Una lattina usata come silenziatore

iltirreno

Cronaca

29 dicembre 2017

Una lattina usata come silenziatore

Delitto di Piombino: i carabinieri l’hanno trovata dove l’omicida era in servizio come guardia giurata

di Alessandro De Gregorio

PIOMBINO. Finora è stato detto che mancava il silenziatore: solo una deduzione, invece oggi sappiamo che qualcosa è stato trovato ed è tuttora oggetto di accertamenti da parte del perito balistico. Si tratta di una scatoletta aperta da una parte e con un foro dall’altra. Una lattina per la carne in scatola, tipo Simmenthal. Con apparenti tracce di polvere da sparo. Con quella scatoletta, secondo gli investigatori, Marco Longo avrebbe silenziato la propria Beretta 7.65 per uccidere Fadhel Hamdi nell’appartamento di Piombino dove viveva il tunisino. Il barattolo in questione è stato recuperato dagli investigatori all’indomani dell’arresto di Longo, avvenuto a Venturina la sera del 24 novembre mentre il trentatreenne era in un centro estetico.

Nel frattempo Longo è stato trasferito dal carcere livornese delle Sughere a quello pisano del Don Bosco. Non è in isolamento ma in una cella con altri detenuti. Detenuti italiani, non magrebini. Perché alle Sughere il suo problema era questo: gran parte della popolazione carceraria è formata da detenuti marocchini, algerini e soprattutto tunisini come Hamdi.

Il silenziatore è un elemento importante ai fini della premeditazione. La difesa lo sa bene e infatti la sua assenza dalla scena del delitto e dall’abitazione di Longo è stata la prima sottolineatura fatta dal suo avvocato Giovanni Marconi. Non che la posizione di Longo non fosse già abbastanza compromessa, considerando le modalità dell’omicidio, i motivi, il tentativo di depistaggio, il rischio di mettere a repentaglio l’incolumità di un intero condominio e infine, ma soprattutto, la confessione. Ma in sede processuale la premeditazione potrebbe decisamente spostare l’asse verso l’ergastolo, senza la possibilità di ottenere il minimo sconto.

Oggi abbiamo appreso che il giorno dopo i carabinieri erano andati a dare un’occhiata in un cantiere dell’Enel, a Castelnuovo Val di Cecina, dove Longo prestava servizio come guardia giurata. In una rimessa, i militari avevano trovato molti oggetti, alcuni bruciacchiati. Tra questi, un coltello. Si sospetta che sia proprio quello usato da Longo per cercare di recuperare due ogive dal corpo di Hamdi. Anche sul coltello sono in corso accertamenti.

Nel mucchio c’era una scatoletta di latta, di quelle per la carne in gelatina. Era vuota, senza il coperchietto, mentre la base era stata forata al centro. Un foro dal diametro compatibile con la bocca della canna, secondo gli investigatori, per i quali la scatoletta potrebbe essere stata riempita con materiale fonoassorbente (o semplice lana di vetro) in modo da funzionare proprio come silenziatore. Ricordiamo che l’omicidio è avvenuto tra la mezzanotte e le cinque del mattino, quando un vicino ha sentito sbattere il portone del palazzo di via Ferrer. Tra l’altro in quel palazzo alcuni condomini avevano detto di essersi lamentati in passato per i rumori provenienti dall’appartamento di Hamdi (tavoli spostati, voci alte, viavai di gente eccetera), eppure quella notte nessuno ha udito tre distinti colpi di pistola.

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