Pensioni e lavori usuranti, parte la corsa per entrare nella lista

22/7/2007 (8:50)

Pensioni e lavori usuranti, parte la corsa per entrare nella lista

Dalle maestre ai vigilantes, tutti spingono per evitare gli scalini

RAFFAELLO MASCI

ROMA

E quali saranno i lavori usuranti? Dopo il varo dell’accordo sulla riforma previdenziale, è iniziato l’assalto alla diligenza: stressati, mobbizzati, frustrati e oggettivamente disagiati, si apprestano a bussare a quell’empireo ristretto – un milione e quattrocentomila persone – che potrà andare in pensione a 57 anni. I poliziotti privati, per esempio, insieme agli insegnanti di scuole pubbliche e ai lavoratori agricoli, sono destinatari di altrettante proposte di legge per un inserimento tra le categorie esposte a forte usura. Ma l’accordo sottoscritto da governo e sindacati – come spiega il segretario generale aggiunto della Cisl Pierpaolo Baretta – stabilisce criteri assai rigidi per definire cosa sia (e cosa non sia) lavoro usurante, con l’obiettivo di impedire l’allargamento a piacere delle maglie.

«I lavori usuranti – dice Baretta – sono definiti da tre parametri fuori dai quali non si può andare. Il primo è costituito dal cosiddetto decreto Salvi del ‘99, che elenca una serie di mansioni in maniera molto dettagliata: per esempio i lavori delle cave, quelli di miniera, quelli in cassoni di aria compressa, quelli esposti ad alte temperature, quelli del vetro cavo, e così via. Un elenco chiaro, sul quale quindi non possono esserci dispute. Il secondo criterio parla di “lavoratori considerati notturni ai sensi del decreto legislativo numero 66 del 2003”. E anche in questo caso la gabbia è rigida. Si spiega molto bene, per esempio, che lavoro notturno è quello che si svolge tra le 22 e le 6 del mattino secondo una determinata turnazione, e si danno poi una serie di ulteriori specificazioni.

Poi c’è il terzo criterio, che costituisce la novità di questo accordo e parla di lavoratori addetti a “linea-catena” – a quella cioè che una volta si chiamava “catena di montaggio”, con una formula oggi ritenuta impropria – definiti secondo tre elementi chiari e precisi. Quindi noi sappiamo perfettamente a quali lavoratori si applica questa ulteriore definizione: metalmeccanici, in buona parte, e alcuni comparti del tessile, specie quello della moda». I lavori usuranti contenuti nel decreto Salvi configuravano una platea di 320-350 mila lavoratori. L’aggiunta dei lavori notturni ma, soprattutto, dei lavori usuranti di nuova definizione (quelli a catena) danno ora il grosso dell’apporto numerico (solo quelli definiti dal terzo criterio – si calcola – sarebbero almeno settecentomila) per raggiungere soglia 1,4 milioni.

Non ci dovrebbe essere, quindi, secondo il sindacato, alcun contenzioso di merito. Tuttavia, affinché non sorgano dubbi dell’ultima ora, quando l’accordo sindacale verrà recepito da un provvedimento legislativo, nel settembre prossimo, si procederà – così come è avvenuto per il decreto Salvi – ad una tabella di dettaglio che metterà nero su bianco tutte le categorie interessate. «L’elenco dei lavori usuranti è talmente chiaro a tutti noi – dice ancora Baretta – che ci è stato possibile arrivare ad una stima numerica precisa sulla quale non c’è stata alcuna controversia né da parte nostra, né dell’Inps e neppure del Tesoro. L’ipotesi poi che alcune categorie, come si dice, “ci provino”, non possiamo escluderla, ma le loro istanze saranno respinte perché, appunto, i criteri sono quelli che sono».

Il vincolo, in realtà, è dato anche dai numeri, a cominciare dal tetto di spesa, fissato in 2,9 miliardi nel decennio. Quei 1,4 milioni di lavoratori interessati da questa normativa, poi, sono circa l’8% dell’intera platea dei lavoratori dipendenti (16 milioni). Ora, ogni anno, di questi lavoratori ne vanno in pensione circa 200 mila, la metà per vecchiaia (raggiunti limiti di età) e l’altra metà per anzianità (raggiunto il tetto contributivo). Di quest’ultima categoria fanno parte i lavoratori «usurati» e l’8% di questo insieme va a formare quel totale di 8-9 mila pensionati l’anno per lavori usuranti a cui hanno fatto riferimento nei giorni scorsi tutti i tecnici che hanno seguito la trattativa. Una cosa però va chiarita: per tutti i lavoratori, usurati o no, resta sempre la possibilità di andare in pensione dopo 40 anni di contributi, senza vincolo di età. Critiche arrivano invece da Daniele Capezzone, presidente della Commissione attività produttive della Camera. «Anche sul piano dei lavori usuranti, si rischia di aver aperto un vaso di Pandoranon più controllabile nè gestibile. Ci sarebbe quasi da ridere, se non si trattasse di una cosa gravissima».

Pensioni e lavori usuranti, parte la corsa per entrare nella listaultima modifica: 2007-07-23T11:25:00+02:00da sagittario290