Vigilantes minacciano di occupare la sede della Vigilanza Urbana

venerdì 26 gennaio 2007

«Siamo Vittime di una vicenda incredibile.
La legge c’è, ma non viene rispettata»

Vigilantes minacciano di occupare la sede della Vigilanza Urbana

A dichiararlo con rabbia sono Michele Carriera, Michele D’Addetta e Matteo Placentino, tutti sangiovannesi, soci fondatori e lavoratori della locale Cooperativa di Vigilanza Urbana; cooperativa, tutt’ora composta da 12 soci e circa 60 dipendenti operante in città e, soprattutto all’interno dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, che nel 2000 a seguito di contrasti invalicabili ha deliberato l’espulsione dei tre soci.

«Viviamo in un centro – spiegano i tre lavoratori – importante e conosciuto in tutto il mondo, dove regna una grande spiritualità, onestà e accoglienza dei cittadini., ove però c’è sempre qualcuno che la moralità e l’onestà, non sa cosa sia; qualcuno che ci ha reso vittima di una storia infinita e senza rispetto incredibile da credere».

Nell’anno 2000, come accennato, i tre soci fondatori impugnarono al tribunale una delibera assembleare ordinaria perché palesemente in contrasto – a loro parere – con la legge e l’atto costitutivo. La delibera assembleare – hanno riferito i tre soci espulsi – prevedeva l’obbligo di un versamento di 20 milioni di lire per ogni socio (a fondo perduto), o meglio un aumento di capitale sociale pro-quota ed obbligatorio, mentre, per loro, la legge prevedeva la non obbligatorietà dell’aumento del capitale sociale e della sottoscrizione della quota. Da rilevare che i soci dissidenti, nel rispetto dello statuto e prima di impugnare la delibera in tribunale, chiesero inutilmente la  convocazione di una seconda assemblea, per modificare la parte ritenuta illegale.

«Per questa ragione – continuano i tre lavoratori – solo per aver impugnato una delibera, volutamente e senza scrupoli da parte del consiglio di amministrazione della Cooperativa di Vigilanza, siamo stati espulsi da soci perdendo, di conseguenza, il posto di lavoro. Immaginate la nostra situazione, nel rispetto della legge, abbiamo perso il lavoro, unica fonte di guadagno, provocando danni a tutta la famiglia, non solo economici ma anche  morali».

Si è innescata a seguito di tutto ciò una vicenda giudiziaria che per ben quattro volte ha dato ragione a Carriera, D’Addetta e Placentino. Già nel 2002 il giudice ordinario, anche in forza di un’ordinanza collegiale, accolse la richiesta di sospensione della delibera assembleare e per l’effetto dispose la reintegrazione dei ricorrenti nella qualità di soci. Nel 2004 il tribunale di Foggia si pronunciò definitivamente, accogliendo la domanda di impugnazione delle delibere assembleari dichiarandole nulle e disponendo il reintegro nella qualità di soci.

«Dopo 4 anni di attesa – aggiungono i soci dissidenti – finalmente giustizia era fatta e fiduciosi di riportare la legalità nella cooperativa e di ripristinare il rapporto di lavoro. Dopo le varie notifiche della sentenza, alla cooperativa e a tutti gli organi preposti (Prefettura, Questura e Carabinieri), ci siamo recati in ufficio, per riprendere il rapporto di lavoro ma, con grande meraviglia, abbiamo trovato un clima molto ostile, e soprattutto il rifiuto del presidente di ottemperare alla sentenza esecutiva. A questo rifiuto, siamo stati costretti a presentare una denuncia-querela, nei confronti del presidente e dei soci della cooperativa, per inottemperanza alla sentenza del tribunale».

Nel marzo 2005 anche la Corte di Appello di Bari ha dato loro ragione, rigettando un’istanza di inibitoria presentata dalla Cooperativa. Un mese dopo, si è registrata una nuova ed ulteriore esclusione dalla qualità di soci ma, anche in questo caso i tre dissidenti-espulsi hanno avuto ragione. E’ di pochi giorni fa il deposito di un’altra sentenza del tribunale di Foggia che li ha reintegrati nella qualità di soci.

«Stamattina – hanno concluso Carriera, D’Addetta e Placentino – siamo legittimamente entrati nella sede sociale, abbiamo informato le autorità di pubblica sicurezza, le forze dell’ordine, siamo pronti a tutto pur di difendere il nostro posto di lavoro. La nostra sarà un’occupazione non violenta, non ci allontaneremo fin quando non sarà ripristinata la legalità. Se il caso, inizieremo anche uno sciopero della fame. Confidiamo che le autorità, dal prefetto, al questore al sindaco intervengano per ripristinare la legalità e la tutela del nostro posto di lavoro».

G.P.

Vigilantes minacciano di occupare la sede della Vigilanza Urbanaultima modifica: 2007-01-27T11:55:00+01:00da sagittario290