Tombaroli in azione a Mont’e Prama Vigilanza pagata di tasca da archeologi

Cronaca

Lunedì 22 settembre 2014 15:21

Tombaroli in azione a Mont’e Prama Vigilanza pagata di tasca da archeologi

Violata una tomba nel sito archeologico da cui provengono gli ormai celebri Giganti. L’archeologo Raimondo Zucca: “Hanno infranto la legge e offeso la cultura”.

Tombaroli in azione a Mont’e Prama. “E’ una situazione estremamente delicata. Si sta lavorando freneticamente”. Poche parole, pesate con estremo riserbo, quelle del Direttore della scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Sassari, Raimondo Zucca, che poco prima della conferenza stampa indetta dalla Soprintendenza proprio nel sito dove si sta scavando, lasciavano intendere che qualcosa di molto importante era accaduto. E infatti nella notte qualcuno ha fatto irruzione nell’area interessata dagli scavi archeologici, evidentemente non sorvegliata in maniera continuativa. A darne notizia, nel pomeriggio, sono stati appunto i responsabili della Soprintedenza. Le tombe scavate nel ’75 sono circa 18, a cui si aggiungono quelle scavate nel ’79 (altre 34) e le 10 individuate dall’equipe di esperti attualmente al lavoro (lo scavo di quelle individuate doveva cominciare proprio domani mattina e vedrà impegnata anche una equipe di bioarcheologi coordinata dal professor Salvatore Rubino dell’Università di Sassari). E mentre la Regione studia un “sistema organico ed efficiente di protezione e vigilanza”, da questa notte, ha annunciato Zucca, “ci sarà un servizio di guardiani” che toglierà risorse alla ricerca ma che “tutelerà questo sito così importante”.

L’ASSESSORE – In serata è arrivata la nota dell’assessore regionale dei Beni Culturali, Claudia Firino. “Pienamente consapevole dal problema della vigilanza del sito archeologico di Mont’e Prama, ma più in generale di tutti i siti archeologici, che negli anni sono stati depredati dai tombaroli”, si legge in una nota, “l’assessore regionale dei Beni Culturali, Claudia Firino, annuncia di avere già attivato uno studio mirante a una soluzione che non sia solo di risposta all’emergenza ma che, in tempi brevi, crei un sistema organico ed efficiente di protezione e vigilanza dell’intero patrimonio archeologico della Sardegna”.

VIGILANZA – “Non potevamo e non possiamo blindare il cantiere, ma da stanotte gli scavi di Mont’e Prama saranno sorvegliati a vista”. Dopo l’incursione dei tombaroli che hanno devastato una tomba ancora intatta, gli archeologi Alessandro Usai e Raimondo Zucca annunciano da subito una intensificazione dei controlli per scoraggiare ed eventualmente bloccare nuovi blitz dei tombaroli alla ricerca di improbabili reperti da immettere sul sempre florido mercato clandestino internazionale. Per accelerare i tempi di una procedura che richiede lunghi passaggi burocratici l’archeologo Zucca è già intervenuto a proprie spese a garanzia del compenso per il servizio di guardiania affidato a una compagnia di vigilanza privata di Oristano. “Alzare subito il livello di sorveglianza presso il sito”. E anche l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci questa sera aveva chiesto più attenzione: “Non possiamo tollerare che dopo anni di impegno per restituire alla Sardegna e al mondo una testimonianza della nostra storia e della nostra cultura, la nostra memoria possa finire in mani criminali. Il Ministero intervenga subito – ha detto Cappellacci – per assicurare a questo e ad altri siti il più alto livello di sorveglianza possibile”.

I FATTI – I tombaroli sono andati quasi a colpo sicuro a cercare una delle tombe individuate nei giorni scorsi dagli archeologi. Hanno spostato il pesante lastrone di arenaria che ricopriva la tomba, hanno scavato a colpi di piccone e ridotto in frantumi uno scheletro. Non è ancora chiaro se i tombaroli siano riusciti a portare via degli oggetti del corredo funerario ma è molto probabile che siano tornati a casa a mani vuote. “Quello che è accaduto lascia sconcertati – ha detto l’archeologo Zucca – ma vorrei ricordare che nel 1980 il Professor Lilliu osservò che le tombe scavate nel corso dell’indagine del 1979 non avevano rivelato alcun corredo, può essere quindi che i clandestini abbiamo agito senza portare a casa alcun risultato”.

Il fatto è stato subito denunciato ai carabinieri di Cabras che hanno già avviato le indagini per cercare di identificare i responsabili. Sul luogo sono intervenuti anche i militari del Nucleo per la tutela dei beni culturali di Sassari.

LO SCAVO – A Mont’e Prama si sta intervenendo con 200mila euro di finanziamento regionale delle Università di Cagliari e di Sassari. Una equipe di esperti sta lavorando lì dal 5 maggio. Si tratta dello scavo più lungo che si sia mai avuto a Monte Prama. Sul posto gli archeologi della Soprintendenza, gli archeologi del Consorzio 1 di Oristano e gli studenti della scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Sassari più quattro detenuti della Casa Circondariale di Massama.

Redazione Online

http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_sardegna/2014/09/22/
monte_prama-6-387401.html

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