LA CITTÀ IL DEGRADO

Edizione CITY

27/08/2007

LA CITTÀ IL DEGRADO

Da otto anni non c’è restyling per il giardino comunale Numerosi lampioni spaccati clochard sulle aiuole inaridite

46e2eba6ed4639411b80d2e11dae951e.jpgENRICA PROCACCINI Delle quindici biciclette gialle che sfrecciavano in lungo e in largo per pattugliare i viali della villa comunale di Napoli, oggi se ne contano non più di due o tre. Ai guardiani del parco non resta che andare a piedi, tanto più che l’impianto di videosorveglianza, installato ai tempi del restyling firmato dallo Studio Mendini (fine anni Novanta), non è mai entrato in funzione. Vanno a piedi, ma non sono visibili: in realtà è come se non ci fossero affatto. A otto anni dalla chiusura dei cantieri che hanno cambiato il volto alla passeggiata alberata voluta dai Borbone, la Villa non è più meta privilegiata per napoletani e turisti in cerca di relax e frescura, il rischio degrado è concreto. Il sistema di irrigazione, a causa di alcune perdite nelle tubature, funziona a singhiozzo. Molte aiuole, complice il clima asciutto di quest’estate, appaiono inaridite, precocemente ingiallite. L’acqua finisce nei viali, poi diventa fango e infine polvere. Uno dei cartelli, «divieto di calpestare le aiuole», è disteso sull’erba, proprio all’ingresso del parco, come a prendere il sole. Di alcuni lampioni, design affusolato e led luminoso in cima, non ne è rimasto che il tronco. Statue, fontane e panchine in pietra non sono uscite indenni al passaggio di chi, con incisione o vernice a spruzzo, ha creduto di consegnare alla storia il proprio nome o la manifestazione del proprio amore, più o meno casto. Gli addetti alla sorveglianza sono una ventina, divisi in tre turni per coprire l’intera giornata, dalle 7 del mattino a mezzanotte. Nelle ore notturne entrano in azione i VIGILANTES. Sospesi tra chi li dipinge come dei fannulloni e chi li giudica troppo zelanti (vecchio refrain di quei pochi che vengono colti in fallo), i sorveglianti lamentano di avere le armi spuntate. Senza neanche una divisa, solo una fascia azzurra al braccio, non esercitano un grande effetto deterrente. Ma non hanno la possibilità di fare o minacciare contravvenzioni. In casi estremi devono chiedere l’intervento dei poliziotti o dei vigili. Ma per le aiuole calpestate o i bisogni dei cani non rimossi, non vale la pena distogliere gli uomini della questura. E tutto sta al buon cuore dei trasgressori. Gli habitué della villa sono (o meglio, erano) le famiglie, gli anziani, i bambini, che hanno a disposizione tre piccole isole con scivoli e altalene. Da qualche tempo sono moltissimi gli immigrati, soprattutto dell’Est ma non mancano i nord-africani, che popolano stanzialmente le aiuole. E nei giorni festivi via libera ai pic-nic in piena e assoluta libertà. Il risultato? Cartoni, cartacce, rifiuti, fontane che diventano piscine popolari e cespugli che offrono comode ritirate all’aperto. Emarginati, sbandati, clochard, italiani ed extracomunitari. Insomma territorio di tutti e di nessuno, dove la legalità resta solo una parola. Altro che giardini monumentali. Critici i gestori degli chalet, che alla villa offrono l’ingresso dal lato lungomare, che lamentano scarsa sorveglianza e troppi scippi. «Siamo ostaggio dei violenti, quasi ogni giorno assistiamo a rapine».

LA CITTÀ IL DEGRADOultima modifica: 2007-08-28T11:25:00+02:00da sagittario290