Insospettabile ruba un intero mobile

Martedì 28 Settembre 2010,

Ed: PADOVA
Pagina: 5

FURTO ALL’IKEA

Insospettabile ruba un intero mobile

Marco Aldighieri

ikea001.jpgInsospettabile, ha cercato di rubare un intero mobile per la televisione del valore di mille euro. Domenica pomeriggio, approfittando dei migliaia di clienti che arrivano all’Ikea, una padovana di 49 anni si è caricata nel carrello tre moduli di legno che assemblati producono un contenitore per il televisore. Imperturbabile ha oltrepassato una cassa “veloce”, usata da chi ha la carta di credito e non vuole aspettare in coda. Ignara di essere osservata dal sistema di videosorveglianza del grande magazzino, si è diretta al parcheggio. Un responsabile della sicurezza di Ikea ha immediatamente avvisato i vigilantes. Hanno atteso che la ladra arrivasse alla propria auto per raggiungerla e fermarla. Una tecnica che gli consente di isolare il malfattore e di non creare tensione tra i clienti. La donna, con la refurtiva in mano, in un primo momento ha cercato di scusarsi, ma i suoi tentativi sono terminati solo nell’imbarazzo. I vigilantes sono stati così costretti a chiamare la polizia. Sul posto sono arrivati gli agenti del commissariato Stanga e la quarantanovenne padovana è stata indagata a piede libero con l’accusa di furto aggravato. Impaurita ha poi deciso di pagare la merce. Ikea, quasi ogni giorno e in particolare nel fine settimana, deve difendersi dai ladri. Il sistema di sicurezza è però molto collaudato e quasi nulla sfugge agli occhi elettronici e alla squadra dei vigilantes.

Insospettabile ruba un intero mobileultima modifica: 2010-09-29T11:00:00+02:00da sagittario290

Sfuma il furto della cassaforte «Decò»

Edizione AVELLINO

26/09/2010

Grottaminarda Ladri nel supermercato di Pila ai Piani

Sfuma il furto della cassaforte «Decò»

Disattivati due allarmi ma è stato efficace un terzo dispositivo

Marco La Carità

HE10_1636.jpgGrottaminarda. È andato a vuoto il furto che ignoti avevano tentato al supermercato «Decò». I ladri, disattivando due allarmi, erano entrati nei magazzini di contrada Pila ai Piani, a Grottaminarda. Sicuri di poter agire indisturbati, sono stati invece traditi da un terzo dispositivo di sicurezza che era direttamente collegato alla centrale operativa dell’Istituto di vigilanza privata “L’Astuto”. Le GUARDIE GIURATE si sono portate sul posto ed hanno allertato nel contempo anche i carabinieri della locale stazione, e una pattuglia della Compagnia di Ariano, guidati dal capitano D’Antonio, ma dei malviventi nessuna traccia. I carabinieri hanno quindi avviato le indagini: hanno perlustrato l’area e hanno rilevato le impronte digitali. Secondo le prime valutazioni, i ladri volevano asportare la somma di denaro contenuta nella cassaforte dove erano stipati all’incirca quindicimila euro. Soldi che erano il provento dell’incasso della giornata precedente. Avendo notato inoltre molte impronte, gli inquirenti hanno anche pensato che sarebbero stati in quattro o cinque ad agire col tentativo di caricare su un camioncino della merce. Un’operazione che si sarebbe svolta in tranquillità ad allarmi disattivati anche perché stavano agendo nella parte retrostante del supermercato. Messi in fuga, i malviventi con molta probabilità avrebbero imboccato il vicino casello dell’autostrada A16. I carabinieri hanno anche avviato le indagini per capire se ci fosse un complice nella zona e per intuire se si tratta di una banda organizzata per svaligiare supermercati. Questo tra l’altro è il secondo tentativo di furto andato a vuoto in circa un anno ai danni dei magazzini Decò della cittadina dell’Ufita, grazie alla collaborazione di vigilanza privata e carabinieri.

Sfuma il furto della cassaforte «Decò»ultima modifica: 2010-09-27T11:30:00+02:00da sagittario290

Lettere.

Edizione CIRC_SU2

25/09/2010

Francesco Ferrigno

Lettere.

