Fiat, la privacy vieta le telecamere

Edizione CIRC_NORD

28/10/2007

Fiat, la privacy vieta le telecamere

0030ef92610bd09d1a41aa122ecae2d1.jpgPINO NERI Pomigliano. Giovedì la scoperta delle oltre quaranta Alfa Romeo 159 vandalizzate sulla catena di montaggio della Fiat di Pomigliano. Poco dopo l’azienda torinese ha presentato un esposto-denuncia a magistrati e forze dell’ordine. Ieri i carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna hanno eseguito altri accertamenti. Ma l’inchiesta è complicata ed è resa più difficile dal fatto che nella grande fabbrica metalmeccanica non possono essere installate telecamere. Proprio così: «Lo vieta lo statuto dei lavoratori e la legge sulla privacy», spiegano dagli uffici piemontesi della società automobilistica. Nessun sistema di videosorveglianza, dunque, nessun filmato che possa aiutare gli inquirenti a fare luce su un episodio tanto inquietante. La legge 300 del 1970 è chiara: i lavoratori non possono essere controllati in fabbrica da soggetti esterni o da meccanismi elettronici. Per cui è diventato un vero rompicapo capire chi abbia potuto sfregiare «con uno strumento appuntito», come sostengono i carabinieri, la carrozzeria di decine di autovetture poste sulla catena di montaggio. «Un gesto di questa portata – aggiungono dalla Fiat – che non si era mai verificato». Ci s’interroga su come sia stato possibile danneggiare decine di autovetture, senza che nessuno abbia visto, in un reparto dove lavorano tra gli 800 e i 1200 operai al giorno. «Noi comunque – puntualizza la Fiat – abbiamo una nostra organizzazione di sicurezza negli stabilimenti che per ovvi motivi non possiamo descrivere nel dettaglio». La vigilanza in fabbrica è affidata a una ditta esterna, la Sirio. Uomini in divisa blu sorvegliano i sei varchi dell’impianto. Altri vigilantes girano in bicicletta per lo stabilimento. Sono tutti rigorosamente disarmati perché pure in questo caso lo statuto dei lavoratori è tassativo. Le GUARDIE GIURATE possono camminare armate all’esterno, attorno all’enorme parcheggio, il cui accesso è stato razionalizzato di recente con sbarre elettroniche e transenne. Cos’è, quindi, che giovedì non ha funzionato nel sistema di sorveglianza? Chi ha potuto consumare un gesto così eclatante nel cuore della grande fabbrica napoletana? «Un cretino, un fuori di testa o qualcuno che manovra contro gli operai di Pomigliano in un momento così difficile, un momento in cui non si sa che fine faremo visto che non ci hanno assegnato le nuove produzioni», risponde Domenico Mignano, 42 anni, da 15 operaio sulla catena di montaggio, esponente della neonata cellula di Potere Operaio e del sindacato Confederazione Cobas. Quella di Pomigliano è probabilmente la fabbrica più conflittuale del sistema italiano Fiat-auto. Qui non è passato il sabato lavorativo, ha stravinto il no al referendum per il Welfare e sempre qui Fim, Fiom e Uilm sono ai ferri corti con l’azienda per la faccenda del mancato arrivo dell’Alfa 149, la supercompatta erede della 147. Ora sullo sfondo si staglia l’atto di vandalismo di giovedì. «So – conclude Mignano – che si sono accorti del danneggiamento all’inizio del secondo turno, verso le due del pomeriggio, per cui penso che l’indagine debba essere estesa anche al primo turno». Intanto il deputato di Rifondazione Comunista, Francesco Caruso, ha annunciato che sull’episodio presenterà un’interrogazione parlamentare.

Fiat, la privacy vieta le telecamereultima modifica: 2007-10-29T12:06:23+01:00da sagittario290