Il paese delle cose al contrario

Editoriale

29 ott 2014

Il paese delle cose al contrario

“Uomo morde cane” è una tipica frase del rovesciamento dei ruoli di sapore giornalistico e piuttosto divertente, che spesso ricorre nell’immaginazione più che nella realtà.

Ancora, aggiungiamo una ovvietà, cioè che la realtà supera spesso la fantasia.

Così è successo che un uomo ha (metaforicamente) morso un cane.

Non metaforicamente, ma nei fatti concreti, è successo che una guardia giurata è stata condannata al carcere e a risarcire il rapinatore che aveva catturato, dopo che esso aveva appena svaligiato una banca. Incredibile ma è così.

I fatti sono noti. Vi linkiamo una piccola rassegna stampa qui, qui e qui.

Il 28 giugno 2004 il sig. Marco Dogvan, Guardia Giurata fuori servizio si trovava presso la filiale Unicredit di Cavallino-Treporti, per questioni personali.

Quattro rapinatori armati di taglierino asportarono 36.000 euro. Dogvan, per fermarli, esplose alcuni colpi con la sua pistola all’indirizzo dell’autovettura dei malviventi, come la perizia del RIS ha comprovato inequivocabilmente, poiché tre di essi hanno colpito il motore dell’auto dei fuggitivi.

Il quarto, invece, ha centrato il rapinatore che ha subito lesioni permanenti al volto.

Di qui la denuncia verso la Guardia Giurata, evidentemente per avere ecceduto nella legittima difesa, che ha portato, in primo grado nel 2012, alla sua condanna ad un anno per per lesioni aggravate e all’obbligo di risarcire 10.000 euro al rapinatore.

Ma come succede spesso nel nostro Paese, la Corte d’ Appello ha ritenuto errato quel processo e ne ha imposto la ripetizione.

Altro giro, altra corsa. Pochi giorni fa il sig. Dogvan è stato nuovamente condannato, ma stavolta per tentato omicidio, più l’obbligo di risarcire subito 15.000 euro al rapinatore, per poi doversi definire in sede civile il resto dell’ammontare da pagare.

Per inciso:

– il rapinatore ferito già aveva, all’epoca, e ha accumulato, dopo, un currriculum criminale di tutto rispetto;

– sempre i rapinatori, per i fatti narrati, hanno patteggiato col giudice una condanna a due anni.

Questi i fatti in sintesi.

Una precisazione e un richiamo personale alla memoria sono necessari.

La prima è che Prevenzione Rapine e Furti è già intervenuta più volte e anche di recente per richiamare l’attenzione sul fatto i rapinatori col taglierino possono essere appoggiati, all’esterno, da complici muniti di arma da fuoco. E’ una casistica niente affatto infrequente,

Il secondo è la narrazione di un fatto che mi è successo personalmente circa 15 anni fa, a Cassola (VI – vicino al paese dove abitava il rapinatore ferito), quando ero funzionario di Polizia.

Un operatore della Squadra Volante, libero dal servizio, disarmato e con la moglie a bordo, per caso si avvide che era in corso una tipica rapina col taglierino.

Immediatamente avvisò il 113 e più pattuglie furono dirottate sul luogo, ma intanto i rapinatori erano già risaliti su di un mezzo.

Il poliziotto iniziò a seguire i malviventi, segnalandone al cellulare il percorso, mentre cercavamo di “beccarli”. Per fortuna l’uomo, al quale non mancava la freddezza, riuscì a scaricare rapidamente la moglie dalla sua macchina, proseguendo il pedinamento.

Ma i rapinatori “col taglierino” si accorsero, attesero il mezzo del poliziotto dietro una curva e aprirono il fuoco con un kalashnikov, tra l’altro in una strada molto frequentata. Il poliziotto si salvò gettandosi a terra e, fortunatamente, un guardrail impedì ai micidiali proiettili di fare altri danni.

Quando 30 secondi dopo arrivai sul fatto e l’operatore era ancora nascosto a terra, era già tardi per rintracciare i delinquenti nel traffico caotico e nel dedalo di stradine del posto. Per inciso i malviventi sono stati condannati, anni dopo, al termine di una complessa indagine e per numerosi episodi criminali.

Narrati i fatti spendiamo qualche parola per delle doverose precisazioni.

Anzitutto Prevenzione Rapine e Furti ritiene che la civile convivenza sia un valore da proteggere e lo è anche la difesa strenua dello Stato di Diritto.

Ancora, riteniamo che il ruolo della Magistratura sia essenziale anche se non adeguatamente supportato dalla comunità, ancorchè i giudici debbono prendere a volte decisioni controcorrente, ma necessarie.

Inoltre, sempre PRF non intende alimentare sfascismo e qualunquismo. Nessuno può farsi giustizia da se.
Torniamo a Marco Dogvan.

E’ pensabile e, soprattutto, accettabile che sia da attribuire un disvalore sociale all’opera di un cittadino qualunque che cerca di fermare i rapinatori?

Non è quantomeno implicito il rischio accettato dai rapinatori e, pertanto, non dovrebbe essere risarcibile?

Nella frazione di secondo nella quale ha preso una decisione il cittadino Marco Dogvan, è valtabile col bilancino il fatto che tre colpi sono andati verso il mezzo dei rapinatori, ma uno verso lo zigmo di uno di essi?

Se, poi, il rapinatore sia stato condannato a una pena inferiore rispetto al sig. Dogvan, questo è un aspetto che aggiunge del grottesco alla vicenda, ma il problema è che l’interessato non doveva essere condannato. Punto.

E non si dica che questa è inciviltà del Diritto. Senza dubbio negli Stati Uniti e in molti altri paesi di stampo anglosassone la condanna di Dogvan non sarebbe stata possibile.

Semplicemente, di fronte ad una vicenda inedita e senza precedenti, ai giudici è mancato il coraggio di introdurre nuovi criteri di giurisprudenza. Hanno scaricato sul prosiego di un lungo percorso processuale (Appello, Cassazione e possibili ulteriori annullamenti futuri), cioè ad altri, la responsabilità di prendere decisioni difficili.

Ma noi abbiamo fiducia nella Magistratura. Tra Appello e Cassazione, alla fine, il comune cittadino Dogvan vedrà riconosciuto che la sua azione è stata legittima. Che nel fermare quattro rapinatori e nello sparare contro il cofano di una autovettura, nella decisione che ha preso in una frazione di secondo, non c’era nulla di illegittimo.

Ma quanti anni e quanta vita dovrà ancora gettare via quell’uomo prima di tornare ad una vita “normale”? Quella persona, che ha cercato di difendere la civile convivenza che prima ho richiamato, potrà essere difeso in modo appropriato con il fior fiore di avvocati difensori, così come se ne è avvalso il rapinatore?

Solidarietà a Marco Dogvan, senza se e senza ma!

Aldo Agostini

https://apps.adeiaservice.it/prevenzionerapine/paese-delle-cose-contrario/

Il paese delle cose al contrarioultima modifica: 2014-10-30T11:30:40+01:00da sagittario290