Caso Terranova in Cassazione


Mar 20 GIU 06

I fratelli Bianco ricorrono contro la sentenza di assoluzione dell'ispettore di polizia
Caso Terranova in Cassazione
Ciambrone: «Il Tribunale tentò di invertire i ruoli processuali»
UNA sentenza da annullare e un processo da rifare.

A chiederlo in 30 pagine di ricorso ben dettagliato e già approdato al vaglio della Corte di Cassazione sono i fratelli Luca e Vitaliano Bianco, per mano dell'avvocato Luigi Ciambrone che, determinato a far luce fino in fondo sul presunto complotto ordito ai danni dei propri assistiti dall'ispettore superiore Ercole Terranova, non ha perso tempo ad impugnare l'assoluzione da quest'ultimo conquistata al termine di un lungo processo celebrato davanti al Tribunale di Catanzaro, presieduto da Maria Teresa Carè.
«Un processo nel quale si è verificato un rovesciamento dei ruoli processuali tra imputato e parti offese», chiosa oggi l'avvocato Ciambrone, che nulla invece obietta sulla parte della sentenza che ha decretato anche l'assoluzione di Emilio Procopio, l'agente che tre anni fa fu chiamato dalla Procura, insieme a Terranova, a rispondere di abuso d'ufficio e minacce. Ipotesi di reato che si sarebbero concretizzate ad opera dei due agenti che più volte avrebbero preso di mira (tra il dicembre del 1999 e l'ottobre del 2000) le parti offese, a colpi di multe e invettive, dietro lo scudo di una divisa che avrebbe celato una personalità arrogante e tumultuosa (quella di Terranova), a tal punto da condizionare anche l'agente Procopio che gli stava accanto.
Questo ribadisce l'avvocato Ciambrone nel suo atto d'accusa, sollevando anche un'eccezione di incostituzionalità che, in caso di accoglimento, provocherebbe la sospensione del giudizio in corso e la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale.
Secondo l'avvocato Ciambrone, infatti, il Tribunale non solo avrebbe violato l'articolo 496 del codice di rito acconsentendo all'inversione nell'assunzione delle prove senza consenso della parte civile, quanto avrebbe violato il diritto delle stesse a partecipare ad un'udienza dibattimentale che, fissata per il 5 aprile 2005, rientrava tra quelle sospese per il periodo elettorale, salvo avere il presidente del Tribunale previsto una deroga per il processo in questione resa nota solo attraverso le bacheche del palazzo di giustizia, senza alcun avviso notificato alle parti offese.
Da qui la presunta "violazione del diritto di poter utilmente esercitare l'azione civile nel processo penale", eccepita dall'avvocato Ciambrone che, richiamandosi alla psicologia giudiziaria, ricorda come i testi non votati alla falsità della deposizione tendono a dire il vero quando è presente in aula la vittima dei reati (per un moto di coscienza purificatrice), mentre nel caso di assenza di quest'ultima è più facile dare sfogo quanto meno alla reticenza, ovvero ai "non ricordo". Il legale passa poi ad esaminare rigo per rigo le motivazioni della sentenza di assoluzione, ravvisando in essa un tentativo del giudice di capovolgere le posizioni processuali, identificando i fratelli Bianco nella figura dell'imputato e il Terranova in quella della persona offesa, e contestando vivacemente la valorizzazione da parte dei giudici di una circostanza neutra come quella relativa alle diverse contravvenzioni stradali sofferte dai fratelli Bianco. Circostanza che, al contrario, secondo l'avvocato Ciambrone, dimostrerebbe come tutto si è sempre svolto nella normalità, ad eccezione di quando è comparso sulla scena Terranova.
È a questo punto che il legale ripercorre gli episodi "incriminati", sottolineando, ad esempio, lo spropositato numero di pattuglie accorse in via Lucrezia della Valle in occasione del fermo di Vitaliano Bianco da parte dell'ispettore che gli ritirò la patente "al solo fine di danneggiarlo", aveva sostenuto la parte civile, parlando di illegittimità del provvedimento in quanto assunto in violazione dell'articolo 143 del codice della strada "riferibile alle sole condotte di circolazione poste in essere su strade divise in due carreggiate e non su strada ad unica carreggiata, come quella che stava percorrendo Vitaliano Bianco al momento del fermo avvenuto in via Lucrezia della Valle il 9 dicembre 1999. Il legale si è poi soffermato sull'attendibilità del teste Nicola Petrelli che, all'epoca dei fatti guardia giurata in servizio presso l'ospedale, raccontò di almeno otto persone, a capannello nel piazzale antistante il nosocomio, ad assistere a quello che il legale definisce l'ennesimo atto di uno specifico disegno di persecuzione ordito ai danni dei fratelli Bianco, in quell'occasione rimasti vittime – secondo il legale – dell'arroganza di Terranova mentre la madre si trovava moribonda in un letto dell'ospedale.
Fin qui la tesi ribadita da parti offese e avvocato e che già una volta è stata messa da parte dalla stessa pubblica accusa che, al termine del processo, aveva chiesto e ottenuto l'assoluzione di entrambi gli imputati. A pronunciarsi adesso saranno i giudici della Cassazione, nella cui cancelleria il ricorso è stato già depositato.

Stefania Papaleo
Caso Terranova in Cassazioneultima modifica: 2006-06-21T10:41:25+02:00da sagittario290