Roma, i parenti del pensionato ucciso «Resti in cella chi gli ha sparato»

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Cronaca

6 giugno 2018

La tragedia a Colli Aniene

Roma, i parenti del pensionato ucciso «Resti in cella chi gli ha sparato»

La disperazione dei congiunti dell’anziano. Il fratello: «Voglio parlare con quel medico, voglio sapere com’è andata davvero lì dentro. Perché così non si ammazza nemmeno un cane»

di Rinaldo Frignani

Prima l’incredulità per una morte assurda. Poi la rabbia perché questa tragedia si poteva evitare. I parenti di Gaetano Randazzo non si danno pace. «Era una persona buona, si trovava in quello studio medico perché doveva farsi prescrivere le medicine per lui e per la moglie – raccontano -, non doveva morire in quel modo».

Uno dei fratelli del pensionato di 68 anni ucciso da un colpo di pistola esploso per sbaglio dalla guardia giurata Fabian Manzo – arrestata in serata dai carabinieri per omicidio colposo – si è dovuto fermare davanti alle transenne stese dai militari dell’Arma nel complesso di palazzoni di viale Palmiro Togliatti, a Colli Aniene, per tenere lontani i curiosi. «Voglio parlare con quel medico, voglio sapere com’è andata davvero lì dentro. Perché così non si ammazza nemmeno un cane», spiega sconvolto, come anche la figlia: «Chi ha fatto questo a mio padre deve rimanere in carcere, non deve più uscire».

Ex pasticcere, in pensione da qualche anno, Randazzo viveva con la moglie – appena operata al cuore – in un appartamento in via Sacco e Vanzetti, a poche centinaia di metri dallo studio del dottor Paolo Episcopo, che era il suo medico di base. Da lì non è più tornato. Quando il vigilante ha premuto inavvertitamente il grilletto, forse mentre stava mostrando al dottore la sua Glock calibro 9, tenuta senza sicura e con il colpo in canna, in sala d’attesa con il pensionato c’era solo la segretaria del medico. Un altro paziente si era assentato per andare in bagno.

«Ho sentito un botto, poi quel signore si è accasciato sulla poltroncina», avrebbe riferito la donna sotto choc. I soccorsi sono stati immediati. A prestarli per primo proprio il medico che si trovava con il vigilante nel suo studio e si è precipitato fuori. Ma all’arrivo del personale medico dell’Ares 118 per il sessantenne non c’era più nulla da fare: il proiettile che ha trapassato la parete di cartongesso fra lo studio e la sala d’attesa non gli ha lasciato scampo. Poco dopo sono giunti anche i carabinieri del Nucleo radiomobile che hanno preso in consegna la pistola della guardia giurata e svolto i primi accertamenti. Poi i militari del Nucleo investigativo di via In Selci e della compagnia Montesacro hanno effettuato i rilievi e interrogato la guardia giurata e il dottor Episcopo. Fino alla decisione di arrestare il vigilante. «Si è trattato di un incauto maneggio della pistola», hanno spiegato gli investigatori escludendo qualsiasi altra ricostruzione, come quella di un colpo partito sempre per sbaglio ma durante una lite fra i due uomini. Da capire perché la Glock non fosse custodita in sicurezza da Manzo, che pure viene descritto come un agente esperto – lavora presso la stazione Rebibbia della linea B della metropolitana, che doveva chiedere a Episcopo il rilascio di un certificato medico per poter ottenere il rinnovo del porto d’armi, necessario per il suo lavoro.

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