TORINO: La doppia vita dei metronotte Mondialpol

TORINO CRONACA

SABATO 10 MARZO 2007

il caso

LUDOVICO POLETTO

In due anni un bottino si oltre due milioni di euro

TORINO: La doppia vita dei metronotte Mondialpol

Arrestate altre tre guardie giurate

I colleghi: ci volevano morti

Gli «infedeli» facevano gli amiconi. E dicono che qualche collega abbia pianto mentre i poliziotti della sezione Antirapine della Mobile li portavano via in manette. Ma dicono anche che la stragrande maggioranza abbia trattenuto a stento la rabbia: «Quelli ci volevano fare ammazzare. Tutti». Altro che amici. Mondialpol: il grande scandalo delle guardie infedeli non è terminato. E dopo l’arresto l’altro giorno di Maurizio De Agostini, l’autista del furgone rapinato ad ottobre in pieno centro a Torino, adesso in carcere sono finiti altri tre uomini in divisa: tre «Guardie giurate particolari», come sentenzia la burocrazia. Prima di tutto i nomi: Gian Luca Ruozzi, Andrea Romano e Giovanni Nocca. Non sono semplici «guardie», di quelli che passano le giornate su un furgone blindato o dietro la porta a vetri di un istituto bancario. Sono «operatori», verrebbe da dire «responsabili», quelli che dirigono ed organizzano lo spostamento dei «plichi», dei soldi.

Tra loro De Agostini c’è un comun denominatore: sono tutti ex dipendenti della Ivri, società di vigilanza chiusa dopo uno scandalo di qualche anno fa. Li hanno arrestati nell’ambito dell’inchiesta per l’assalto di ottobre e che ha reso quasi un milione di euro. Ma c’è dell’altro in questa vicenda. Molto altro. Tanto per iniziare c’è una strabiliante serie di furti a bancomat messi a segno tutti in una notte. Quella del primo weekend del mese di ottobre del 2005. In poche ore ne vennero svuotati undici: totale del bottino un milione e 280 mila euro. Una montagna di soldi: banconote facili da smerciare, riciclare, investire o semplicemente ripulire depositandole su conti correnti bancari. Un colpo di una sfrontatezza incredibile, fatto con chiavi false per aprire le casse blindate, e furgone blu con al scritta bianca «Mondialpol» sulle fiancate per non farsi notare.

Con i quattro c’è anche un’altra persona finita in manette, ma il nome è tenuto segretissimo da procura e Squadra mobile. Lui non indossa la divisa: ma era nella banda degli agenti infedeli. Era il «consigliere», l’esperto di colpi. All’appello però, mancherebbero ancora altre persone. Almeno altre tre, si dice, che hanno avuto a che fare con l’assalto di via Livorno, a due passi da un mega centro commerciale. «Ci volevano far sparare quei bastardi. Ci volevano morti per gonfiarsi il portafoglio», si sfogano adesso gli uomini con la 38 in fondina. Che dicono sì, è vero, «su di loro c’erano un sacco di chiacchiere, di pettegolezzi». Di più, però, non vogliono aggiungere. Si limitano ad alzare il pollice della mano destra chiusa a pugno per dire: «Ok». Meno male che non ci sono più.

E allora conviene vendere che cosa facevano gli «infedeli». Intanto avevano una santabarbara, tutta sequestrata; e avevano soldi nascosti in una valigetta. «Argent de poche» rispetto al volume del bottino messo insieme. Soldi per le «piccole spese», cento o centocinquantamila euro. La ricchezza improvvisa li aveva resi ancora più sfrontati e spregiudicati. E tutto questo, forse, ha portato alla loro morte. Chiacchiere al telefono, tante, tantissime. E frequentazioni pericolose. Gli uomini del capo della Mobile, Sergio Molino e del responsabile della sezione antirapine, Luigi Mitola, si sono messi sulle loro tracce. Elettroniche. Corda lunga per i sospettati, ma occhi ben aperti. I poliziotti hanno registrato tutto: dialoghi, confidenze, mezze ammissioni. Alla fine sono scattate le manette. Gli infedeli si sono traditi: «Quella notte, eh, che botta! Non ci prenderanno mai».

TORINO: La doppia vita dei metronotte Mondialpolultima modifica: 2007-03-12T12:43:00+01:00da sagittario290