619689705.pngDue malviventi armati di taglierino hanno rapinato nel tardo pomeriggio di giovedì scorso la filiale di Lettere del Banco di Napoli, sottraendo oltre 2mila euro in banconote. Panico tra i tanti clienti che a quell’ora affollavano ancora i locali della banca, nel pieno centro della piccola cittadina. Sull’accaduto stanno investigando i carabinieri della locale stazione, coordinati dal capitano Giuseppe Mazzullo, che sarebbero già sulle tracce dei rapinatori, i quali secondo le testimonianze raccolte dai militari, avrebbero agito a volto scoperto. È il primo caso di rapina al Banco di Napoli di via Conserve da diversi anni a questa parte. Secondo le forze dell’ordine, non si tratterebbe di una banda di rapinatori professionisti, anche se nelle ultime settimane si sono registrati diversi furti in piccoli esercizi commerciali in tutto il territorio dei Monti Lattari, Lettere compresa.

Secondo le prime ricostruzioni, il Banco di Napoli di Lettere si trovava già in orario di chiusura, e il personale stava effettuando le ultime operazioni alle casse quando i due rapinatori armati di taglierino si sono introdotti all’interno dei locali. Nel panico generale, l’azione dei malviventi è durata pochi minuti, minacciando con la piccola arma prima la GUARDIA GIURATA e poi i cassieri della filiale.

Questi ultimi hanno consegnato ai rapinatori circa 2mila euro in banconote di piccolo taglio. I due, che hanno agito a volto scoperto, si sono poi dati alla fuga a piedi verso la piazza, dove molto probabilmente un complice li stava aspettando. Subito sono state allertate le forze dell’ordine, ma i rapinatori avevano già fatto perdere le proprie tracce.

L’anomalia del caso riguarda il fatto che i delinquenti abbiano agito senza nascondere il volto pur apparendo molto determinati. I carabinieri, nelle ultime ore, hanno intensificato i posti di blocco a presidio del territorio, fermando le auto sospette alla ricerca dei rapinatori, che grazie alle testimonianze dei presenti al momento del furto, sarebbero già stati identificati.

Lettere.ultima modifica: 2010-09-26T11:30:00+02:00da sagittario290

Assaltano il furgone delle sigarette

Edizione CIRC_NORD

22/09/2010

Assaltano il furgone delle sigarette

dscn0826.jpgQuarto. Scene da far west, ieri mattina, nel parcheggio del centro commerciale «Quarto Nuovo» di via Masullo. Un commando composto da tre malviventi, armati e con il volto coperto, è entrato in azione bloccando un furgone portavalori impegnato nel giro di consegne degli scatoli di sigarette destinati alle tabaccherie di Quarto. Secondo una prima ricostruzione, i banditi hanno atteso il momento opportuno e quando l’autista è sceso per aprire il portellone posteriore, uno di loro lo ha bloccato, mentre un complice è entrato nella cabina del furgone e dopo aver cercato di sabotare l’antifurto satellitare ha messo in moto ed ha tentato di fuggire.

L’antifurto satellitare, però, è entrato regolarmente in funzione ed ha bloccato il motore del portavalori. Due VIGILANTES privati hanno reagito al tentativo di rapina e hanno bloccato i banditi: ne è nata una violenta colluttazione, sotto gli occhi atterriti di decine di persone che affollavano in quel momento il parcheggio del centro commerciale. La reazione dei VIGILANTES ha colto di sorpresa i ladri, che sono scappati via senza il bottino.

Assaltano il furgone delle sigaretteultima modifica: 2010-09-23T11:30:00+02:00da sagittario290

