Il capobanda, re delle chiavi passepartout

CRONACA
 

23/6/2007 (8:18) – PERSONAGGIO

Il capobanda, re delle
chiavi passepartout
Giovanni la Montagna detto Joefb310c170bcfab6efc97ff78ddcc7cd7.jpg
MASSIMO NUMA
TORINO
Quella notte, eh, che botta! Non ci prenderanno mai». Si credevano furbi, le guardie giurate della Mondialpol. Astutissimi. Fitte conversazioni al telefono, ma cambiavano continuamente le Sim, rigorosamente anonime, e pure gli apparecchi. Maurizio De Agostini, il più scaltro ma ora anche il pentito («Lo è nel profondo – dice l’avvocato di fiducia, Savino Bracco – e la sua famiglia era completamente all’oscuro della sua doppia vita»), ora agli arresti domiciliari, di telefoni, ne aveva sette. Le intercettazioni raccontano un mondo dai due volti: si parla di rate per i mobili, del ferro da stiro rotto («E mo’ come si fa con quello che costa!», di donne da invitare nel circolo privato di strada Cebrosa, una specie di night, frequentato da giovani donne dell’Est. E’ un modello di vita da svippati alle prese con tante voglie da realizzare, con i soldi delle banche e dei market. Champagne e moto da «176 cavalli, con 8, 9 mila la porti via, porca di una t…Basta aspettare il prossimo». Il prossimo colpo. Grazie alla mente raffinata di Giovanni La Montagna, l’Aladino della lampada, il «mago delle chiavi». Tipo serio. Alla sua gang in divisa, riservava solo il tempo necessario a concordare i piani. C’era un alloggio pied-a-terre nel quartiere Campidoglio, vicino alla «bottega delle chiavi». Per il resto, vite separate.

Dal calco delle chiavi dei bancomat, era capace di tirare fuori un capolavoro assoluto. «Nel Nord, artisti come Giò, ce ne sono un paio. Copie perfette le sue, irriconoscibili anche per gli esperti». La Montagna, «Joe» o «Giò» per gli amici, aveva fiutato l’aria cattiva e stava per sparire: preso sull’autostrada, a Pinerolo, con i documenti (veri) intestati a un ignaro cittadino, la patente nautica e il badge elettronico per varcare i cancelli di Portosole a Sanremo: lì, ormeggiato, c’era il suo motoscafo d’altura, 10 metri fuori tutto, pronto a partire per chissà dove. Cioè la Francia. Stupito, quando s’è visto circondato dagli agenti della mobile. Ma anche ammirato: «Mi bastavano ancora un paio d’ore…siete stavi bravi», ha detto sconsolato. Niente hawajane, niente spiaggia. La sua compagna c’è rimasta ancora più male.

Le altre guardie Mondialpol Gian Luca Ruozzi, Andrea Romano e Giovanni Nocca hanno biografie brevi. Bastano un paio di righe. Incensurati, sposati, figli, mutui da pagare, le vacanza al mare in pensione ad agosto. E il mito dell’auto nuova, dei vestiti alla moda, delle donne da night. Con ruoli di grande responsabilità. Sono «operatori». Organizzano lo spostamento dei carichi di denaro. Vecchi amici ed ex dipendenti della Ivri, società di vigilanza chiusa dopo un paio di scandali da brivido. Altre intercettazioni. Guardia A: «Ma che fai?…Mi chiudi in faccia il telefono?». Guardia B. «Nooo…è la questura che rompe i c…non capisci un c…ti ho detto che non dovevi mai dire quelle cose a questo c…di telefono…». Guardia A.: «Ma io non ho detto niente, niente che si potesse capire. L’ho detto in un modo che…». Miracolati da un improvviso benessere. Guardia: «…I mobili della cucina quando arrivano, eh fate presto, ho pagato in contanti…». Mobiliere gentilissimo: «Non si preoccupi, ce ne fossero, di clienti come lei».

Il capobanda, re delle chiavi passepartoutultima modifica: 2007-06-24T12:35:00+02:00da sagittario290