Pensioni a 67 anni: aumenta il numero delle categorie esentate. Ecco quali sono. L’allarme della Ragioneria Generale

Economia

8 novembre 2017

Pensioni a 67 anni: aumenta il numero delle categorie esentate. Ecco quali sono. L’allarme della Ragioneria Generale

Sono 15 quelle interessate. L’ultima è quella degli stampatori a caldo. Qualche giorno prima erano entrati in lista i lavoratori agricoli, i marittimi e i siderurgici. La RGS: attenzione o si rischia il crac

Redazione Tiscali

Il confronto in atto tra governo e sindacati ha iscritto nuove categorie nell’elenco di quelle autorizzate a lasciare il lavoro prima del raggiungimento dei 67 anni, come previsto a partire dal 2019. L’ultima professione entrata tra le 15 che sarebbero esentate dall’innalzamento dell’età è quella degli stampatori a caldo, ovvero gli operai addetti al lavoro sui prodotti metallici appena usciti dagli altiforni. Qualche giorno prima erano entrati in lista i lavoratori agricoli, i marittimi e i siderurgici. Undici tipi di lavoratori erano invece già stati identificati come addetti ad attività usuranti.

Le 15 categorie

In sostanza le 15 categorie per le quali si parla di esonero dall’aumento dell’età per la pensione nel 2019 sarebbero a questo punto: le maestre d’asilo nido e di scuola materna, gli infermieri e ostetriche del turno di notte, le badanti di persone non autosufficienti, i macchinisti ferroviari, i camionisti, i gruisti, i muratori, i facchini, gli addetti alle pulizie, gli addetti alla raccolta dei rifiuti, i conciatori di pelli, i marittimi, gli operai siderurgici, i braccianti agricoli e gli stampatori a caldo. In tutto si parla di circa 17mila persone. Questi lavoratori dovrebbero dunque continuare ad accedere alla pensione a 66 anni e 7 mesi. Pare tuttavia che gli esponenti del governo siano disposti a discutere anche di ulteriori aggiunte, come quella della categoria degli stampatori a caldo del settore vetro, per dirne una. Tutti gli altri, a partire dal 2019, dovrebbero invece andare in pensione a 67 anni.

Dai poliziotti ai vigili del fuoco

Più complesso il discorso relativo agli operatori della sicurezza: poliziotti, carabinieri, finanzieri, vigili del fuoco, vigili urbani e guardie giurate. Questi lavoratori vanno attualmente in pensione a 62 anni, ma l’aumento di 5 mesi dovrebbe scattare anche per loro dal 2019. Se dovessero conquistare anche loro l’esonero continuerebbero ad andare in pensione a 62 anni. Sembra tramontare invece la possibilità di esentare le donne con figli.

La commissione

Le dispute sul reale aumento della speranza di vita dovrebbe essere superata attraverso la creazione di una commissione scientifica per lo studio della stessa categoria per categoria. Pare inoltre che il governo abbia accolto la richiesta del sindacato di far scendere l’età pensionabile quando si abbassa l’attesa di vita. Una precisazione resa necessaria dalla constatazione che attualmente il meccanismo di adeguamento funziona solo al rialzo.

L’allarme della Ragioneria dello Stato

Intanto, dopo la Banca d’Italia, anche la Ragioneria lancia l’allarme sul sistema pensioni. Secondo un rapporto sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema, con il rinvio dell’aumento dell’età pensionabile si rischia il crac. Nel rapporto ‘Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio sanitario’, la Ragioneria rileva che “interventi legislativi diretti non tanto a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti automatici previsti dalla normativa vigente, ma a limitarli, differirli o dilazionarli, determinerebbero comunque un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano volta a contrastare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione”.

Secondo la Rgs, infatti, “verrebbe messa in discussione l’automaticità e l’endogeneità degli adeguamenti stessi, per ritornare nella sfera della discrezionalità politica con conseguente peggioramento della valutazione del rischio Paese”. Si evidenzia inoltre che la rilevanza di una modifica normativa volta alla soppressione permanente del meccanismo di adeguamento alla speranza di vita dei requisiti di accesso al pensionamento non andrebbe a toccare “il requisito di vecchiaia che verrebbe comunque adeguato a 67 anni nel 2021, in applicazione della specifica clausola di salvaguardia introdotta nell’ordinamento su specifica richiesta della Commissione e della BCE, e successivamente mantenuto costante a tale livello”.

Il gradimento degli organismi europei

La Ragioneria sottolinea poi che “il processo di elevamento dei requisiti minimi e il relativo meccanismo di adeguamento automatico previsto dalla normativa vigente” in materia di pensioni, “sono stati valutati con estremo favore dagli Organismi internazionali e, in primo luogo, in ambito europeo”.

“La presenza di tali automatismi costituisce, infatti, uno dei fondamentali parametri di valutazione dei sistemi pensionistici specie per i Paesi con alto debito pubblico come l’Italia. Ciò non solo perché la previsione di requisiti minimi, coerenti con le esigenze di equilibrio finanziario del sistema pensionistico, costituisce una condizione irrinunciabile ai fini del perseguimento della sostenibilità, ma anche perché costituisce la misura più efficace per sostenere il livello delle prestazioni, in un contesto di invecchiamento della popolazione”.

Spesa aumentata dopo 20 anni – “Gli interventi adottati con la Legge di Bilancio 2017 si muovono in controtendenza” rispetto al processo di riforme adottate dal 2004 per il sistema previdenziale. “Per la prima volta, dopo oltre 20 anni, il pacchetto di misure riguardante il sistema pensionistico ha previsto un ampliamento della spesa ed una retrocessione nel percorso di elevamento dei requisiti di accesso al pensionamento” evidenzia la Ragioneria.

Gli interventi di riforma precedenti infatti, spiega, “hanno generato una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al Pil pari a circa 60 punti percentuali di Pil, cumulati al 2060. Di questi, circa due terzi sono dovuti agli interventi adottati prima” della legge Fornero “e circa un terzo agli interventi successivi, con particolare riguardo al pacchetto di misure previste con la riforma del 2011. Quest’ultimo intervento, in particolare – sostiene Rgs – fornisce un contributo rilevante alla sostenibilità del sistema pensionistico, realizzando una riduzione della spesa in rapporto al PIL che si protrae per circa 30 anni, a partire dal 2012”.

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Pensioni a 67 anni: aumenta il numero delle categorie esentate. Ecco quali sono. L’allarme della Ragioneria Generaleultima modifica: 2017-11-09T12:00:40+01:00da sagittario290