Piancone: «I soldi mi servivano per la protesi»

Edizione Nazionale 

Venerdi’ 5 Ottobre 2007

Il gip di Siena ha convalidato l’arresto dell’ex Br che ha sostenuto che il bottino della rapina era per uso personale. Ma nessuno gli crede mentre è aperta la caccia al complice e al basista

Piancone: «I soldi mi servivano per la protesi»

Siena

Arresto convalidato per Cristoforo Piancone, 57 anni, ex membro della Direzione strategica delle Brigate rosse, irriducibile, un ‘duro’ per l’Ucigos che indaga, assieme alla squadra mobile di Siena, sul movente che ha portato l’ex brigatista, assieme ad un complice, a compiere una rapina al Monte dei Paschi di Siena.

È questo il secondo atto concreto dopo che lunedì scorso, in pieno centro storico, due persone hanno assaltato la filiale del Monte dei Paschi, a pochi passi dalla sede centrale della banca senese. Sembrano non bastare, agli inquirenti, le parole di Piancone quando dice che la rapina l’ha fatta «per motivi personali» perchè aveva bisogno di «rifarsi la protesi».

Parole che Piancone ha detto al pm Mario Formisano, durante un interrogatorio notturno, e al gip Bagnai durante l’udienza di convalida. Parole che non convincono e che portano l’Ucigos a definire l’ex br «reticente». Piancone ha poi lasciato il carcere Santo Spirito di Siena con destinazione Biella, sezione irriducibili, dove sono detenuti altri ‘duri’ come Minguzzi e Di Lenardo.

Con la formula ‘indagini a tutto campo’, gli inquirenti fanno capire che l’ipotesi di un autofinanziamento non è abbandonata. Anzi. E le modalità della rapina, assieme al curriculum di Piancone, le armi, le informazioni raccolte fanno pensare che questa sia la pista privilegiata.

LA RAPINA: l’ultima volta che Piancone è stato a Siena è il 1971. Eppure l’ex br e il suo complice si sono mossi benissimo. Sia per arrivare (Piancone non ha risposto a Formisano sul punto) sia per scappare, evitando la strada più semplice bloccata però da una festa di contrada. Piancone e complice conoscevano l’interno della banca: la dotazione di cassetti per ciascuna cassa e l’assenza di sistemi di sicurezza attivi e passivi. Conoscevano anche i turni delle guardie giurate che entrano spesso nella filiale. Sono entrati due minuti dopo l’uscita dei vigilantes.

LE ARMI: quattro pistole, tre semiautomatiche con i caricatori pieni e una vecchia Colt SW. Un armamento che presume la consapevolezza di un possibile conflitto a fuoco. Un particolare in più: una delle Beretta 9×21 era stata rubata a un vigile urbano di Piacenza.

LA FUGA: Piancone e il complice lasciano il motorino rubato acceso accanto alla porta d’ingresso della filiale, con le ruote rivolte nella direzione che consentirà loro di scappare verso il varco delle mura della città. Piancone è seduto dietro, la pistola ben visibile. Il motorino s’incastra in due colonnine spartitraffico: i due scappano a piedi, uno verso est, Piancone verso ovest. La polizia lo insegue, lui si volta, arma la semiautomatica e cerca di sparare agli agenti ma involontariamente inserisce la sicura. Un poliziotto lo placca. È finita. L’identità del complice e di un basista potrà dare una svolta definitiva alla natura di questa rapina. Ma per adesso «restano aperte tutte le ipotesi».

Piancone: «I soldi mi servivano per la protesi»ultima modifica: 2007-10-06T12:30:00+02:00da sagittario290