Vigilanza privata negli stadi Amato: buona idea, proviamoci


Edizione NAZIONALE

17/06/2006

AL MINISTRO DEGLI INTERNI PIACE L'INIZIATIVA ADOTTATA IN GERMANIA

Vigilanza privata negli stadi Amato: buona idea, proviamoci

PAOLO BARBUTONovecentodiciassette agenti feriti durante il campionato di calcio del 2003. 857 nel 2004; alla fine di questo campionato il dato ufficioso dice che sono 750. La maledetta «guerra del pallone» che si combatte ogni domenica, si trascina dietro una coda di sangue e violenza; ma qualcosa potrebbe cambiare. Ieri il ministro Amato ha riproposto una vecchia idea: affidare la vigilanza interna degli stadi alle società di calcio. Ha spiegato che ci penserà, che cercherà una maniera per attuare quest'innovazione che sarebbe clamorosa. Ieri il ministro degli Interni italiano era a Mosca per un vertice internazionale. È rimasto affascinato dal racconto del suo collega tedesco Schauble: in Germania la responsabilità delle forze dell'ordine è limitata alle zone esterne allo stadio; dentro l'impianto la vigilanza è organizzata e pagata dai club. «Non è una cattiva idea anche in termini di risparmio», ha subito ipotizzato Giuliano Amato. E ha anche pensato alle precedenti iniziative sullo stesso tema che sono spesso tramontate; è pronto a coinvolgere il ministro per lo Sport Melandri: «E sappiate che Giovanna, come si dice in italiano, è tosta…». In Italia i progetti per affidare la sicurezza degli impianti alle società calcistiche, si sono susseguiti; da sempre, però, il vero problema riguarda le possibilità di intervento dei VIGILANTES che, naturalmente, non possono operare in qualità di forza pubblica. Però in molti altri paesi d'Europa la questione è stata brillantemente risolta: l'esempio comune è quello dell'Inghilterra che ha risolto in maniera drastica il problema degli hooligans. Il campionato britannico è stato «salvato» dalla violenza dopo una approfondita analisi nota come «Taylor Report», una analisi del fenomeno calcio realizzata nel '90 dopo i drammatici eventi dell'Heysel e dell'Hilsborough. Per evitare il ripetersi di fenomeni di violenza, in Gran Bretagna la gestione della sicurezza è stata affidata a «steward» in costante contatto con la polizia che si trova all'esterno. Nei casi di maggior tensione vengono allertati gli agenti, e i tifosi che vengono sorpresi in flagrante subiscono pene severissime e certe: lunghi periodi di dentenzione e immediato divieto, da tre a dieci anni, di assistere ad eventi sportivi. Analoghi provvedimenti sono stati presi anche in Spagna dove un decreto Reale del '92 consente ai club di istituire gruppi di volontari alle dipendenze della società per vigilare sulla sicurezza. In Germania, invece, non esiste una legge nazionale, l'argomento viene regolato dai singoli Land (distretti regionali), che però si sono uniformati sull'argomento violenza negli stadi. Tutti gli impianti in cui si gioca a calcio devono essere dotati di circuito interno di telecamere e ogni club deve organizzare gruppi di «inservienti» civili a proprie spese, per vigilare sulla sicurezza degli spettatori. In Belgio il problema della violenza è stato definitivamente cancellato con l'istituzione di una carta elettronica che «scheda» tutti gli spettatori dello stadio: ogni impianto ha posti a sedere, ogni posto è collegato a una «card» e a un nome. Se accade qualcosa l'identificazione è immediata: naturalmente non accade mai nulla. La Francia, invece, non ha ancora ipotizzato l'utilizzo di steward ma dal 2003 ha inasprito le pene: due anni di carcere e 30mila euro di multa ai violenti da stadio. E anche lì, le pene vengono applicate con severità.

Vigilanza privata negli stadi Amato: buona idea, proviamociultima modifica: 2006-06-18T12:17:03+02:00da sagittario290