Inchiesta/ Dopo la morte di Vanessa, ecco l’inchiesta di Affari…

CRONACHE

Lunedí 07.05.2007

Inchiesta/ Dopo la morte di Vanessa, ecco l’inchiesta di Affari sulla sicurezza della metro di Roma… e come un viaggio può diventare un incubo

ROMA

Due zingarelle sgattaiolano tra le persone accalcate in banchina, sbirciano nelle tasche, nelle borse e poi si infilano in un vagone fermo alla stazione “Spagna”. Un ragazzo dall’aria circospetta schizza fuori da uno scompartimento e imbocca la lunghissima scala mobile che sale verso “Repubblica”. Un padre prende un treno a “Castro Pretorio” con il figlio e lo invita deciso a farsi tutta la carrozza avanti e indietro a mano aperta e tesa verso i passeggeri. Storie di quotidiana disperazione che talvolta sconfina nella piccola criminalità. Storie metropolitane e di metropolitana. Storie che a volte diventano tragedia, come nel caso di Vanessa.

Il sottosuolo di Roma ogni giorno accoglie 800mila persone. Due linee ferrate che entro un decennio diventeranno quattro. Proprio come il numero di istituti di vigilanza privata che si occupano della sicurezza dell’underground e della tratta di superficie che fa la spola con Ostia Lido: Security Service, Italpol, Mondialpol e Metronotte-Città di Roma. Appena 450 guardie giurate che fanno turni giornalieri da otto, nove ore o anche più. Poco formate e soprattutto impossibilitate ad intervenire fisicamente per bloccare un borseggiatore o persino una piccola rom.

La legge, infatti, non assegna ai vigilantes prerogative e funzioni proprie di un corpo di polizia. Nella metro sono chiamati a proteggere beni mobili e immobili. Non spetta loro difendere direttamente i passeggeri. Le guardie giurate dunque non possono bloccare o arrestare nessuno, se non in piena flagranza di reato. Esattamente come sarebbe autorizzato a fare qualsiasi privato cittadino: lo dice l’articolo 383 del Codice di procedura penale, ma sembra un po’ poco per gli angeli custodi del nostro pendolarismo quotidiano.

“E’ stata potenziata la videosorveglianza, che è risultata importante per risolvere il caso di Vanessa – dice ad Affari Vincenzo Del Vicario, segretario generale del Savip, sindacato autonomo dei poliziotti privati – Ma non basta. Il prefetto Achille Serra dovrebbe emanare un decreto, un’ordinanza che conferisca poteri più ampi ai vigilantes in modo da farne un corpo sussidiario di sicurezza. Ci vogliono prerogative più forti e formazione. Qualcuno ha detto che anche nell’episodio di Vanessa le guardie giurate potevano intervenire, ma probabilmente loro non lo sapevano neppure. Bisogna investire di più nella professionalità di questi operatori”.

Oppure fare in modo che la polizia passi più tempo a sorvegliare all’interno della metro. “Perché non pensare ai poliziotti di quartiere sottoterra? – si chiede Del Vicario – Facciamo l’esempio di un ubriaco molesto o di due alcolizzati che litigano tra loro spaccandosi bottiglie di vetro addosso: se noi usiamo la pistola, quasi sempre finiamo nei guai con la giustizia; non abbiamo manganelli e possiamo fare qualcosa solo attrezzandoci di guanti antitaglio che però non aiutano granché”.

La polizia ha una postazione fissa nello snodo centrale della stazione “Termini” ma in periferia è il deserto o quasi. “Se poi si va a ‘Piramide’ e si prende un treno verso Ostia dopo le 10 di sera, ti accorgi che è un Bronx”, racconta il sindacalista.

Met.Ro., la società che gestisce le linee dell’underground romano, si difende: spendiamo 20milioni di euro l’anno per la sicurezza e nel 2006 sono stati effettuati quasi 58mila interventi di prevenzione. Entro luglio, poi, arriveranno i nuovi tornelli elettronici che renderanno i varchi totalmente impermeabili a chi non detiene un titolo di viaggio. “Sì, ma è sufficiente che il sospetto delinquente o l’accattone (il regolamento vieta le elemosina nel metrò, ndr) esibisca un biglietto e noi non possiamo più toccarlo”, spiega Del Vicario.

Il presidente di Met.Ro. Stefano Bianchi ribatte ad Affari: “Abbiamo investito 9mln sulle tecnologie per la sicurezza e, come si è visto, nel caso di Vanessa sono servite. I nuovi tornelli saranno un deterrente e aiuteranno le nostre guardie giurate. Certo, mi rendo conto che questo non basta”. La gara d’appalto per il servizio di vigilanza è prevista nel 2008. “Se l’azienda avrà più fondi – aggiunge Bianchi – si potranno rinforzare le presenze, ma molto dipenderà anche dagli enti che con noi fanno i contratti di servizio. Già oggi i vigilantes sono la nostra seconda voce di spesa”. Del Vicario però incalza: “Ce ne vorrebbero almeno altri 400”.

La normale turnazione delle guardie giurate permette di coprire le 24 ore. Eppure nel 90% delle stazioni c’è un solo operatore. L’eccezione, come al solito, è Termini che può vantare una decina di poliziotti privati per turno . I quattro istituti di vigilanza sono costituiti in Ati (Associazione temporanea d’imprese, ndr), dunque si dividono l’appalto al 25%. Fino al 2001, invece, c’era solo la Security service che poi fu estromessa dal servizio e reintegrata nel luglio 2005 a seguito di un ricorso alla giustizia amministrativa. Il suo coordinatore per la sicurezza nella metropolitana, Augusto D’Achille, spiega ad Affari: “Sottoterra l’utente è considerato un bene aziendale, dunque abbiamo un margine di intervento. Un margine però molto piccolo, limitato alla flagranza”.

Capitolo videosorveglianza: come funziona il sistema di telecamere che ha permesso di identificare la romena Doina Matei, indagata per la morte di Vanessa, e la sua amica? In ogni fermata metro c’è un gabbiotto nel quale si controllano le immagini della stazione. Il vigilante va in giro e tiene d’occhio l’intera area della stazione stessa. L’operatore Met.Ro. in cabina può chiamarlo a intervenire in caso di bisogno. Tutte le sequenze della rete metropolitana arrivano nel frattempo alla Dco (Direzione centro operativo, ndr) che si trova sotto “Termini”: è il nodo di coordinamento che “salva” le immagini negli hard disk in digitale, le studia e le tiene eventualmente a disposizione della polizia e dell’autorità giudiziaria. “Un sistema di doppio controllo molto efficace”, riflette D’Achille. “Sì, ma l’unica soluzione contro certi crimini sarebbe avere dei vigilantes che si muovono in coppia salendo e scendendo dai convogli in movimento. Guardie giurate che cambiano treno ad ogni stazione”, aggiunge Del Vicario.

Sarà, ma intanto i vigilantes sono pochi e con scarsissime possibilità di intervento. Uno strattone, una mano nella borsa, una lite: viaggiare in metro è routine che può trasformarsi in incubo.

Ulisse Spinnato Vega

AFFARI ITALIANI

Inchiesta/ Dopo la morte di Vanessa, ecco l’inchiesta di Affari…ultima modifica: 2007-05-08T22:10:00+02:00da sagittario290