Turate, assalto al portavalori: confiscato il tesoro del capo

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Cronaca

1 maggio 2018

Turate, assalto al portavalori: confiscato il tesoro del capo

Sigilli su due milioni di euro di beni per l’ideatore del colpo milionario sulla A9

di PAOLA PIOPPI

Turate (Como), 1 maggio 2018 – Un bracciante agricolo con l’hobby delle rapine: così viene definito dagli inquirenti Antonio Agresti, 47 anni di Andria, condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per la rapina milionaria ai furgoni portavalori della Battistolli, avvenuta sulla A9 a Turate l’8 aprile 2013. Riconosciuto come capo del gruppo di fuoco arrivato dalla Puglia, Agresti presentava una dichiarazione dei redditi da poche migliaia di euro all’anno, con familiari a carico, risultata però al netto dei beni per due milioni di euro che di fatto erano nelle sue disponibilità, e che ora gli sono stati confiscati su richiesta della Divisione Distrettuale Antimafia di Bari.

Il provvedimento di sequestro era stato eseguito già nel gennaio 2017: un appartamento e una villa con ogni lusso, tre terreni coltivati a ulivi, auto e moto, conti correnti, che erano stati puntigliosamente censiti dai carabinieri di Bari. Oltre al colpo di Como, ad Agresti veniva contestata la partecipazione a una serie di rapine ai danni di autotrasportatori, commesse in altre parti d’Italia. Un’attività molto redditizia, che certamente giustificava quello stile di vita che emerge dalle stanze della sua villa di Andria, ora entrata a far parte del patrimonio dello Stato italiano: un ascensore interno, bagni impunturati in cuoio, cristalli Swarovski per incidere le sue iniziali sul box doccia, materiali di pregio distribuiti in ogni angolo dell’abitazione.

Ma anche proprietà fondiarie, auto e moto per tutta la famiglia. Uno standard che non poteva in alcun modo essere giustificato da quanto dichiarato al fisco, e che certamente era alimentato da attività illegali. Così sono scattati i provvedimenti di sequestro, già a partire dall’ottobre 2014, a conclusione delle prime indagini che lo vedevano coinvolto, precedute a gennaio dall’arresto eseguito dalla Squadra Mobile di Como per la rapina di Turate da dieci milioni di euro. Da quel momento, si è aperta una lunga stagione di ricorsi, con esiti alterni, che hanno allungato di tempi di esecuzione della confisca, giunta ora. I giudici del Tribunale di Trani, nel motivare la decisione, spiegano che “è sufficiente vedere le foto dell’interno dell’abitazione, per cogliere lo sfarzo e l’ostentazione di una ricchezza assolutamente ingiustificata”. Vengono così citate le due aquile in pietra sulle colonne all’ingresso, la vasca in marmo con cascate d’acqua, l’ascensore interno tutto in vetro che collega garage e mansarda, le porte con le borchie dorate, i copri water in pelle, soffitti e travi in legno, il mobile bar, i camini nelle camere da letto.

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