Salta nel vuoto dal Virgiliano viva per miracolo

Edizione BENEVENTO

19/09/2010

La paura Caduta frenata dagli alberi

Salta nel vuoto dal Virgiliano viva per miracolo

Giuliana Covella

HE10_628.jpgHa tentato per la terza volta di togliersi la vita, ma il destino e l’impegno dei soccorritori hanno giocato a suo favore. L.Z., 42 anni, residente a Posillipo, si era lanciata venerdì sera da un costone del parco Virgiliano: la caduta è stata frenata dalla fitta vegetazione, che ha tenuto la donna prigioniera – ma illesa – per tutta la notte. Ieri mattina, alle 8.45, il salvataggio. «La segnalazione ci è arrivata dal marito – racconta Vincenzo Accuso, uno dei metronotte della ditta “L’Investigatore” che sorvegliano il parco – l’uomo è sopraggiunto nelle prime ore del mattino in preda all’ansia per la scomparsa della moglie, chiedendoci di aiutarlo nelle ricerche. Dopo un breve giro di perlustrazione abbiamo sentito le urla della donna, che chiedeva aiuto da un dirupo e siamo riusciti a salvarla». Il triste disegno aveva preso forma probabilmente nella mente della 42enne la sera prima. Intorno alle 22 di venerdì la donna era uscita di casa con l’auto, una Peugeot grigia. Non vedendola tornare a casa, il marito si era subito precipitato al vicino commissariato di polizia, che non aveva potuto però avviare le ricerche non essendo trascorse 24 ore dalla scomparsa. Pertanto l’uomo si era recato al mattino dalle GUARDIE GIURATE che prestano servizio nel parco, dove aveva notato l’auto della moglie. Da qui la corsa disperata tra i viali del giardino nella speranza per ritrovarla sana e salva. Le urla della donna hanno indirizzato i soccorritori nel punto giusto. Il tratto dove la poverina ha tentato di suicidarsi è quello che affaccia sulla cosiddetta Valle dei re, che si trova nella zona inferiore del parco. Una zona considerata molto pericolosa per l’incolumità dei frequentatori. Sul posto sono giunti operatori del 118, vigili del fuoco, agenti del commissariato Posillipo e carabinieri della locale stazione. Ciò che ha permesso di evitare il peggio è stata una casualità: la donna è rimasta, infatti, «imprigionata» dalla folta vegetazione che l’ha protetta evitando di farla precipitare nel vuoto. Trasportata d’urgenza al centro di igiene mentale dell’ospedale San Gennaro, la 42enne ha riportato, per fortuna, solo piccole escoriazioni in varie parti del corpo. Resta tuttavia, la preoccupazione di chi opera nel parco ventiquattro ore al giorno: «Noi siamo impegnati nella sorveglianza dalle 7 all’una – spiegano i vigilantes – due unità presidiano i due ingressi del parco all’apertura, a partire dalle 7, mentre altre tre effettuano giri di perlustrazione a partire dalle 9. In effetti, pur avendo notato l’ingresso della donna non avremmo potuto conoscere le sue intenzioni. Ecco perché occorrerebbe un impianto di videosorveglianza». «Il parco Virgiliano andrebbe messo in sicurezza – aggiunge Domenico Palmieri, consigliere comunale del Nuovo Psi – . Vi sono muretti alti circa 85 centimetri e ringhiere, come quella dove la donna ha tentato il suicidio, di un metro e vetri. Misure che consentirebbero facilmente a un bambino di cadere nel vuoto».

Salta nel vuoto dal Virgiliano viva per miracoloultima modifica: 2010-09-20T11:30:00+02:00da sagittario290

Sicurezza senza contratto Guardie giurate in sciopero

Venerdì 17 Settembre 2010,

Ed: PORDENONE
Pagina: 9

Sicurezza senza contratto Guardie giurate in sciopero

Senza contratto da quasi due anni, le guardie giurate (circa 200 in provincia) hanno deciso di proclamare uno sciopero.

2404.jpgPORDENONE – (d.l.) Sicurezza a rischio il prossimo 8 ottobre: le guardie giurate hanno deciso di incrociare le braccia per protestare contro il ritardo di quasi due anni nel rinnovo del contratto nazionale di categoria. I “vigilantes” in provincia di Pordenone sono circa duecento. Nel territorio sono insediate cinque società di vigilanza privata, tutte fanno riferimento ad altrettanti gruppi nazionali.  

«Lo sciopero è stato proclamato unitariamente da Cgil, Cisl e Uil di categoria per dare una scossa a una trattativa che da mesi non sta dando alcun risultato a causa del comportamento della parte datoriale», spiegano i rappresentanti sindacali. A spingere i “vigilantes” a scioperare non è solo il mancato rinnovo da venti mesi dell’accordo. «La gestione del personale coinvolto nei cambi di appalto – aggiunge il sindacato – e le relative garanzie occupazionali rappresenta un rischio continuo. L’inquadramento professionale ormai superato e che dovrebbe andare a riconoscere in modo chiaro mansioni e qualifiche individuali». Un altro dei problemi sollevati riguarda la gestione dei servizi di sorveglianza non armata oggi destinata a società che operano nell’orbita degli stessi istituti di vigilanza. «Situazioni – come informa Adriano Giacomazzi della Cisl – che regolamentano il personale con applicazioni contrattuali molte volte discutibili. Questi sono gli argomenti che stanno bloccando il confronto». Le guardie giurate nel territorio pordenonese operano in diversi settori: oltre ai portavalori, la maggioranza degli operatori è impegnata – in un lavoro che è organizzato anche con le turnazioni notturne e festive – nella vigilanza e nei controlli di negozi nelle aree cittadine e di aziende nelle aree artigianali e industriali. Senza contare poi i controlli effettuati nelle banche o nelle istituzioni. Il prossimo 8 ottobre – a meno che non ci siano segnali di apertura al tavolo contrattuale – si fermeranno per l’intero arco della giornata in modo unitario nonostante le divisione sindacali.

