Rapine a mano armata a laboratori orafi e portavalori, arrestate quattro persone

Cronaca

29/10/2014

Rapine a mano armata a laboratori orafi e portavalori, arrestate quattro persone

Rapine a mano armata nelle gioiellerie, assalti in laboratori orafi e a portavalori: colpi studiati nei minimi particolari messi a segno con pistole, fucili tra cui dei kalashnikov. Dopo il colpo andavano via tranquilli, come nulla fosse successo, ed erano pronti a tutto, perfino ad un conflitto a fuoco.

I carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza, con la collaborazione di quelli di Bassano, hanno arrestato quattro persone, due di esse appartenenti all’ex Mala del Brenta e considerati rapinatori pericolosi. Sono Cristian Baldan, 43 anni e Massimo Nalesso, 59 anni residenti a Fiesso D’Artico nel veneziano, Moreno Monetti, 56enne residente a Dolo e Simone Rampin, 39enne di Dolo. I quattro devono rispondere per la rapina compiuta il 17 ottobre del 2013 al laboratorio orafo Giante di Bassano del Grappa che fruttò un bottino di un milione e 300 mila euro. Secondo i carabinieri avrebbero messo a segno altri tre colpi: il 14 marzo 2013 alla gioielleria Zancan, a Ponte di Nanto, nella quale avrebbero portato via un milione di euro, il 6 febbraio 2012 alla ditta orafa Legor Group di Bressanvido, quando fuggirono con 200 mila euro e dove tornarono il 28 marzo, senza però riuscire nel loro intento. Le indagini erano scattate dopo la rapina alla Giante.

I carabinieri di Bassano, guidati dal capitano Rocco, sono riusciti a individuare l’auto con cui venivano fatte le rapine, e questa vettura ha permesso di arrivare al covo dove erano nascoste le armi, tutte ben funzionanti. L’arsenale era un garage di proprietà di Baldan e dentro c’era davvero di tutto: armi di tutti i tipi, munizioni ed esplosivo. Baldan e Nalesso erano già stati condannati dalla magistratura di Venezia in primo a grado rispettivamente a 5 e 7 anni per la sola detenzione di armi, e questa condanna esemplare ha permesso di fare ulteriori accertamenti che hanno portato ad altri due componenti della banda. Uno di loro era un alto funzionario di una ditta di trasporti e aveva un reddito mensile di tutto rispetto, per cui risultava insospettabile.

Per le rapine usavano sempre delle Audi station wagon. L’operazione era stata denominata “Spike” per via di un sacco di iuta, trovato nel bagagliaio dell’auto, che conteneva chiodi a quattro punte, da lanciare sulla strada in caso di inseguimento.

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Rapine a mano armata a laboratori orafi e portavalori, arrestate quattro personeultima modifica: 2014-10-30T11:00:46+01:00da sagittario290