Muore il bandito colpito dal metronotte

Cronaca

25 aprile 2017

IL CASO

Muore il bandito colpito dal metronotte Il padre: donati gli organi, lui era buono

La guardia dovrà rispondere di omicidio. Nuovo interrogatorio: si cerca riscontro alla sua versione

TREVISO «Manuel era di animo buono, per questo abbiamo deciso, in questo momento di grande dolore, di provare a fare del bene». Sono le 16 di domenica quando Radames Major, 64 anni, esce dal reparto di neurochirurgia del Ca’ Foncello per comunicare ai parenti che Manuel non c’è più. I medici hanno dichiarato la morte cerebrale: suo figlio di 37 anni non potrà riprendersi dalle lesioni provocate dal colpo di pistola sparato dal metronotte Massimo Zen all’alba di sabato in via Pomini a Vedelago, nel Trevigiano, e per questo la famiglia ha deciso di donare i suoi organi. Alle 18 è iniziato l’intervento per l’espianto e alle 19 è stato dichiarato morto. Il capo del «clan» Major era arrivato in ospedale, nella tarda mattinata, dal carcere di Opera a Milano dove è recluso, con un permesso speciale concessogli per andare dal figlio morente. Fuori dal padiglione E, dell’ospedale Ca’ Foncello, da tre giorni c’erano i parenti, e gli amici delle altre famiglie di giostrai e nomadi che vivono nella Marca.

Un presidio continuo per rendere omaggio a Manuel, e martedì anche a suo padre Radames che è apparso molto provato: «Sono contento di aver potuto abbracciarlo per l’ultima volta» racconta tramite il suo avvocato Fabio Crea, mentre scortato dalla polizia penitenziaria risale sul cellulare. Gli «zingari» come spesso vengono chiamati i giostrai, vivono in un mondo parallelo, nel quale i confini con la legalità sono spesso labili. Ma, quest’uomo tutto d’un pezzo, che negli anni ’80 è stato un esponente di spicco della malavita veneta, prima di tornare in cella ci tiene a spiegare: «Io e la mia gente siamo sempre dipinti come cattivi, ma non lo siamo. Cerchiamo di non fare del male alle persone. Il male è stato fatto a Manuel». Fin da subito erano apparse nulle le speranze di salvare il 37enne, colpito alla testa da uno dei proiettili sparati da Massimo Zen. E la sua morte cambia anche il profilo dell’indagine a carico della guardia giurata che dovrà rispondere di omicidio.

Il sostituto procuratore Gabriella Cama aveva già deciso di risentirlo, assistito dal suo avvocato Daniele Panico, per chiarire alcuni aspetti della sua dichiarazione. La guardia giurata dei Rangers del Gruppo Battistolli ha riferito di essersi «Difeso, sparando per rispondere ai colpi esplosi dai malviventi in fuga». Una versione sulla quale stanno cercando riscontri i carabinieri del nucleo investigativo guidati dal maggiore Giovanni Mura. E al momento, solo i complici di Major, fuggiti col bottino lasciandolo esanime nell’auto, potrebbero confermarla. Ma sono ricercati e pare davvero difficile ipotizzare possano costituirsi, sovvertendo così i principi che da sempre regolano la guerra tra guardie e ladri. In attesa dei risultati del lavoro del Ris sulla Bmw e sulle pistole (quella del metronotte e quella giocattolo trovata nei campi usati per la fuga), la procura ha affidato al nucleo investigativo gli accertamenti sulla Fiat Punto che il metronotte all’alba di sabato ha messo di traverso sulla strada per bloccare la Bmw con la quale Major e i complici fuggivano inseguiti dai carabinieri.

Quella macchina, posta sotto sequestro dalla procura, può dire molto, sugli spostamenti di quella notte del 47enne. Il percorso della banda è certo, a tracciarlo sono i tre colpi ai bancomat tra Carbonera, Villorba e Trevignano. Ma da chiarire è perché, a Barcon, l’auto di servizio di Zen abbia incrociato la Bmw e per capirlo i carabinieri stanno ricostruendo anche le comunicazioni intercorse tra il vigilante e la sua centrale operativa, dalla quale sarebbe arrivata l’allerta sulla Bmw. La ricostruzione del vigilante, non convince il legale dei Major: «Mi sembra poco congruente con una legittima difesa. Per il numero di colpi, perché al momento sembra aver sparato solo lui e per la direzione di quei proiettili, con il terzo sparato da dietro quando l’auto era in fuga. Anche quell’improvvisato posto di blocco: si è messo da solo in una situazione di pericolo che il suo ruolo non gli imponeva». Con la morte del giostraio, la procura disporrà l’autopsia: «E questa aggiungerà elementi importanti – conclude Crea – il foro di entrata e la traiettoria del proiettile potranno infatti dire molto sulla dinamica».

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2017/25-aprile-2017/morto-giostraio-colpito-testa-guardia-giurata-trevigiano-2401516619840.shtml?refresh_ce-cp#

Muore il bandito colpito dal metronotteultima modifica: 2017-04-26T11:45:00+02:00da sagittario290