Sicurezza senza contratto Guardie giurate in scioperoultima modifica: 2010-09-18T11:30:00+02:00da sagittario290

«I cittadini le nostre ronde»

Giovedì 16 Settembre 2010,

Ed: TREVISO
Pagina: 2

L’INTERVISTA

Record di segnalazioni Il questore: «Ecco la polizia partecipata»

«I cittadini le nostre ronde»

Paolo Calia

3244.jpg«Le ronde non sono superate perché sono state regolamentate da una legge. Il loro compito è sempre stato quello di segnalare e la confusione che si è creata all’inizio, quando non si sapeva quante ne sarebbero nate, è comunque servita a stimolare la gente. Ma molte cose hanno contribuito a stimolare la popolazione a collaborare con noi». Il questore Carmine Damiano guarda con soddisfazione uno dei tanti risultati ottenuti negli ultimi due anni: l’aumento del numero di segnalazioni di reati o presunti tali arrivate da comuni cittadini. Le telefonate al 113 sono aumentate, nel giro di un anno, del 35 per cento. 

«La gente ci chiama – osserva il questore – : a volte lo fa per segnalare reati gravi come la rapina o il furto, altre perché insospettita da un rumore, che può essere il gatto rimasto chiuso in casa come un ladro che tenta di scassinare la porta d’ingresso. È aumentata la fiducia nelle forze di polizia e nella Polizia di Stato in particolare». Damiano, da quando è entrato per la prima volta nell’ufficio di via Carlo Alberto, ha lavorato con un obiettivo ben chiaro: inculcare nel tessuto trevigiano il concetto di polizia partecipata. Tradotto in parole povere: ognuno può dare il proprio minimo contributo per la sicurezza di tutti. Può dare una mano il cittadino alzando il telefono, ma anche la guardia giurata in servizio di notte. E proprio sul tema «vigilantes» Damiano ha deciso di dare un vero e proprio giro di vite. Meno di due mesi fa ha emesso un regolamento, recapitato a tutti gli istituti di vigilanza, in cui si danno precise indicazioni su come eseguire i servizi di sorveglianza e, soprattutto, su come rapportarsi con la questura. Tutto quanto accade durante la notte, il giorno dopo, deve essere segnalato alle forze dell’ordine. «In provincia ci sono quattrocento guardie giurate – continua il questore – che ogni mattina devono riferire anche alla questura. Le centrali operative dei vari istituti sono in collegamento con la nostra. Gli uomini di servizio, che come unico obiettivo hanno la salvaguardia della proprietà privata, devono essere formati e non sottostare a orari troppo pesanti. Ma il nostro obiettivo è quello di aumentare la percezione della sicurezza, che è salita di sette punti percentuali. La gente vuole vedere più agenti per le strade? E noi abbiamo messo in giro tutto il personale possibile, anche se non si può militarizzare il territorio. Negli ultimi otto mesi, comunque, i reati sono diminuiti del 24 per cento. Con questo non voglio dire che la situazione è idilliaca, ma di certo è migliorata».

«I cittadini le nostre ronde»ultima modifica: 2010-09-17T11:45:00+02:00da sagittario290

Farmacisti, sciopero tra 10 giorni

Edizione CASERTA

15/09/2010

La sanità

Farmacisti, sciopero tra 10 giorni

n36839661333_2453.jpgL’assemblea dei farmacisti della provincia di Caserta, riunitasi ieri sera, ha confermato la volontà di passare all’assistenza indiretta. Il che vuol dire farmaci a pagamento anche a Caserta come già sta avvenendo a Napoli, nell’ambito della vertenza con la Regione Campania per i mancati rimborsi che da marzo ad oggi hanno fatto lievitare il credito per il solo 2010 a 78 milioni di euro. Ma la protesta dei farmacisti e i disagi per l’utenza non partiranno da oggi. «Abbiamo infatti dato un preavviso di dieci giorni – spiega il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Caserta, Ferdinando Foglia – così come previsto dalla regolamentazione degli scioperi in materia di servizi di pubblica utilità. In questo arco di tempo sarà preparata la lista dei farmaci salvavita per i quali verrà applicata l’assistenza diretta». Nel frattempo, però, i farmacisti casertani hanno chiesto di accettare solo le ricette dei residenti in Terra di Lavovo e rifiutare quelle di pazienti provenienti dalla provincia di Napoli. «È una misura necessaria – spiega Foglia – in quanto soprattutto le farmacie dell’agro aversano sono prese d’assalto negli ultimi giorni da persone provenienti dall’hinterland napoletano che altrimenti si vedrebbero costrette a pagare già ora i medicinali nei loro luoghi di residenza.

