Le guardie ladre

 CRONACA

23/6/2007 (8:13)

Le guardie ladre

Quattro vigilantes Mondialpol arrestati. Un bottino che supera i 3 milioni di

MASSIMO NUMA

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«…In data 11 ottobre 2006, dopo mezzogiorno, viene segnalata una rapina a danno di un furgone portavalori della Mondialpol avente come sigla “Mike 40”. Il colpo ha fruttato la somma di 979.918,76 euro più 145.449,45 euro in assegni…». Le prime righe dell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Diamante Minucci (pm Roberto Sparagna), neanche fosse un romanzo, raccontano l’inizio di un’indagine, durata otto mesi, che ha portato in cella, da marzo sino a oggi, la guardia della Mondialpol Maurizio De Agostini, 33 anni, originario di Olbia, casa a Torino.

Aveva simulato una rapina, in via Livorno, e stavano progettando un’altra impresa analoga. Poi altri tre colleghi: Giovanni Nocca, 47 anni, di Gassino (Torino); Andrea Romano, 32 anni, e Gian Luca Ruozi, 33 anni, entrambi di Torino. Quindi il capo, Giovanni La Montagna, 42 anni, di Casalnuovo di Napoli, residente in un alloggio nel quartiere Campidoglio, in via Nicola Fabrizi, a un passo dalla sua bottega. Poi Vittorio Turco, 58 anni, di Palermo, e alloggio a Mirafiori.

Infine il commerciate d’auto Giuseppe Dimitri Normanno, 42 anni, di Orbassano e la sua compagna, titolare di una stazione di servizio nella prima cintura con l’accusa di favoreggiamento. Le accuse: furti, la rapina simulata, le rapine, l’associazione per delinquere. Bottino ingente: 3 milioni. In parte investito in case, barche di lusso (due: una ormeggiata a Sanremo, l’altra in Costa Azzurra). In giro, ancora 200 mila euro in contanti. Nascosti nella cassaforte della gang, una baita nel Canavese, a Cantoira. Con le banconote sigillate in buste di plastica a prova di umidità. Decine di colpi. Se l’assalto di ottobre è il cammeo di una lunga, calda, stagione, c’è la serie di furti ai bancomat messi a segno tutti in una notte dell’ottobre 2005. Giò e il suo braccio destro, Vittorio Turco, ne svuotano 11 in poche ore, tutti della San Paolo. Bottino: un milione e 280 mila euro.

Il capo della sezione anti-rapine, Luigi Mitola: «Dire che è stato facile, non risponderebbe al vero. E’ stato un lavoro paziente. Gente preparata, che non usa mai la violenza. Non hanno lasciato una sola impronta sui bancomat, né sul furgone. Ma incrociando i dati dei tabulati telefonici…». Già. Perché quella rapina in via Livorno era sembrata subito molto strana. Maurizio De Agostini aveva – drammaticamente – raccontato che «era stato avvicinato da uomini che lo minacciavano con un ordigno… quindi armati di pistola. Legato e immobilizzato». In pieno giorno, vicino al market «Dora», un centro commerciale della zona.

Neanche un testimone. Commette un errore fatale, una telefonata brevissima, partita dal suo cellulare, diretta a una sua amica. Proprio durante la rapina. I tempi che non coincidono e ci sono altre bizzarre contraddizioni. Le indagini partono così, nel massimo riserbo. Spunta la diabolica figura di Giovanni «Giò» La Montagna. Chiuso tutto il giorno nella sua bottega di via Nicolò Fabrizi, «Il Mago delle chiavi». A lui le guardie avevano affidato le chiavi, per il tempo necessario a produrre i calchi. Lavoro di fino, di altissimo valore. Il resto è stato facile. La gang segnalava i bancomat e le casse continue appena rifornite dagli uomini in divisa, alla guida dei furgoni bianchi con la striscia blu. E loro passavano all’azione, puntando ai «tesoretti» non sorvegliati dalle telecamere. Un bel rompicapo per la polizia.

Sergio Molino, il capo della mobile: «La rapina simulata ha aperto un mondo da esplorare. E’ gente tutt’altro che sprovveduta. Se fossero stati appena più prudenti, forse, sarebbero riusciti ad evitare le manette». Un fiume di soldi facili. Banconote da spendere. Donne e champagne. Ma anche la cucina nuova e un viaggetto al Sud con famiglia. Sponsorizzato dai bancomat della San Paolo.

Le guardie ladreultima modifica: 2007-06-24T12:15:00+02:00da sagittario290