Guardie Giurate Online

Assalti a banche e portavalori, 17 arresti


 

(09 maggio 2007)

Dal 1997 ad oggi si sono divisi più di 3,3 ml di euro

Assalti a banche e portavalori, 17 arresti

Saverio Occhiuto

Per dieci anni hanno seminato il terrore Nella gang esponenti abruzzesi e romani

PESCARA. Non hanno mai ucciso nessuno, ma erano dei «duri». In dieci anni di rapine messe a segno tra Pescara e Chieti, con assalti a mezzi portavalori, banche, supermercati hanno terrorizzato impiegati, ostaggi e guardie giurate. Qualche volta volavano calci e pugni. Spesso gratuitamente. E poi le armi: Kalashnikov e fucili a pompa, candelotti di dinamite, pistole di grosso calibro. Ora 14 dei 17 componenti della banda sgominata dai carabinieri dei Ros e del Nucleo operativo sono finiti in carcere su ordine dei pm di Chieti e Pescara. Gli altri tre agli arresti domiciliari.
Si tratta del gruppo romano-abruzzese già in parte identificato nel settembre scorso dai carabinieri dopo il colpo spettacolare di Dragonara: l’assalto a un portavalore dell’Ivri che fruttò alla banda un bottino di quasi due milioni di euro. Era il 3 febbraio del 2006 e per la prima volta gli inquirenti si trovarono di fronte ad una scena da set cinematografico davvero insolita per il “mite” Abruzzo: auto incendiate, il furgone portavalori sventrato con l’uso di potenti seghe elettriche, lunotti e carrozzerie anti-proiettili tappezzati dai fori dei Kalashnikov. Tutto vero, non era un film. Il 27 settembre del 2006 la svolta. I carabinieri del Nucleo operativo e dei Ros chiudono il cerchio attorno ai componenti della banda. Finiscono in carcere in otto, e tra loro c’è anche una vecchia conoscenza: il pescarese Massimo Ballone, ex “banda Battistini” e Franco Perfetti, una guardia giurata in pensione. C’è il commerciante ambulante Paolo De Luca, anche lui pregiudicato pescarese; Nino Mancinelli, di Cappelle sul Tavo, nullafecente, pregiudicato. C’è anche il romano Antonio Rutigliano, detto “Rudy”. Poi Cosimo Nobile, più noto come “Mimmo”, di San Giovanni Teatino; Luigi Santillo e Alessandro Sammassimo, che non figurano però nei nuovi ordini di custodia cautelare e ai quali gli inquirenti attribuiscono un ruolo più marginale. Sarà l’arsenale scoperto durante le perquisizioni a consentire ai carabinieri di risalire alle altre 17 rapine compiute dalla banda dal 1997 ad oggi, con un bottino quantificato in oltre 3,3 milioni di euro, e di allargare il cerchio dei responsabili. Nei covi della banda vengono scoperti mitragliatori Kalashnikov, fucili a pompa, pistole e revolver (alcune delle quali sottratte alle guardie giurate durante gli assalti), giubbetti antiproiettili, candelotti di dinamite, coltelli. Con l’operazione «ultimo minuto», i militari del Ros e del Nucleo operativo sventano anche un nuovo assalto a un portavalori che il gruppo aveva programmato di compiere proprio nell’imminenza degli arresti. Da qui il nome dell’operazione «ultimo minuto». Durante le 17 rapine messe a segno in questi dieci anni nell’area Chieti-Pescara, i componenti della banda si alternano. Si tratta di gente esperta, che ha grande dimestichezza con le armi e l’esplosivo. L’età media è alta: il più giovane ha 35 anni, il più anziano 61. Ma agiscono tutti con violenza, puntando a generare sempre un clima di terrore una volta fatto irruzione con il loro arsenale nelle banche e nei supermercati: coltelli puntati alla gola dell’ostaggio, qualche colpo sparato in aria; calci e pugni quando serve. Le perizie balistiche effettuate dai carabinieri dei Ris (i reparti investigativi speciali), consentono agli inquirenti di risalire ai responsabili del colpo di Dragonara e da qui alla lunga scia di rapine che ha preceduto l’assalto al furgone portavalori dell’Ivri. I carabinieri vengono a capo anche dei “vincoli” che legano il gruppo romano a quello abruzzese. In qualche caso di vera amicizia. Il 46enne romano Claudio Miranni, ad esempio, è stato testimone di nozze del commerciante ambulante pescarese Paolo De Luca. Difficile capire chi fosse davvero il capo, quasi un club dalla struttura “orizzontale” in cui ognuno aveva un ruolo preciso. Auto di lusso, viaggi, investimenti in attività commerciali. Gran parte dei soldi frutto delle rapine vengono spesi così. Con un unico particolare “romantico”, se così si può dire, di questa storia fatta soprattutto di violenze: la banda aveva costituito un fondo sociale per aiutare i familiari dei componenti nel caso in cui qualcuno del gruppo fosse finito in carcere. Ora spetta al reparto operativo dei Ros e alle ulteriori perizie balistiche sulle armi scoprire un altro aspetto della vicenda, e cioè se il gruppo abbia agito anche nel Lazio per “ricambiare” in qualche modo i romani delle loro trasferte in Abruzzo. Le tracce seguite sino ad oggi dalle procure di Chieti e Pescara che hanno firmato simultaneamente i 17 ordini di custodia di custodia cautelare (i pm Falasca e Bellelli), si fermano infatti alle 17 rapine messe a segno in Abruzzo. Un ruolo nelle indagini è attribuito anche alle collaborazioni fornite da due degli arrestati: l’ex guardia giurata di Pescara Franco Perfetti, 55 anni, e Nino Mancinelli, noto anche come “caffettino”, di Cappelle sul Tavo. Ma a tradire la banda è stato soprattutto il bossolo di Kalashnikov rinvenuto a Dragonara, sul luogo dell’assalto al furgone dell’Ivri; così come la perizia ricostruttiva della matricola abrasa su una delle pistole rinvenute durante l’operazione del settembre 2006. Si tratterebbe infatti di una delle armi sottratte durante il colpo di Dragonara ad una delle guardie giurate di scorta al furgone portavalori pieno di soldi.

Assalti a banche e portavalori, 17 arrestiultima modifica: 2007-05-10T19:35:00+02:00da