La situazione è talmente caotica che in alcune farmacie, compresa la mia, abbiamo dovuto far ricorso alle GUARDIE GIURATE per disciplinare l’accesso ed evitare litigi tra i pazienti in fila. Ma anche così le attese sono snervanti e anche i nostri abituali pazienti sono esasperati». Si profilano inoltre disagi per quanto riguarda gli esami diagnostici. Anche per la Asl di Caserta i laboratori potrebbero chiedere dagli inizi di ottobre il pagamento delle prestazioni. c.col.

Farmacisti, sciopero tra 10 giorniultima modifica: 2010-09-16T11:15:00+02:00da sagittario290

Da Alfieri al fallimento Nespoli quel filo rosso tra politica e clan

Edizione CITY

14/09/2010

Il personaggio

Da Alfieri al fallimento Nespoli quel filo rosso tra politica e clan

INVIATO

HE10_554.jpgSaviano. Dentro e fuori, accusato e assolto, sospettato e formalmente riabilitato: dai tempi di Carmine Alfieri, di cui si diceva fosse uomo di fiducia, e di Carmine Mensorio. Se c’è un modo per definirlo, al di là delle sentenze e dei rapporti giudiziari, è di imprenditore spregiudicato, cinico e disincantanto, attento ai risultati più che ai compagni di strada. Di lui dicono anche che non avesse più bisogno di trattare con la camorra (di strada), perché aveva già dato vent’anni fa e ormai la sua ricchezza era oro consolidato, roba di seconda generazione. Le preferiva la politica, soprattutto quella rappresentata da imprenditori come lui, spregiudicati come lui. Per esempio, Roberto Conte, ex consigliere regionale del Pd con il quale era stato trascinato, due anni fa, nell’ultima inchiesta che lo aveva visto detenuto e accusato di associazione camorristica. Nell’ultima campagna elettorale, con Conte candidato in Alleanza di Popolo, si è dato da fare con un massiccio porta a porta che ha fruttato oltre diecimila voti e l’elezione, ma non l’ingresso in consiglio regionale a causa della sua ineleggibilità per fatti di mafia. E poi Vincenzo Nespoli, sindaco di Afragola eletto nel Pdl, causa delle sue ultime grane giudiziarie: a giugno, quando il gip Alessandro Buccino Grimaldi ha chiesto alla Camera l’autorizzazione ad arrestarlo per bancarotta fraudolenta, un’altra richiesta di arresto a suo carico era stata appena rigettata. L’aveva chiesta la Procura di Napoli (i pm Maria Di Mauro, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, accusandolo di concorso nel fallimento di una società di VIGILANZA PRIVATA, la Gazzella, riconducibile a Nespoli). La storia di Antonio Buglione, 54 anni, tre figlie – Rosa, come la sorella sindaco a Saviano, Emanuela e Anastasia – e cinque fratelli, è una storia fatta tutta così, a cavallo tra la gestione degli istituti di VIGILANZA PRIVATA, i contatti con la camorra e la contiguità con la politica, funzionale all’aggiudicazione degli appalti per la security: in provincia di Napoli e Caserta, soprattutto, ma anche in Puglia (la Iss aveva una sede anche a Taranto) e nel Centro-Nord. Storia oscura, più volte macchiata di sangue. Il 21 novembre del 1992 il nome di Buglione fu associato a quello di Pietro Trombetta, assessore a Marcianise ucciso in un agguato, a cui faceva riferimento l’istituto di vigilanza 2D, associato alle cooperative la Vigilanza e la Internazionale: un pezzo della galassia della famiglia Buglione e, si ipotizzò, anche di Carmine Mensorio, esponente di primo piano della Dc campana, morto suicida qualche anno dopo. L’anno successivo lui stesso rimase ferito al volto in un agguato, a Nola. Nel frattempo, il pentimento di Pasquale Galasso prima, di Carmine Alfieri subito dopo, portarono al suo coinvolgimento nelle inchieste della Dda di Napoli. Fu accusato di associazione camorristica e tentata estorsione: secondo i magistrati, le società Vigilanza 2, di Antonio Buglione, e Vigilanza 3, del fratello Carmine, erano emanazione della camorra nolana, quindi di Carmine Alfieri che ne era il capo. I vigilantes sarebbero stati i poliziotti privati del boss e i suoi terminali sul territorio. Nel processo fu assolto, ma il giudice estensore Francesco Soviero nella sentenza scrisse: «I rapporti con esponenti della criminalità, la gestione clientelare della cosa pubblica e i diffusi rapporti con esponenti politici dimostrano che ci troviamo di fronte a un uomo privo di scrupoli». L’inchiesta aveva toccato anche il prefetto Umberto Improta, assolto con formula piena, sospettato ingiustamente di aver agevolato l’attività imprenditoriale di Buglione e che però da quella vicenda ne ebbe la carriera e la vita stroncate. Le vicende giudiziarie avevano imposto ai fratelli Buglione la ristrutturazione aziendale, con la trasformazione formale e societaria degli istituti di vigilanza. Nasce, così, la Iss, International Security Service, che rimpiazza ben presto le altre ditte. Nel 2005 i suoi uomini diventano la «guardia privata» della Regione Campania (con un appalto da 4,5 milioni). Una potenza imprenditoriale stimata 40 milioni di euro all’anno, sostengono i magistrati, dovuta anche ai rapporti con la politica: uno degli affari, prima delle inchieste, fu quello dell’appalto per il trasporto del denaro della allora Banca di Roma in Campania, conquistato con un maxi-ribasso. Un affare anche i rapporti con Roberto Conte, arrestato nel 2008 nell’ambito di un’inchiesta sugli affitti d’oro: cifre da record per locali che dovevano servire al Consiglio regionale della Campania. Conte e Buglione, secondo la Procura, avevano costituito una società, la Europa Immobiliare, alla quale erano affidati i contratti di locazione. Infine la bancarotta della «Gazzella», istituto che aveva ceduto a Nespoli assieme ai contratti di vigilanza con il centro commerciale Unieuro-Le porta di Napoli, la Banca popolare di Bari, la Banca popolare di Ancona, Condotte Acqua spa. Tutto finito a maggio, con l’interdittiva del Gruppo antimafia della prefettura. Tutto finito per le società note alla Procura e fermate con la negazione del nulla osta antimafia. «Ma – dicono gli investigatori – non siamo affatto certi di aver trovato tutte le imprese di Buglione». E forse il segreto della sua sparizione è proprio qui. r.cap.

