“Pizzini” al cimitero e guardie giurate compiacenti: così i trafficanti facevano uscire la droga dal porto – I nomi

iltirreno

Cronaca

20 marzo 2017

“Pizzini” al cimitero e guardie giurate compiacenti: così i trafficanti facevano uscire la droga dal porto – I nomi

Dieci ordinanze di custodia cautelare di cui 9 a Livorno e una in Calabria. L’operazione legata all’omicidio del pratese Giuseppe Raucci avvenuto a Tirrenia. Il capo riceveva uno stipendio di 20.000 euro dalle cosche calabresi

di Lara Loreti e Paolo Nencioni

LIVORNO. Dieci ordinanze di custodia cautelare, di cui 9 a Livorno e una in Calabria (sette in carcere e tre ai domiciliari). È il bilancio di una vasta operazione contro il traffico internazionale di cocaina, condotta dal Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Livorno e dal Nucleo polizia tributaria della Guardia di Finanza di Pisa. Colpita un’organizzazione criminale al soldo della ‘ndrangheta in Toscana, operazione che ha interessato le provincie di Vibo Valentia, Prato, Pistoia, Firenze e Livorno. Al blitz hanno partecipato il gruppo elicotteri e i cinofili dei carabinieri di Pisa.

Un’operazione – che ha consentito di recuperare 130 chili di droga – legata all’omicidio di Giuseppe Raucci avvenuto a dicembre 2015 a Tirrenia, il cui cadavere fu poi trovato in un bagagliaio di un’auto a Ginestra Fiorentina, sulla Fi-Pi-Li. Pratese ,48 anni, residente a Camaiore era stato giustiziato per un affare di droga finito male: zucchero al posto della cocaina con un carico da 35000 euro sfumato. Già a giugno i carabinieri avevano eseguito la prima parte dell’operazione con sei arresti e altre 14 persone ai domiciliari: cinque erano accusate di essere gli esecutori materiali del delitto di Raucci.

Il procuratore capo Giuseppe Creazzo ha spiegato che gli sviluppi di oggi rappresentano la terza fase di un’operazione iniziata col sequestro di oltre 50 chili di cocaina al porto di Catania, proseguita con le indagini sull’omicidio di Raucci e terminata coi dieci arresti di oggi (cinque in carcere, cinque ai domiciliari), soggetti accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La cocaina, ha spiegato Creazzo, arrivava dal Sud America e veniva sbarcata al porto di Livorno. Tra gli arrestati ci sono dipendenti del porto, mentre due guardie giurate, sempre in servizio al porto, hanno ricevuto misure interdittive. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione centrale dei servizi antidroga, che ha fornito gli stumenti tecnici.

“Siamo in presenza di un’organizzazione che agiva da tempo con meccanismi e alleanze oleate – ha detto Creazzo – Il principale organizzatore del traffico di droga a Livorno, Riccardo Del Vivo, era stipendiato con molte migliaia di euro al mese (20.000 euro secondo la Finanza) dalle cosche calabresi per assicurare che le operazioni al porto non subissero intoppi”. Gli inquirenti ritengono di aver accertato contatti con soggetti vicini alla cosca di ‘ndrangheta Piromalli-Molé.

Il colonnello Gregorio Iuzzolino, comandante provinciale della guardia di finanza di Pisa, ha ricordato che lo scorso 12 settembre le Fiamme gialle hanno sequestrato 134 chili di cocaina su una nave attraccata a Livorno. Durante gli appostamenti sono stati visti gli scambi di informazioni tra i trafficanti, con veri e propri “pizzini”.

Il colonnello Alessandro Magro, comandante provinciale dei carabinieri di Livorno, e il capitano Michele Morelli del Nucleo investigativo hanno spiegato che durante le indagini sono stati visti i membri dell’associazione criminale che si passavano i pizzini all’interno del Cimitero dei Lupi a Livorno (con l’indicazione del numero del container) e ha confermato il ruolo decisivo delle guardie giurate che consentivano di “esfiltrare” la droga dal porto.

Il procuratore Creazzo ha aggiunto che le guardie giurate e altri dipendenti del porto hanno fornito anche giubbotti catarifrangenti ai membri dell’organizzazione che sarebbero stati fatti entrare sulla banchina e a cui sarebbe stato consentito di togliere i sigilli del container, prelevare la droga e riapporre i sigilli senza lasciare tracce. Le operazioni sarebbero state coordinate da Riccardo Del Vivo, che riceveva un lauto stipendio dai trafficanti e insieme ai complici era autorizzato a trattenere il 5% della droga.

Il pratese Giuseppe Raucci, ha ricordato Creazzo, fu ucciso perché insieme a un complice andò a ritirare a Roma un carico di tre chili di cocaina che poi si rivelò semplice zucchero. I trafficanti non accettarono di aver perso 35.000 euro e vollero dare una punizione esemplare.

Riccardo Del Vivo, che era agli arresti domiciliari fino al maxi-sequestro della cocaina, è considerato il capo dei cosiddetti “Pesci”, quelli che facevano uscire la droga dal porto. Era lui ad avere i contatti giusti col personale che lavora alla Darsena Toscana, dove è stato poi intercettato il container della droga a settembre. E’ Del Vivo che si incontra con un rappresentante delle cosche tra le lapidi del cimitero dei Lupi di Livorno. “Se autorizzate ad andare, dove te la porto la bimba” si legge in un messaggio intercettato dagli investigatori prima dell’arrivo del carico. La risposta è eloquente: “Io non ho dubbi, ho solo certezze fratello, dimmi dove ti porto la bimba”.

A questo punti i tre “pesci” partono da via della Bassata in direzione della Darsena Toscana, dove vengono fatti entrare a bordo di un’utilitaria grazie alle guardie giurate compiacenti ed escono senza essere controllati. Ma attentamente osservati da carabinieri e finanzieri.

I PROVVEDIMENTI

• In carcere sono finiti: Riccardo Del Vivo, Gabriele Bandinelli, Domenico Lentini, Luis Lemucchi, Massimo Bulletti, Gino Giovannetti, Emanuele Galia.

• Ai domiciliari: Ivano Sighieri, Marco Corolini, Luca Adami.

• Interdizione dal lavoro per le due guardie giurate: Sandro Di Lorenzo, 48 anni e Federico Chelli, 43.

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“Pizzini” al cimitero e guardie giurate compiacenti: così i trafficanti facevano uscire la droga dal porto – I nomiultima modifica: 2017-03-21T11:15:16+01:00da sagittario290