Roma, il vigilante urlò al clochard picchiato: «Tanto non ti piange nessuno»

Cronaca

Martedì 21 Maggio 2019, 10:29

Roma, il vigilante urlò al clochard picchiato: «Tanto non ti piange nessuno»

di Giuseppe Scarpa

«Vattene da questo ospedale altrimenti ti faccio sparire, tanto a te non ti piange nessuno». È la frase choc che la guardia giurata, Alessio Rizzuti, avrebbe rivolto al clochard Alfredo Russo tre mesi fa. È la stessa vittima a riferirla alla polizia nei giorni successivi all’aggressione: Rizzuti, vigilantes al policlinico Umberto I, avrebbe fatto scivolare sulla testa di Russo un estintore lo scorso 2 aprile poco prima della mezzanotte. Questa la tesi del pm Giorgio Orano che è valsa, sabato scorso, l’arresto dell’uomo con l’accusa di tentato omicidio.

Una ricostruzione dei fatti contestata dai legali di Rizzuti, Michele Lombardi e Giandomenico Scolaro. Avvocati che ieri hanno richiesto la scarcerazione al gip. Al contrario, gli inquirenti, sono certi della responsabilità dell’uomo e fondano la loro accusa sostanzialmente su tre elementi. Il primo, il vigilantes avrebbe «alterato la scena del crimine», si legge sull’ordinanza. Ha richiesto, scrive il gip «l’intervento di una ditta di pulizie» per ripulire il pavimento dal sangue. Determinando – prosegue il magistrato «una compromissione della scena criminis». Un altro elemento a sostegno dell’accusa è la questione videoriprese. Non ci sono delle immagini che filmano l’aggressione nonostante fosse presente una telecamera su quella porzione del policlinico, nel sottoscala del reparto di Otorinolaringoiatria. «In altri termini, poco prima che il delitto venisse commesso, il Rizzuti ha chiesto al suo collega di spostare la telecamera che avrebbe consentito di individuare agevolmente l’aggressore». «Appena commesso il delitto – emerge dall’ordinanza – lo stesso Rizzuti ha chiesto al collega di riposizionare la telecamera nella direzione originaria». Infine, gli investigatori individuano «un terzo grave elemento indiziante». La testimonianza di un altro clochard che riferisce una richiesta insolita, avanzata da Rizzuti la notte del 2 aprile. «A mezzanotte – ha spiegato alla polizia -la guardia giurata (Rizzuti, ndr) si è avvinata a me e ha detto: vai via. Stranamente si è rivolto questo solo a me sottovoce, e non all’altro ragazzo (Alfredo Russo, ndr) che dormiva nel sottoscala». Il gip, infine, convinto della responsabilità della guardia giurata nell’ordinanza motiva così la sua decisione di farlo arrestare. «È evidente che Rizzuti consideri il policlinico Umberto I come il proprio territorio, stabilendo a proprio piacimento, secondo le personali simpatie, chi abbia diritto di cittadinanza e chi debba essere espulso».

«Io non ho tentato di uccidere nessuno», ha detto ieri la guardia giurata, durante l’interrogatorio. I suoi legali, gli avvocati Lombardo e Scolaro sono convinti dell’innocenza del loro cliente. Per questo hanno chiesto la perizia sul cellulare. Telefonino che quella sera aveva il gps inserito. Un dettaglio non da poco, perché è da lì che potrebbe emergere l’esatta posizione dell’uomo nei minuti in cui si è verificato l’incidente. «Sono estraneo ai fatti, non ho colpito io il clochard con l’estintore, non ero nel reparto di Otorinolaringoiatria a quell’ora . Anzi – prosegue l’uomo – sono stato io tra i primi a soccorrerlo. Ricordo di essere stato chiamato da una dottoressa. Il medico mi ha detto di andare nel punto (il sottoscala, ndr) in cui è avvenuta l’aggressione. Sono andato sul posto assieme ad altri due colleghi della sicurezza. Sono stato l’unico che si è premurato di scattare delle foto. Ho immortalato lo stato dei luoghi per poterlo fornire alla polizia. Lavoro da 16 anni all’Umberto I, conosco benissimo il policlinico se avessi voluto aggredire il clochard sarei passato da un altro ingresso, non ripreso dalle videocamere».

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