Da Alfieri al fallimento Nespoli quel filo rosso tra politica e clanultima modifica: 2010-09-15T11:00:00+02:00da sagittario290

Bar saccheggiato e videopoker svuotati

11 Settembre 2010

Ed: TREVISO
Pagina: 28

FONTANELLE Presa di mira per la terza volta in un anno la storica “Osteria dai fioi” a Vallonto

Bar saccheggiato e videopoker svuotati

I ladri hanno fatto razzia anche di sigarette e “Gratta e vinci”: bottino di 5mila euro

3605.jpgHanno studiato il colpo a tavolino, mirando a portarsi via il contante contenuto nei videopoker. Un colpo da professionisti, fruttato 5mila euro, quello messo a segno nella notte fra giovedì e venerdì alla storica «Osteria dai fioi», in centro a Vallonto. I ladri hanno messo a punto l’incursione in modo certosino. Sono entrati dal retro, tagliando dapprima la recinzione, quindi il tendone della veranda. Per non far scattare l’allarme hanno scardinato la porta laterale piegandola come una sottiletta, in modo da coprire il sensore. Una volta entrati hanno divelto l’unica slot machine non agganciata al muro con la catena; hanno spaccato le altre due, ben ancorate, riuscendo a togliere i cassetti. Hanno fatto razzia di sigarette e «gratta e vinci». Una volta arraffato il malloppo sono scappati attraversando la provinciale, tagliando la recinzione di una casa in restauro. Qui, con tutta tranquillità, hanno svuotato la slot machine che si erano portati dietro. Dal cantiere della casa hanno preso alcune tavole dei ponteggi, le hanno gettate attraverso il torrente Vallontello a mò di ponte e da qui si sono dileguati nella campagna. Immaginabile lo sconforto dei titolari della trattoria: Cristina Schincariol e Matteo Turrini. Questo è il terzo furto che subiscono in poco più di un anno, sono 5 anni che gestiscono il pubblico esercizio. «Ci hanno arrecato dei danni notevoli – sottolinea Matteo – solo il tendone ci costerà mille euro. Senza contare le porte che abbiamo dovuto risistemare, i danni al muro». «In più – sbotta Cristina Schincariol – oltre al danno c’è pure la beffa. Perchè paghiamo fior di quattrini per un servizio di vigilanza privata attuato dalla ditta Sicur Global. Ebbene: il furto è avvenuto alle 2.50, a quell’ora è scattato l’allarme ed il vigilante mi ha chiamato alle 3.45. Dicendomi che al bar c’era qualcosa di anomalo, se era normale che il tendone fosse tagliato. In un’ora di tempo i ladri hanno potuto agire in tutta tranquillità». Indagano i Carabinieri di Fontanelle.

