«E’ giusto che questo show vada avanti»


Roma
 

08.02.2007

«E’ giusto che questo show vada avanti»

Calcio e violenza. Uno degli argomenti ricorrenti nel dibattito pubblico italiano, ogni volta che ci sono morti e battaglie a margine di una partita, cosa che nel Belpaese degli ultimi trent’anni si è ripetuta spesso. Una discussione ripartita dopo l’assassinio dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti, venerdì scorso a Catania. Si discute quindi del modello inglese, di come altri Paesi siano riusciti ad eliminare la violenza, se sia giusto far continuare il campionato o servano leggi speciali per regolare lo sport. Intanto, i cittadini cercano di formarsi una loro opinione, e i media commissionano sondaggi da cui risulta che il 57 per cento degli italiani approvano il pacchetto anti violenza del governo e credono che sarà in grado di combatterla, anche se il 40 per cento pensa che l’efficacia sarà minima o nulla. Per quanto riguarda la ripresa del campionato, il 54 per cento è contrario, con un 34 che vorrebbe fermarlo per tutta la stagione e un 20 per cento che vuole uno stop di un mese. Il 43 per cento invece dice che lo show deve continuare, anche se per una metà di loro dovrebbe essere a porte chiuse. Sara, studentessa del Dams incontrata per le vie di Roma, crede che la serie A dovrebbe essere sospesa «almeno per un anno», che il presidente della Lega Calcio, Antonio Matarrese, meriti di essere «cacciato in malo modo» dopo le sue parole sull’inevitabilità della violenza, e che le società debbano «interrompere tutti i rapporti con gli ultrà». Sulle ragioni di questa violenza, la giovane pensa che chi la provoca sia «gente senza arte né parte, che combinerebbe le stesse cose con altri pretesti», quindi in sostanza «il calcio non c’entra niente». Forse la violenza della società nei decenni passati si riversava sulla politica o altri settori della vita quotidiana, ma i morti, poliziotti e civili ci sono sempre stati, anche per motivi “futili”, ma Sara trova comunque «svilente e vergognoso», quello che è successo a Catania, perché «in un Paese da cui viene la squadra campione del mondo e c’è uno dei tornei dove girano più soldi», è assurdo che la gente «muoia alle partite di calcio». Questo, in qualche modo, per la studentessa sembra «simboleggiare la decadenza dell’Italia». La pensa in maniera simile Noemi, secondo cui «il calcio non c’entra nulla con i criminali», ma piuttosto c’è da chiedersi «cosa facciano nella vita questi ragazzi» che causano le violenze, quali possano essere le frustrazioni «che li inducono a comportamenti tanto assurdi». Secondo la donna è «la voglia di apparire, di stare in tv, di poter dire “ero io” ed essere riconosciuti dai propri pari», quasi che essere un hooligan possa garantire i famosi cinque minuti di celebrità di cui parlava Andy Warhol. Non ci sarebbe un’abbinata «tifoso-criminale», il problema è invece «che gli ultrà portano troppi soldi, quindi le società non possono staccarsi da loro», e questo farà sì che in futuro, dopo gli «inevitabili provvedimenti del governo», gli stadi «saranno ancora più blindati di oggi». Ha idee chiare Giuseppe, sistemista informatico e acceso tifoso romanista, che di stadio ha esperienza e pensa siano tanti i provvedimenti concreti che possono migliorare la situazione, a partire dall’«eliminazione della responsabilità oggettiva, che rende le società ricattabili dal tifo organizzato», proseguendo con «l’abolizione dei biglietti nominativi» introdotti dall’ex ministro Beppe Pisanu, che «non funzionano» e servono solo a scoraggiare i tifosi onesti. Servirebbero poi «servizi di steward» come quelli degli stadi inglesi, che possibilmente «tengano d’occhio il pubblico e non si distraggano vedendo la partita come in Italia», sanzioni severe su chi commette «atti illegali dentro e fuori lo stadio», e non una semplice firma in commissariato la domenica, e l’invio alle partite di «forze dell’ordine organizzate e non mandate allo sbaraglio in assetto da guerra». Giuseppe, da appassionato, ritiene che «fermare il calcio non abbia senso», perché «è come se dopo una rapina in banca e l’ipotetica morte di una guardia giurata, chiudessero tutte le banche».

Filippo Pala

«E’ giusto che questo show vada avanti»ultima modifica: 2007-02-09T11:35:00+01:00da sagittario290