Assalto al portavalori in A14, “Mi hanno puntato il kalashnikov”

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Cronaca

3 ottobre 2015

Assalto al portavalori in A14, “Mi hanno puntato il kalashnikov”

Un autotrasportatore di Grottammare rivive quelle drammatiche ore

Ascoli Piceno, 3 ottobre 2015 – Nell’assalto al portavalori della Fitist Security di Ancona, sull’autostrada A 14 all’altezza di Loreto (FOTO), fruttato al commando 4,7 milioni di euro, è rimasto coinvolto anche un autotrasportatore di Grottammare, P.S.. che stava tornando a casa dopo aver scaricato l’autobotte piena di petrolio a Ravenna. Un quarto d’ora di terrore durante il quale sette o otto rapinatori hanno esploso 60 colpi calibro 7,62 di mitraglietta kalashnikov. E’ stato un assalto in stile militare, condotto da professionisti che hanno bruciato tre auto, bloccato l’autostrada con tir e auto messe di traverso, aperto il blindato come una scatola di sardine portando via tre delle cinque cassette di sicurezza che contenevano, in totale, 8 milioni di euro. «Lì per lì non ho provato alcuna paura, sono rimasto tranquillo, anzi ho anche parlato con due di loro – racconta l’autotrasportatore grottammarese, che per ovvie ragioni desidera di mantenere l’anonimato – Adesso, a sangue freddo, ripensandoci, mi rendo conto del rischio che ho corso».

L’autotrasportatore ricostruisce la sua disavventura.

«Io ero sul primo blocco. Mi sono visto superare da un’auto con il lampeggiante e con la paletta della polizia che mi ha fatto segno di accostare, poi è sceso uno, con tuta nera, volto coperto, guanti e stivali, armato di kalashnikov, che mi ha detto di mettere il camion di traverso sulla strada e di consegnarli la chiave del mezzo. Ho capito subito cosa stava accadendo. Gli ho detto di stare calmo, perché avrei fatto esattamente tutto quello che chiedeva, poi gli ho consegnato le chiavi. Poco dopo è arrivato un altro bandito che impugnava un fucile a canne mozze, anche lui mi ha chiesto le chiavi. Parlavano con accento pugliese. Gli ho risposto che già l’avevo date a un suo amico. In pochi attimi è accaduto il finimondo. Sono andati dietro al mio camion, dove hanno fatto fermare altre due o tre macchine per coprire la corsia di emergenza, perché l’autobotte è più corta di un camion frigorifero come quello usato per l’altro blocco, poi hanno cosparso la strada con i chiodi a tre punte fatti a mano».

Che ha pensato in quegli attimi?

«Che gli serviva il mio camion per fare da scudo. Quello che volevano l’avevano ottenuto e quindi ammazzarmi non serviva a nulla».

Come le sono sembrati?

«Sicuramente dei professionisti che avevano preparato l’azione nei minimi particolari. Hanno fermato il blindato esattamente dove volevano, di fronte al cancello che porta fuori dell’autostrada».

E’ vero che i telefoni non funzionavano più?

«Accanto all’autostrada c’erano dei ragazzi che lavoravano in un capannone artigianale, hanno cercato di usare il telefono fisso per chiamare la polizia, ma anche quello era fuori uso».

Ha avuto paura che potessero danneggiare il camion?

«Più che altro ho temuto che potessero sparare un colpo contro la cisterna vuota. Sarebbe stata una bomba. Quando è piena non ci sono rischi, ma se è vuota il gas e l’aria la trasformano in una bomba. Sarebbe stata una carneficina».

Hanno tolto le chiavi a tutti?

«Sì e non si sono più trovate. Per spostare il camion mi hanno portato le chiavi di riserva da casa».

di Marcello Iezzi

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