Annalisa Fregonese

Bar saccheggiato e videopoker svuotatiultima modifica: 2010-09-12T11:15:00+02:00da sagittario290

Droga a Milano, gioco d’azzardo a Roma così i clan vanno…

Edizione BENEVENTO

10/09/2010

Droga a Milano, gioco d’azzardo a Roma così i clan vanno alla conquista dell’Italia

Relazione della DIA sulla camorra: ecco la mappa degli affari extra-regionali

Daniela De Crescenzo

HE10_534.jpgLa camorra mina ogni prospettiva di «ordinato sviluppo economico». In Campania, ma non solo. Le attività imprenditoriali dei clan, infatti, si stanno estendendo in maniera sempre più prepotente al resto della Penisola e in alcuni Paesi europei: lo sottolinea la relazione della Dia sull’attività svolta nel secondo semestre del 2009. Secondo la direzione antimafia sarebbe proprio la crescente capacità di accumulare capitali e di investirli in attività apparentemente lecite, la più preoccupante delle nuove cifre dei clan. Ma la Dia non si limita a enunciazioni generali: nella loro relazione, infatti, gli investigatori disegnano la mappa degli investimenti mafiosi regione per regione. Con un avvertimento: è proprio il profumo dei soldi a tenere uniti i clan e a evitare, soprattutto nel casertano e nel napoletano, gli spargimenti di sangue che pure hanno macchiato queste terre negli anni passati.

È scritto nella relazione: «Si tratta spesso di una presenza camorristica che declina dalle azioni scopertamente violente ed eclatanti e che opera in maniera funzionale al tipo di attività illecita praticata». Spesso i boss si impossessano di società gestite da imprenditori che non riescono a far fronte ai prestiti usurai erogati dagli stessi clan. Un metodo collaudato che in un momento di crisi può far crescere enormemente la penetrazione mafiosa nel tessuto economico. Le Regioni dove forse l’infiltrazione è più capillare sono il Lazio e l’Emilia Romagna.

A Roma operano i Senese da sempre legati ai Moccia di Afragola: i loro interessi spaziano dal settore della ricettazione dei preziosi all’abusivo esercizio dell’attività finanziaria, al gioco d’azzardo e al mercato delle autovetture. Senza dimenticare le rapine. Sul litorale romano, e soprattutto ad Acilia, i casalesi, in particolare quelli legati al latitante Antonio Iovine, gestiscono le sale da gioco. In provincia di Frosinone agiscono i casalesi, ma anche gli Esposito di Sessa Aurunca, i Belforte di Marcianise e i Di Lauro di Secondigliano, mentre gli Schiavone, i Del Vecchio, i Mallardo e i Belforte si danno da fare per conquistare spazio nel mercato ortofrutticolo di Fondi. In Emilia da tempo le attività investigative hanno fatto emergere la presenza di sodalizi contigui a gruppi camorristici che si interessano dello spaccio di stupefacenti. Nelle zone di Modena, Reggio Emilia e Parma, poi, i clan si danno da fare con le estorsioni.

E non solo: secondo gli inquirenti le imprese dei boss hanno alterato l’andamento del settore edile agendo soprattutto nei subappalti pubblici. La Spagna, invece, è il Paese straniero preferito dai camorristi. Molti di loro hanno condotto a Barcellona, sulla Costa Brava e sulla Costa del Sol, lunghe e dorate latitanze delle quali hanno approfittato per investire i soldi precedentemente accumulati. A Malaga, ad esempio sono stati arrestati nel 2009 Salvatore Forte e Maurizio Ricci ritenuti esecutori del raid che costò la vita a Petru Bilandeanu, il suonatore rumeno ucciso a Montesanto. Un capitolo del dossier della Dia è dedicato agli assetti camorristici nei diversi quartieri della città.

Nella relazione si fa riferimento a due delitti eccellenti dello scorso anno, due omicidi particolarmente efferati e che hanno fatto a lungo discutere. Uno avvenne il 4 agosto 2009 in piazza Mercato: nel mirino dei killer finirono due GUARDIE GIURATE dell’istituto «La Vigilante» che provarono ad opporsi alla rapina delle armi di ordinanza. Gaetano Montanino, fu barbaramente assassinato, il suo collega rimase miracolosamente solo ferito. I presunti responsabili dell’agguato furono identificati con indagini serrate della squadra mobile e sono ora sotto processo. Nel dossier della Dia si delinea lo scenario di questo raid efferato maturato nell’ambito del conflitto tra i Contini e i Sarno per il controllo della zona Mercato. Una logica diversa, invece, avrebbe armato la mano del commando in azione il 24 novembre 2009 sulle strade di San Pietro a Patierno, nella periferia nord della città.

