroviarie, dove tra impianti della Polizia e delle Fs si contano oltre decine di migliaia di telecamere, le denunce dal 2005 al 2006 sono in netto aumento: nessuno si mette la briga di visionare decine di ore di immagini per un borseggio o uno scippo. Per non parlare degli assalti alle banche e agli uffici postali, obiettivi prediletti della criminalità nonostante l’80 per cento delle strutture sia controllata con tv a circuito chiuso.

Eppure, anche se l’effetto dissuasione sembra non funzionare, enti locali e privati continuano a investire milioni. Soldi, spesso, letteralmente gettati al vento: a Genova, come ha scoperto il ‘Secolo XIX’, alcune telecamere del Comune sono state montate per controllare zone calde della città, ma nessuno si è occupato di collegarle alla corrente elettrica. Mentre a Napoli i 10 milioni di euro investiti nel 2004 per monitorare flussi di traffico e l’accesso alle Ztl non hanno ancora creato una rete funzionante. In Europa nessun mercato viaggia meglio del nostro: tra vendita e installazione nel 2006 i big spender, ossia banche, amministrazioni comunali, Ferrovie dello Stato e commercianti hanno speso la bellezza di 375 milioni. Negli ultimi due anni, il trend è in rialzo del 28 per cento, sei volte in più rispetto ai vecchi apparecchi antintrusione e per il controllo degli accessi. Andrea Serri, responsabile italiano del colosso svedese Axis, vende talmente tanto che è restio a svelare i dati ufficiali: “Non vogliamo aiutare la concorrenza, indicandogli dove investire. Noi vendiamo telecamere digitali di rete ad alta definizione molto più efficaci delle analogiche per identificare gli autori dei reati, e abbiamo firmato contratti con oltre 70 municipi”.

In pratica chiunque, quando può, mette una telecamera. Soluzione (presunta) di tutti i mali che ha entusiasmato soprattutto i politici locali: l’aumento degli spioni elettronici nelle aree urbane è direttamente proporzionale alla richiesta di sicurezza da parte dei cittadini. Da Letizia Moratti a Rosa Russo Iervolino fino ai sindaci dei borghi sperduti del profondo Sud, non c’è amministrazione che non prometta il Grande Fratello ai propri elettori. A Militello Rosmarino, vicino Messina, il Comune ha installato telecamere nel cimitero per sorprendere in flagrante un artigiano che da mesi urinava sulla tomba dell’ex sindaco del paese, in vita suo nemico giurato.

Grande fratello bassa sicurezzaultima modifica: 2007-10-26T12:40:00+02:00da sagittario290