Fu un agguato in due tempi, sull’asfalto rimasero i corpi di Gennaro e Carmine Sacco, padre e figlio, entrambi ritenuti ai vertici dell’omonimo gruppo prima in affari e poi in rotta con lo storico clan Bocchetti. Nel rapporto Dia, il duplice omicidio viene collegato al delitto di Mariano Bacioterracino, assassinato davanti a un bar nel rione Sanità nel maggio dello scorso anno e ripreso in diretta da una telecamera nascosta piazzata a pochi metri dal luogo del crimine. Il video fu diffuso dopo mesi di indagini ostacolate da omertà e fece il giro del mondo «Dalle risultanze investigative – si evidenzia nel dossier – si rileva che… i due Sacco, invece, ne avevano ordinato l’esecuzione per ragioni estranee agli interessi dell’organizzazione». (ha collaborato Viviana Lanza)

Droga a Milano, gioco d’azzardo a Roma così i clan vanno…ultima modifica: 2010-09-11T11:15:00+02:00da sagittario290

«Al referendum Save non andrà nessuno»

Domenica 5 Settembre 2010,

Ed: VENEZIA
Pagina: 14

«Al referendum Save non andrà nessuno»

Elisio Trevisan

954.jpgMarchi vuol indire il referendum tra i lavoratori dell’aeroporto. Il sindacato dice che non lo deve fare. «Ad ogni modo nessuno può impedirgli di organizzarlo, se proprio vuole, siamo in democrazia e non sta violando leggi. Però i lavoratori sono liberi di non andare a votare». In poche parole il sindacato avverte il presidente della Save che se insiste nel voler organizzare la consultazione sul contratto degli addetti alla sicurezza, rischia di fare un flop colossale perché i rappresentanti dei lavoratori diranno alla gente di non partecipare.  

Andrea Gaggetta, segretario della Cisl del commercio, continua spiegando che «il contratto degli addetti di Save Security c’è già, è quello del settore guardie giurate, pensi ad applicarlo».

D’accordo, ma i lavoratori vorrebbero passare al contratto del settore aeroportuale, c’è una differenza di circa 300 euro al mese tra l’uno e l’altro.

«Come dargli torto. Se riescono ad ottenerlo sono contento per loro, ma il mio compito è quello di far applicare e rispettare i contratti in vigore».

Non avete nulla da dire sul fatto che un datore di lavoro organizzi un referendum tra i lavoratori? Un po’ come Marchionne, che alla Fiat scavalca il sindacato, in quel caso la Cgil dei metalmeccanici.

«Non c’entra nulla la Fiat di Marchionne, qui le relazioni sindacali non hanno quei problemi, lo ha riconosciuto lo stesso Marchi. È chiaro, comunque, che noi siamo assolutamente contrari a questa iniziativa, è irrispettosa per i ruoli di ognuno».

Perché, da parte dei sindacati del commercio, tutta questa tensione su un integrativo?

«Chiedetelo a Marchi, è lui che vuole rinnovarlo a tutti i costi. Per noi è importante, chiaro, e faremo di tutto per arrivare alla firma, ma non a costo di spaccare l’aeroporto. Si può anche attendere il momento favorevole».

Il presidente di Save organizza il referendum perché la Uil Trasporti ha proclamato sciopero della sicurezza il 18 settembre chiedendo il passaggio al contratto aeroportuale, e soprattutto perché il sindacato autonomo Usb-Cub da domani, e per un mese, ha proclamato lo sciopero dello straordinario lamentando condizioni di lavoro molto pesanti.

«Marchi dice che tra gli addetti alla sicurezza c’è troppo assenteismo, il doppio che a Treviso. Invece di accusare gente che si sacrifica ogni giorno per la sicurezza dello scalo, dovrebbe chiedersi come mai ci sono così tante assenze. La risposta è semplice: gli organici sono ridotti all’osso e le condizioni di lavoro effettivamente sono durissime. E poi non si può paragonare uno scalo intercontinentale come Tessera con un piccolo aeroporto come Treviso. Anche per questo, visto che insiste con l’integrativo, chiederemo al presidente molti più soldi per rinnovarlo».

«Al referendum Save non andrà nessuno»ultima modifica: 2010-09-06T11:45:00+02:00da sagittario290